“…E vestitele bene le poesie! Cercate bene le parole! Dovete scegliere! A volte ci vogliono otto mesi per trovare una parola! Sceglietele, che la bellezza è cominciata quando qualcuno ha iniziato a scegliere! […] E se non avete i mezzi non vi preoccupate, tanto per fare poesia una sola cosa è necessaria: tutto!”, diceva R. Benigni in “La tigre e la neve” (2005), entusiasmando ancora adesso l’essere di ogni poeta nell’andare oltre il genio creativo, oltre quello che la vita ci presenta ogni giorno: tutto! Ed è proprio da tutto il vento della vita che veniamo sospinti senza sosta, avanti e indietro nel passato, come l’anima di Luigia, in un continuo oscillare tra cielo e terra, sublime felicità e inaspettate tenebre. Che sia la vita da sola a far tutto questo non lo sapremo mai, eppure continueremo a cogliere i suoni più sottili e i piccoli entusiasmi delle anime, come faceva lei.
Luigia, ricordo, riusciva a incantare…
I bambini della scuola dove siamo state insieme le sorridevano come fosse il più bel regalo di Natale che da tempi avevan chiesto come dono. Le sue parole, il suo entusiasmo e il suo coinvolgimento emotivo, quell’avere un “soffio divino” dentro che la rendeva sorprendentemente viva e che “sapeva di sole”, rincuorava chi, attraverso le pagine di un libro o i versi di una poesia non era ancora riuscito a cogliere l’insieme costitutivo dell’anima.
Era fin troppo presto per scegliere e fin troppo tardi per tornare indietro. Quasi un sussurro, uno breve sfregar d’ali e tutto si sarebbe riavvolto, come la manovella di un vecchio cinematografo, pronto a proiettare la fine della storia. Questa volta il finale è stato uno dei più strani, obsoleti, misteriosi e insospettabili. Qualcosa è avvenuto, un filo sottile ha ceduto, le campane hanno cominciato a suonare e i nostri occhi forte a lacrimare. Come una contorsione dell’intestino, una cruda fotografia di guerra, una colonna spezzata, un canone non rispettato. Mi chiedo cosa sia successo, quale ingranaggio non abbia rispettato il suo tempo, che lancetta abbia segnato l’ora sbagliata…
Il mondo non era ancora pronto a lasciarti andare… come non era pronto a fare a meno delle tue poesie, del tuo coraggio nel scavare all’interno del cuore e liberare tutto fuori attraverso l’inchiostro più bello che sia mai esistito, quello del tuo pensare, capire, agire.
Credo il filo del cordone, il nastro dell’esistenza, ti sia stato troppo stretto.
Credo il vestito ti abbia stretto troppo la vita, il petto…e il fiato.
Credo i tuoi respiri da lassù possano insegnarci quanto il poter toccare questa terra, poterla sorvolare e prenderla a pugni quando serve, sia superlativo.
Prego affinché molti cuori sensibili come i nostri, Luigia, possano trovare la forza di amare la vita anche quando la vediamo cosparsa di macchie nere di pennarelli indelebili, anche quando il tunnel sembra sempre buio e senza uscita, anche quando il cuore lacerato non riesce più a sputar ululati stanchi di dolore e tormento.
Prego affinché tu sia in pace e la tua anima possa scrivere la poesia più bella di tutte…
…quella che non sei arrivata a completare, quella del grande Amore.