I miei amici berlinesi, parlando di Goethe non mettono esitazioni nell’affermare che lo si conosce più in Italia che in Germania. Troppo chiara la gratificazione ma non del tutto priva di vero. E si potrebbe cominciare con un confronto del numero di germanisti da noi e di italianisti da loro, un parametro invero semplicistico se non vi si aggiungesse un importante dato certo, che è quello del Viaggio in Italia che l’Autore del Faust ha scritto da poeta, paesaggista, osservatore dotto e attentissimo. Comunque a parte la segreta dose di orgoglio patriottico inghiottito, abbiamo risposto con un aneddoto, esito d’esperienza personale e, data la particolare circostanza, forse un poco da autolesionisti rispetto alla reazione che avrebbe potuto o dovuto stimolare, appunto, la gratificazione rivolta ai meriti culturali del nostro Paese dagli interlocutori tedeschi. Abbiamo rivelato come sia ordinario constatare quanto sia stato spesso e complessivamente letto male il “Reise” da noi italiani pronti a citarne l’Autore per un suo inequivocabile riferimento al lago di Garda e limoneti delle locali riviere lombardo trentine, scambiato per luogo della Sicilia. Ci riferivamo alla locuzione goethiana “Là dove fioriscono i limoni”. Ci rimane incredibile la svista di un maestro di giornalismo come il compianto Enzo Biagi che fece esibizione della stessa topica di tanti superficiali in un suo articolo sul Corriere delle Sera. Proprio da Biagi non ci saremmo aspettata tale gaffe. Ma sbagliano gli asini che bevono solo acqua – raccomanda un proverbio siciliano – è quindi fatale sbagliare per gli uomini, tutti più o meno bevitori di vino a tavola, in famiglia e persino frequentatori sobri di luoghi di mescita e osterie. Ma ecco l’occasione propizia per affermare quanto possa e debba essere cara la memoria di Goethe, specialmente agli italiani di Sicilia. Preferiamo dire “italiani di Sicilia”in contrasto al vezzo dei più che ricorrono all’aggettivo “siciliana” per definire la letteratura italiana di autori siciliani. Scelta che potrebbe indurre a qualche disguido, infatti per letteratura si intende la scrittura creativa in lingua di comunicazione nazionale e non regionale. Addirittura alla luce di tale orientamento sarebbe già forzatura definire le scritture creative dialettali con l’etichetta di letteratura regionale, lombarda, romanesca o siciliana, dal momento che tutta la letteratura delle parlate locali viene poi a confluire nella storia della civiltà linguistica dell’intero Paese. Ma quest’ultima è più questione di lana caprina che di osservazione a sfondo filologico. Né il discorso iniziato con Goethe può legittimare ulteriori dilatazioni su questo argomento che si auspica venga coerentemente tenuto presente e praticato dal linguaggio giornalistico. Salvo – per concludere con la ciliegina sulla improvvisata torta, che i lettori più pazienti ci perdoneranno, per fenomeni e culture chiaramente di “marca” locale, come la mafia di una volta, prima che la “linea della palma” ne avesse fatto estendere gradualmente verso il nord del Paese le propaggini e piano-piano nuove radici sull’unico humus mafioso.
2 – Dunque Goethe e il fiorire dei limoni nel nord-Italia tra Sirmione, Limone ( i nomi e le cose!), Riva del Garda e l’arco che insiste lungo la zona lacustre tra i confini della Lombardia e quelli trentini. La Sicilia non entra in quel riferimento. Entra invece a proposito della ottima fama di cui gode la memoria di Goethe in Italia. Entra col diritto a sentirsene privilegiata dall’attenzione dedicata alla propensione della propria gens dall’uomo di scienza e poeta, cultore dei classici nonché intellettuale curioso e acuto, quale il grande tedesco è stato. E non importa se alcune pagine di Sizilien siano da poter considerare profezie di sventure o esaltazioni di qualcosa che vibra invisibile ma esistente e operante in Sicilia. Basteranno un paio di queste occasioni goethiane per comprendere quanto possa contenere il resto, da centellinare come distillato dalle serie e illuminanti diagnosi contenute in Sizilien. La prima e più evidente è quella che tutti ripetiamo meccanicamente, non sempre disposti a correlarne l’aspetto profetico contenuto nel concetto di una Italia che senza la Sicilia non lascia alcuna traccia di profonda emozione nel visitatore. L’altra, a sfondoallarmistico riguarda la riflessione che il Viaggiatore annota quando si trova già sul postale che da Messina dovrà riportarlo a Napoli. Questa volta, come per tirare le somme, la riflessione verte sul clima, sulla realtà dei pericoli costituiti dall’Etna e sulla frequenza di sisma “storici” come c’erano stati a ripetizione nel passato. Si badi al momento di tener presente che queste riflessioni venivano scritte un secolo e passa prima del terremoto che avrebbe distrutto Messina nel 1909. E poi il Belice nel 1968. E poi altro come da ordinarie e tremende ricorrenze sismiche nell’Isola.
3 – Tra le valutazioni dotte che può capitare di leggere come titoli di contestazione del valore assoluto delle opera goethiana, due sono quelle che ci sembra ricorrano e, a nostro avviso spropositate e superficiali, salvo la improbabilità di provarne con documenti la consistenza. La prima sull’interesse del poeta e studioso verso il passato greco-ellenico. La seconda quella un po’ folkloristica e un poco pregiudiziosa (o di parte politica) sulla professione massonica dell’Autore e un conseguente “mandato” non altrimenti documentabile oltre la supposizione, mandato che gli sarebbe stato “commissionato” per una indagine a Palermo su Cagliostro. Due argomenti che non reggono all’urto con quanto è provabile e chiaro. Infatti, sulla curiosità per la Grecia e la grecità in Sicilia, tutto cade dal momento che Goethe non si recò proprio nei luoghi greci dell’Isola. Luoghi di prima informazione come lo sarebbe stata Siracusa e il suo circondario, sui quali, superfluo ricordarlo, si era a lungo soffermato, pochi anni prima di Sizilien, von Riedesel (Viaggio in Sicilia, Malta e Magna Grecia) sulle cui orme Goethe sembra quasi muoversi ma con curiosità ben diverse. Quindi da escludere questa probabilità, perché inesistente. Meno credibile che l’argomento Cagliostro abbia potuto intrigare in modo tanto esclusivo sul programma di un viaggio con accompagnatore abile ritrattista di luoghi e ricreatore di aure con pennelli e matite. Prova quest’ultima del precipuo interesse paesaggistico del Viaggiatore. Valutazioni cui non sia superfluo aggiungere la personalità del Viaggiatore stesso, le sue tendenze a privilegiare interessi propedeutici ai suoi studi ma anche alle sue attenzioni, per esempio verso la botanica e la mineralogia.
4 – I due secoli e mezzo che costituiscono lo iato tra i giorni degli appunti di Sizilien e quelli propri dei nostri giorni non sono argomento di minimo rilievo. Anzi, proprio su di essi resterà sempre qualcosa di inesprimibile. Ed ecco uno spunto su cui costruire altro. Altro e non poco, avendo presente quanto Goethe ha lasciato scritto in Sizilien, evitando l’affidarsi al “sentito dire” che poi frutta la topica imperdonabile di collocare in Sicilia, come prima ripetuto, ciò che Goethe aveva scritto per il territorio del Garda. Si disponga di tanta misericordia quindi in misura sufficiente a valutare il viaggio a dorso di mulo di quella volta, lungo un percorso che, dopo Agrigento, si destinava a offrire immagini suggestive uniche, anche perché stagionali oltre che proprie di luoghi deputati a rappresentare l’aspetto particolare di una Sicilia “granaio d’Italia” (il frumento alto ai lati del sentiero attraversato a dorso di mulo). Ebbene? Ci si disponga a valutare l’attualità dei resoconti di quegli anni di fine Settecento, resoconti dei tempi in cui l’unità di misura delle velocità era il passo dei quadrupedi da soma, e si confronti con l’ordinario dei nostri primi decenni del nuovo Millennio quando si può raggiungere in pochi minuti qualsiasi territorio del mondo con le comodità dei servizi aerei, o comunicare via internet in tempi reali. Con altre parole l’unità di misura della velocità delle comunicazione di quella volta – cioè il passo di una cavalcatura – e quella di oggi che corrisponde alla stessa velocità del pensiero. E con questa intesa di proporzioni rileggere in Sizilien gli appunti su via Maqueda a Palermo e l’igiene stradale di quella volta, o la visita alla casa di Cagliostro o la scritta ammonitrice sulla parete di un’osteria sul percorso prossimo a Catania, ma solo come altrettante conferme complementari rispetto alla frase definitoria: “Italien ohne Sizilien macht gar kein Bild in der Seele: hier ist erst der Schussel zu allem”. (L’Italia senza la Sicilia non lascia alcuna immagine nell’animo: soltanto qui è la chiave di tutto). E senza aggiungere, allo stato della realtà dei nostri giorni quel progredire lungo tutta la Penisola di quella “Linea della palma” di cui ha lasciato ammonimento Leonardo Sciascia in uno scritto della seconda metà del Novecento. Ma questo apre a tutto un altro tema e Goethe non c’entra più, salvo a cogliere quanto possa celare la metafora da poter leggere nella prodigiosa “diagnosi profezia” di J.W. Goethe.