Per la maturità i miei mi regalarono una Seiceto e nel luglio del 1952, con una cugina salimmo in auto e ci fiondammo a Milazzo per vedere le mitiche Eolie. Sulla strada conoscevo già le città principali: Bologna, Firenze, Roma, Napoli (che avevo visitato con i miei, anch’essi viaggiatori), ma nient’altro, che comunque il desiderio delle Eolie, in quel caso, aveva completamente rimosso.
Le Eolie erano divenute famosissime per via di Roberto Rossellini, Stromboli e Vulcano, (leggi: Ingrid Bergman e Anna Magnani)… ma anche per la trasparenza dell’acqua, le spiagge nere di lava, la bellezza, l’”esoticità”, qualcosa di assolutamente sconosciuto per due diciottenni del nord come noi!
Così, se la prima curiosità nei confronti della Sicilia ebbe delle ragioni dovute a pettegolezzi mondani su tre famosissimi personaggi del cinema, tuttavia, già da quel primo incontro, il suo fascino, il suo “mistero”, non mi sfuggirono, mi rimasero dentro e aumentarono sempre, a ogni visita, come una sorta di rompicapo che mi sfidava ad andare in fondo, per farmi un’idea giusta, per cercare di capire.
Forse sbaglio, ma ho la sensazione che più libri, più film siano stati scritti e girati sulla Sicilia che su qualsiasi altra località italiana. Più sulla Sicilia che su Roma? Forse siamo lì…
La Sicilia mi pare più antica, più “greca” (?) della Grecia stessa, forse perché Grecia vera e propria non è. La Sicilia è in primo luogo Sicilia, è anche Italia perché Roma lo decreta, ma da parte sua, non è che ci tenga particolarmente. Qualsiasi senso di inferiorità o di inadeguatezza possa avere, lo trasforma subito in senso di superiorità. Ecco, sì, l’orgoglio dei siciliani d’essere siciliani, è tale che nessuno lo può veramente capire. Forse sbaglio, ma lo scrivo apposta per venire corretta. Comunque sia, in Sardegna non ho mai provato niente del genere.
Ho detto che sulla Sicilia sono stati scritti più libri che su qualsiasi altra regione italiana, ma questa prima antologia di AA.VV. POETI IN e Di SICILIA, a cura di Mario Grasso, Prolusione di Gaetano Vincenzo Vicari, è una novità assoluta, una favolosa ricchissima miniera per arrivare a capire più a fondo quel grande, potentissimo mistero che è il piede del nostro stivale, ritratto in copertina: Trinacria con autografo di Salvatore Quasimodo, dove l’Etna, sotto la caviglia, appare come la vescica dolorosissima, di chi stia facendo un cammino che non finisce, non finisce mai.
Giulia Niccolai