Al momento stai visualizzando Il populismo religioso e le sue aberrazioni

Quando si parla di religioni positive, non si fa nessun riferimento ad eventuali sentimenti religiosi, ma alle tre fedi monoteistiche Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo, rivelate rispettivamente dal “Vecchio Testamento”, dal “Nuovo Testamento” e dal “Corano”. E’ certamente un grave abuso del populismo religioso inculcare al popolo che il suo dovere è quello di seguire la sua religione istituzionalizzata, perché in questo modo esso diventa il “popolo di Dio” e come tale dovrà avere sempre come ideale regolativo, la teocrazia. In altre parole lo Stato diventa una ecclesiocrazia, perché utilizza per la vita civile le regole e le precettistiche della Chiesa. Parlando di populismo religioso, il pensiero va subito alla famosa formula mazziniana “Dio è Dio e il popolo è il suo profeta, che significa che Dio si serve del popolo per i diversi fini della vita, nel caso specifico della situazione italiana, per la liberazione dal dominio austriaco e per coronare il sogno dell’unità nazionale. Il populismo religioso del Mazzini è, però, particolare, perché è positivamente influenzato dai principi della Rivoluzione francese. Infatti, mentre il populismo generalmente promette grandi elargizioni di diritti, che poi non mantiene, quello di Mazzini, estrinsecato nella sua opera “Dei doveri”, è un continuo incitamento alla solidarietà e al “solidarismo umanitario”, elevando il Dovere con la D maiuscola, ad “astratto nume metafisico” per dire che i doveri vengono prima dei diritti. Il suo Dio è senza dogmi teistici, infatti Mazzini precisa: “Non sono cattolico; non sono protestante; non sono cristiano: ma sono sinceramente e profondamente religioso”. Egli, però, attacca fortemente la Chiesa, definendola: “Non religione ma maschera di religione”. E per questa sua posizione nei riguardi della Chiesa, deve subire le critiche di Hermann Gruber, massima autorità cattolica antimassonica che, in una sua opera intitolata “Giuseppe Mazzini: Massoneria e Rivoluzione” etichetta Mazzini come “il maggior capo spirituale di quel movimento rivoluzionario che in Italia aveva portato all’occupazione di Roma e alla soppressione dello Stato della Chiesa”.

Teorico del populismo religioso è pure il gesuita Gioberti il quale, a differenza del laico Mazzini, inizialmente sposa la formula “Dio e il popolo del papa”. Egli, nella sua prima opera “Del primato morale e civile degli italiani”, scritta come contributo nel dibattito su quale forma istituzionale fosse più opportuna dopo il raggiungimento dell’unità in Italia, propone una confederazione di Stati presieduta dal papa Pio IX. Purtroppo Gioberti non aveva capito quanto fosse illiberale Pio IX, per cui dovette cambiare la proposta iniziale, optando per lo Stato sabaudo, nella seconda opera “Del rinnovamento civile in Italia. In quest’opera si respira sempre l’aria del populismo cattolico, anche senza la presenza preponderante del papa, perché essa contiene i classici ingredienti dell’antiparlamentarismo e dell’antipolitica. Infatti Gioberti afferma che “Le assemblee rappresentative sono il luogo degli intrighi e della mediocrità”, dando un saggio dell’assoluta carenza di principi democratici. Purtroppo sia per Mazzini che per Gioberti il connotato fondativo del popolo e della nazione non sta nella forma istituzionale della Repubblica o della Confederazione di Stati, bensì nella sua identità religiosa. “Il popolo di Dio è concepito sempre come un popolo eletto, che deve essere guidato dagli uomini, mandati dalla Provvidenza divina”. Questa teoria degli uomini mandati dalla Provvidenza divina come guida, seduce i capi nazionalisti-populisti, i quali si sentono scelti da Dio, arrogandosi il diritto di autoassegnarsi anche le prerogative della genialità. Tra questi geniali capi nazionali-populisti, che si credono prescelti ed inviati dalla Provvidenza divina possiamo mettere lo stesso Adolf Hitler, il quale addirittura affermava: “La strada che la Provvidenza mi detta, io la intraprendo con la fiducia di un sonnambulo”. Il populismo religioso, in questo caso lo definirei, della Provvidenza divina, sacralizzò con un tono altamente messianico Benito Mussolini. Infatti nella rivista “I fasci italiani all’estero” si leggeva: “Surse in Italia un Messia, cominciò a parlare a cinquanta persone e finì per evangelizzarne un milione”. L’ideologia fascista, già prima dei Patti lateranensi, era considerata dalla Chiesa di Pio IX, concordante con la religione cattolica, per la comune avversione del fascismo e del cattolicesimo ai principi dell’Illuminismo. E’ vero che la constatazione scientifica delle razze “ come tipologie umane di base, classificate secondo le caratteristiche fisiche (prima di tutto il colore della pelle)”, fu degli illuministi, a cominciare dal naturalista svedese Linneo per proseguire con i filosofi Voltaire, Montesquieu e addirittura con Immanuel Kant, che nel 1775 pubblicò un saggio dal titolo “ Sulle diverse razze dell’uomo”, in cui distingue quattro razze: bianchi, neri, calmucchi e indostani, le cui differenze le attribuiva al clima. Ma gli illuministi non si impelagarono mai nel razzismo dispregiativo e discriminatorio, restando sempre sul piano del solidarismo umanitario. Infatti hanno fatto una distinzione razziale dal punto di vista scientifico e climatico, una distinzione che, comunque, non sta in piedi, perché la somiglianza genetica del genere umano è frutto della comunanza di antenati recenti e delle migrazioni, che hanno determinato unioni e scambi di geni fra individui, provenienti da aree geografiche diverse. Il primo biologo-genetista, che smentisce categoricamente il mito dell’esistenza di differenti razze umane è l’americano Richard Lewontin, morto a 91 anni, il 4 luglio di quest’anno. Egli, infatti, nella sua opera “La diversità umana”, spiega: “Ogni individuo è il risultato unico e irripetibile dell’interazione tra geni ed ambiente. Ogni individuo è diverso da ogni altro individuo. Ci sono così tante mutazioni genetiche nella storia della specie umana e così tante mescolanze tra gli esseri umani più diversi, che non è possibile trovare due individui uguali tra di loro. Questo perché gli stessi geni cambiano continuamente, anche perché la specie umana continua a mescolarsi: non ci sono gruppi “puri”, che non abbiano mai avuti rapporti con altri gruppi umani. Inoltre la maggior parte (circa l’85/90%) delle variazioni genetiche si verificano tra individui che appartengono allo stesso gruppo (tra due italiani, tra due africani) e solo una piccola parte delle differenze(circa il 6/10%) si trova comparando, per esempio europei ed africani”. Dopo questa necessaria e spero utile ed illuminante precisazione di carattere prettamente scientifico, fatta dall’eminente genetista Richard Lewontin, il quale in un’altra occasione, dice che le razze esistono solo nella nostra immaginazione, che spazza via il cosiddetto mito delle razze, che rappresenta, purtroppo, “un’eredità con radici troppo profonde per sradicarle con la sola forza della ragione”, bisogna continuare a segnalare le aberrazioni del populismo religioso, purtroppo cattolico, che si sono verificate nel Novecento. Sono davvero eclatanti le dichiarazioni-confessioni della rivista dei gesuiti “La civiltà cattolica”, quando si vanta, di essersi impegnata allo spasimo “per rendere più solenne il plebiscito di Mussolini ed anche un’opera immensamente più e più universale: l’opera della pacificazione e della restaurazione cristiana”. Questo clamoroso comportamento della chiesa cattolica si spiega, forse, come l’estremo tentativo di condizionare, con l’inserimento di qualche principio etico, i programmi dei dittatori del periodo. Infatti anche in Austria, anch’essa firmataria di un Concordato nel giugno del ’33 con il dittatore Dolfuss che, dopo l’accordo con la chiesa cattolica, abolì il parlamento e governò soltanto con decreti-legge, succede una manipolazione populista della religione. Infatti viene imposta dal dittatore una carta costituzionale, nella cui presentazione sta scritto, in disprezzo proprio dei principi basilari del cristianesimo: “Nel nome di Dio onnipotente, fonte della giustizia e della legge, il popolo austriaco riceve questa costituzione di uno Stato, che è cristiano, germanico, federale e a base corporativa”. Gli storici hanno definito questa “commistione di fascismo populista italiano e di passatismo cattolico austriaco di memoria Santa Alleanza, austro-fascismo”. Ancora più ignobile è il comportamento della chiesa cattolica in Spagna dove, durante la guerra civile del 1936-39, si usava la pratica della benedizione delle armi franchiste, affinché uccidessero con l’aiuto di Dio quanti più repubblicani possibili. Come è potuto avvenire che il cattolicesimo, una religione da tutti riconosciuta universale, anzi l’universalità la porta proprio nel nome cattolicesimo e che ha come principio fondamentale la fratellanza, si sia impegnato nella speranza di una maggiore carneficina! Ma nulla è più vergognoso di quello che diceva e predicava il cardinale di Milano Schuster, all’indomani dell’aggressione fascista all’Etiopia: “Cooperiamo con Dio, in questa missione nazionale e cattolica di bene, soprattutto in questo momento, in cui sui campi di Etiopia, il vessillo dell’Italia reca in trionfo la croce di Cristo, spezza le catene degli schiavi, spiana la strada ai missionari del Vangelo. Come si può definire da parte di un prelato di così grande statura, una missione cattolica di bene, un trionfo della croce di Cristo, che spiana la strada ai missionari del Vangelo, una terribile e sanguinosa aggressione ad un popolo tranquillo, pacifico e indifeso, che, per sopraffarlo, i grandi (si fa per dire) generali fascisti hanno avuto il coraggio di usare il gas asfissiante? Non molto diverso fu il comportamento dei vescovi tedeschi, all’indomani dell’aggressione nazista alla Polonia, che scrissero una vergognosa lettera pastorale, in cui giuravano totale obbedienza ed accondiscendenza alle pazzoidi operazioni del Fhurer, in questo modo: “In quest’ora decisiva, Noi vescovi tedeschi, incoraggiamo ed esortiamo i nostri soldati cattolici, in obbedienza al Fhurer, a compiere il proprio dovere e ad essere pronti a sacrificare tutto di se stessi. Esortiamo i fedeli ad unirsi in un’ardente preghiera, affinché la Provvidenza divina conduca questa guerra a una fine benedetta e assicuri la pace alla patria e al popolo”. Quindi il populismo cattolico strumentalizza la Provvidenza divina! E questo, come abbiamo visto anche sopra, è un leitmotiv. Bisogna, comunque, precisare che la chiesa cattolica tedesca non aveva molta voce in capitolo in Germania, sia per la sua irrisoria percentuale del 30% di fronte al 64% dei protestanti, sia per l’importante Movimento di fede dei cristiani tedeschi, che voleva una “chiesa del Reich”, attenta alla purezza della razza germanica, che rifiutasse ebrei convertiti e abbattesse il comunismo, sia in particolar modo, perché il nazismo imponeva una chiesa nazionale cristiana tedesca, cresciuta nello Stato nazista di Adolf Hitler. In sostanza il cattolico popolo di Dio con il nazismo si riduce a “popolo della Germania.  Come si vede, è facile scivolare dal populismo religioso al razzismo religioso, come dimostrano, nei nostri tempi, coloro che si considerano cristiani e rivelano di possedere un concetto sbagliato di fratellanza cristiana, perché considerano fratelli solo quelli che hanno la loro stessa fede, concetto che è proprio agli antipodi del messaggio paolino, che ha distinto il cristianesimo dalle altre fedi, per la sua universalità. Infatti inteso così, il cristianesimo perde la sua funzione universale e assume le chiavi del nazionalismo cristiano, che sarebbe un ossimoro per il valore universale del concetto di fratellanza cristiana. E che dire del prete cattolico irlandese Charles Coughlin, il quale comunicava le sue bufale, tramite radio, iniziando con la frase “Gesù mi ha detto” strumentalizzando vergognosamente addirittura il nome di Gesù, esaltando Hitler e Mussolini come campioni dell’antisemitismo, per le loro leggi antiebraiche. Arrivava pure a considerare la “Notte dei cristalli”, in cui vennero bruciate sinagoghe, devastati migliaia di negozi degli ebrei, uccisi circa un centinaio di essi e ventiseimila deportati in campi di concentramento, “una giusta esplosione di collera antisemita del popolo tedesco”. Ogni populismo, anche quello religioso porta implicito un alto tasso di credenza nel complottiamo e nel cospirazionismo. Ne è un esempio, proprio nei nostri tempi, contrassegnati dalla pandemia del Covid, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, uno dei più convinti assertori del “grande reset” cioè del “complotto del sistema delle elites, per avvantaggiare l’arrivo dell’Anticristo”. Egli è diventato un punto di riferimento per i no-vax, che credono in questa teoria complotti sta. Infatti questo monsignore, fatto arcivescovo da papa Benedetto XVI, ma che non ha raggiunto la porpora cardinalizia, ora in pensione, esprime una posizione nettamente contraria alle vaccinazioni, parlando di “psicopandemia” e prendendosela con i “media di regime”, come egli definisce i giornali, affermando che “stiamo cominciando a capire che ci hanno ingannato per quasi due anni, raccontandoci cose che non corrispondevano alla realtà” Ossia, “che non c’erano cure, che si moriva di Covid mentre uccidevano deliberatamente i contagiati per farci accettare mascherine, lockdown e coprifuoco”. Le parole dell’arcivescovo cattolico Carlo Maria Viganò vanno chiaramente in direzione opposta a quanto dice la Chiesa e papa Francesco. Purtroppo all’interno della Chiesa cattolica c’è un ostinato dissidio di religiosi, che propagandano le teorie no-vax ai fedeli, come ha dimostrato l’inchiesta di TPI, una rivista settimanale italiana, che esce il venerdì, edita da “The Post Internazionale”, la quale ha raccolto molteplici prove di esponenti religiosi cattolici che, durante le prediche, si scagliano contro i vaccini anti Covid, con delle affermazioni assolutamente false, come quelle di don Giorgio Ghio, parroco della chiesa di San Giuseppe a Capo le Case di Roma che, contro la linea della Congregazione della Chiesa, che sottolinea che “vaccinarsi è un atto d’amore e non c’è nulla di immorale”, dice :” il vaccino anti Covid va contro la morale, perché è un farmaco che è stato prodotto e testato su cellule, che hanno avuto a che fare con feti abortiti nel Novecento”. Anche le chiese ortodosse della Romania, della Macedonia e della Bulgaria, mostrano un alto tasso di scetticismo verso i vaccini anti Covid, predicando addirittura che: “Chi si vaccina finisce all’inferno, si prende il cancro al 100% per punizione e muore”. Purtroppo queste aberrazioni sono nella storia dei populismi, anche religiosi, che vivono e si autoalimentano nella loro visione manichea del mondo: da una parte c’è il Bene assoluto, rappresentato da chi non crede nei vaccini e dall’altra c’è il Male assoluto, impersonato da chi non condivide i valori di essa.

Carmelo Nicosia