Al momento stai visualizzando Dalla finestra di Mario Grasso – Cento anni dalla scomparsa di Giovanni Verga e altro

  1. Il nostro contributo al coro di commemorazione in omaggio e ricordo di Giovanni Verga nel centenario della sua morte (27 gennaio 1922) lo sintetizziamo in due momenti, che ci sembra utile evidenziare. Come ci sembra opportuno evidenziare che il più esaustivo e pertinente intervento tra quanti ne abbiamo trovato tra cartacei e internet, ci è sembrato quello del magistrato Alessandro Centonze, Consigliere della suprema Corte di cassazione, che da eccellente cultore di studi letterari  su base scientifica, ha scritto informazioni poco note e forse inedite su Verga (Cfr. La giustizia, il potere e il senso di ingiustizia nell’opera verghiana. Riflessioni nel centenario della morte di Giovanni Verga, in: Giustizia Insieme).

E veniamo al nostro contributo, come invito a qualche approfondimento specialistico: nella novella del 1883 La chiave d’oro l’autore de I Malavoglia, del Mastro don Gesualdo, Cavalleria rusticana e di quella messe di Novelle “veriste” narra un episodio i cui protagonisti sono un prete, un  campiere (Surfareddu) e un magistrato. Nelle campagne del prete, nelle prime ore della notte, i soliti fedeli  riuniti nella sacrestia per recitare il rosario vengono allarmati da due spari. Poco dopo arriva Surfareddu, il campiere,  per dire che aveva  sparato ai ladri delle ulive nella proprietà del prete, uccidendone uno. Aggiunge che aveva sparato per difendersi. Il sacerdote gli suggerisce di sparire fino a quando non sarebbe stato avvisato di poter rientrare. L’indomani arriva il magistrato con il suo seguito e nel corso del  sopralluogo  ascolta le “giustificazioni” del prete mugugnando che avrebbe dovuto farlo arrestare assieme al campiere.  Poi, all’indomani si presenta al sacerdote un messo del tribunale che porta una ambasciata: il magistrato nel corso del sopralluogo aveva smarrito una chiave d’oro, che la cercassero, perché sarebbe stato facile trovarla. Il prete capì a volo e mandò subito  un suo fidato a Caltagirone da un gioielliere per  ordinare la confezione di un chiave d’oro. Avutala la fece recapitare al magistrato, al quale venne chiesto se la chiave corrispondeva a quella che aveva  smarrito. La risposta fu subito affermativa e il Verga fa dire al prete “meno male che non mi aveva fatto cercare la chiave con tutta la catena e l’orologio”.

Non ci vuole certo commento straordinario per intendere che in questa insolita novella verghiana del 1883 c’è una chiara descrizione di quella realtà mafiosa che sarà filone di narrativa sciasciana. Dopo sessanta e passa anni.

Ma non è stato l’unico caso perché sarà sedici anni dopo, nel 1899, con la pubblicazione del  Mastro don Gesualdo che la più palese aura mafiosa sarà dato  coglierla, anche se celata in momenti che tuttavia sono tra loro collegati. Ci riferiamo alla uccisione del marito di Diodata e ai suoi retroscena.

  1. Nel secondo capitolo parte IV del Mastro don Gesualdo, un oscuro dubbio che Verga fa esprimere a Canali: “Ma ti fidi poi?” abbinato al laconico “Oh!!!” dell’interlocutore, il fosco Gerbido, come unico suono di risposta pongono il lettore a confronto con una nemesi semantica e filologica di incerta decodificazione. E più criptica ancora sarà per i non siciliani, per quanti non conoscono il dialetto dell’Isola, almeno fino a poter intuire quel che, nel nostro caso, è codificato come italiano regionale di Sicilia. infatti, quel “ma ti fidi poi?” è da leggere: “Ma hai fiducia poi? / Ma te la fidi poi?”. Insomma più che per esternare un dubbio Canali lancia la frase a mo’ d’avvertimento e ammonimento: Gerbido non doveva fidarsi di qualcuno, né affidarsi ad alcuno. Aveva bisogno di se stesso e della forza d’animo di mantenere, poi, cioè per sempre, omertosamente il segreto . L’uccisione di Nanni l’Orbu era operazione delicata ed era stata meticolosamente studiata e predisposta dai mandanti: al killer (Gerbido) spettava poi, a omicidio avvenuto, sostenere a ogni costo la parte di chi nulla sa, di chi nulla ha visto o sentito; si sarebbe fidato di mantenerla?

Baccaglio e omertà ecco i termini che fanno mettere ali a questo fosco momento letterario del Mastro don Gesualdo per porlo sotto luce puntuale e confacente di esito d’una intesa mafiosa.

L’episodio di Nanni l’Orbu, senza staccarlo dall’esemplare unitarietà del capolavoro verghiano, sembra una lezione di prim’ordine sul concetto di omertà e, con l’esperienza di oggi, di mafia, cioè di una associazione di fatto tra persone alla ricerca del profitto e del potere tramite il raggiro e il crimine. La posta in gioco consisteva, come i lettori del Mastro don Gesualdo ricordano, negli interessi intrecciati sulle terre del comune, che possiamo definire, beni demaniali. E sulla segreta associazione di fatto di persone diverse tra loro per condizione giuridica e per ceto, dal canonico Lupi a donna Giuseppina Alosi, al barone Rubiera a Canali: organizzazione finalizzata a impossessarsi di quei beni demaniali e eliminare qualsiasi ostacolo, sia pure con l’omicidio. (*)

Occasione propizia, questa ricorrenza del primo centenario della morte dello scrittore per rileggerne le opere senza  far piovere sul bagnato.

(*) Cfr. in M. Grasso,  La Danza delle gru, pagg.74-77, Edizioni Prova d’Autore, Catania, gennaio 1999.

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GLI SPARTITI LETTERARI DI VLADIMIR DI PRIMA

Con La Banda Brancati, Vladirmir Di Prima  ha mandato in libreria (ed.Bonanno)un suo nuovo romanzo, che si stacca dalla linea che aveva, più o meno caratterizzato la sua narrativa fin dall’esordio. Attenzione: abbiamo  qualificato con il “più o meno” una costante crescente in questo scrittore, sicuramente imprevedibile, e con argomenti, comunque, sempre nuovi da proporre. Diremo anche che fin dall’esordio Di Prima si è presentato con una sua “maturità” di scrittore, quindi rimuoveremo la solita diagnosi di “maturazione” ordinariamente attribuita a opere di giovani scrittori dalla produzione in progress. In questo breve invito alla lettura de La banda Brancati, che è preludio di una esaustiva intervista con l’Autore, che sarà pubblicata nel prossimo numero di Lunarionuovo, noi  teniamo a precisare un concetto: Di Prima ha dimostrato di possedere tutte le carte in regola per vantare la propria maturità di scrittura e di contenuti, dote non sempre presente nella narrativa dei ventenni,  fin dal suo primo romanzo .  Contenuti e forma, il binomio caro e indispensabile per ogni opera che pretende di essere classificata letteraria. Ed ecco perché alla delizia che offrono i contenuti di questo nuovo La Banda Brancati si aggiunge la genialità dei contenuti, avvincenti e coinvolgenti,  la grazia della scrittura, la forma, l’abito buono delle feste che fa distinguere un bel brano di “cronaca giornalistica” da qualsiasi pagina di resa letteraria.

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I DOLCI PAESAGGI E LE BIZZARRIE SPERIMENTALI TRA SONORITÀ E RITMO

NEI PASSAGGI  DI UN POETA DA CONOSCERE MEGLIO E APPREZZARE

Dobbiamo all’Amico di sempre,  Rinaldo Rinaldi, da poco  in quiescenza dalla cattedra di Storia della Letteratura italiana  nell’Università di Parma, nonché notissimo  fondatore e direttore di LE PAROLE RUBATE , rivista internazionale di studi sulle citazioni, l’aver potuto conoscer e apprezzare la poesia di Sergio Landran Piedilupi che del Rinaldi è stato tra gli antenati. Abbiamo così potuto conoscere un poeta di prim’orine e, per tanti aspetti da “Scaffale alto”. Un eccellente precursore delle avanguardie e nuove avanguardie e nello stesso momento di singolare valenza letteraria, un poeta che si pone a confronto e scommessa con le voci liriche dei nostri giorni. Una singolare curiosità che ha arricchito le nostre informazioni sulla Storia della letteratura, con la dimostrazione di un “caso singolare” che invita anzitutto allo studio  di quanto propone nelle due dense sezioni del libro. Sezioni che ripetono il titolo dell’intera silloge: Paesaggi /Passaggi. Paesaggi  che nella lirica SOLE OLANDESE, ci invitano a modulazioni di dolcezza e umbratili nostalgie in codice di sorprendente attualità: “Lucido / uscendo / improvviso incontro a strida / minerali  più che umane, mentre / vecchie signore auscultano più basso / un pigolio radente / il suolo del nostro nordico inverno . / Lucido se mi esercito appare / bianco / come dicevi lucido come lago / e figure pattinano e anatre / guardano evitando zone infide / fino al mutevole silenzio ./ Appaiono uccelli se la mattina / è limpida, arrivano incontro, piombano / a zampe ritte sui davanzali, penetrano / dalla finestra, restano piantati coltelli / sopra i fiori della coperta e poi volano / ridi sparendo fuori ma dietro lasciando /morte e giudizio. Lucido / mentre sui bordi scompigli sorridendo / qualche pagina lasciata / e poi guardi se mi vedi oltre / la fila ultima degli alberi./ Lucido a dire a dirti quando / ogni giorno ascolto nei fori rotondi / delle luci e dei  minimi dettagli, / quando sempre a sbalzi solo posso / sentire il limpido suono / lontano del tuo testimoniare.” Una ricchezza di immagini e di allusività unita a una codificazione invitante, sostenuta da lieve grazia e recondita dolcezza.

Poi la seconda sezione dove i PAESAGGI hanno ceduto sonorità ritmo e sens-nonsense a cadenze bizzarre d’un  eloquio  esperando  sotto effetto d’ipnosi da lettino di psicanalista. Citiamo da pag. 53” (…) Essit, alacèdemo, liccia / orio acciaria tintia o marria / accessis erbis. Sis, sis! / Essi, essi accedemo, essi (tes/ auro ) corài noài unepunia, / runica punia guatassi purgné / progne puniedo iumpune. / Ompuratam ente puttanta,  / virca ilione i lione (o redi) / si pune purtial utato sen / tenzia: remo durendo re mone / morniera nemors( …)-

Paesaggi / Passaggi di SERGIO LANDRAN PEDILUPI, pagg.56, € 7,00 – Edizioni Paolo Loffredo.Napoli, 2020.

Mario Grasso

Mario Grasso

Ha pubblicato libri di poesia, narrativa e saggistica, ha fondato e dirige Lunarionuovo, è direttore letterario di Prova d’Autore nel cui sito (www.provadautore.it) pubblica un suo EBDOMADARIO (lettere a personalità e personaggi); dal 1992 collabora al quotidiano La Sicilia con la rubrica settimanale “Vocabolario”, i cui scritti sono stati raccolti nel Saggilemmario, di recente pubblicazione. Nato a Acireale, ha residenza anagrafica a Catania; viaggia spesso per il mondo. Il sito personale dello scrittore è www.mariograssoscrittore.it