Lebenswelt di V.S. Gaudio con Giorgio Manganelli, Paul Watzlawick e Eric Berne

su quella volta sotto i portici di via dell’Indipendenza a Bologna!

in memoria di Nadia Campana (Cesena 11 ottobre 1954- Milano 10 giugno 1985)

 

Un giovane uomo, metti che sia il poeta, si sta recando ad un appuntamento con una giovane donna, è Nadia Campana, così la chiama il poeta: in realtà lei si chiama Nadiella, e tutti la chiamano così, escluso il poeta che la chiama Nadia, e che abita ancora in via Barberia a Bologna, quasi di fronte al palazzo dei Comunisti e della redazione bolognese dell’Unità, anche all’anagrafe è scritto. Nadiella, questa giovane donna alla quale intende dire che trova inutile, dannoso, dispersivo e monotono continuare a vedersi, come pensa di fare quel giovane uomo nella Centuria Sessantuno di Giorgio Manganelli[i]; in realtà egli non ha mai amato la giovane donna, ma ha provato per Nadia, via via, sensi di galanteria; di devozione, per i suoi pantaloni rossi; di ammirazione, per il passo e l’allure e quelle scarpe con cui venne a Milano a conoscermi; forse, di speranza, perché non andasse a Milano a morire; di perplessità, di distacco, anche dalla sua Umwelt di studentessa, quantunque avesse finito gli studi; di delusione; di irritazione, per certe sue amiche che abitavano con lei nell’appartamento in via Barberia, quasi di fronte all’immobile, che è sotto i portici, dei Comunisti che, poi, quando la giovane donna si sarà buttata giù dal ponte sulla tangenziale est a Milano, manco stesse facendo Aikido come Uma Thurman in Kill Bill[ii],poi: vale a dire che saranno passati più di due lustri, l’immobile passerà all’Università e il figlio del poeta vi farà forse il primo esame di laurea per il Dams, con una commissione preposta al massone Barilli, mai comparso nel suo piano di studi, e addirittura con relatore imposto Paolo Fabbri, che insegnava Geografia, e non Semiotica, che era in quel tempo di pertinenza a Patrizia Magli, tanto che il figlio del poeta dovette addirittura far ristampare la copertina e il frontespizio della tesi e anziché sostenere l’esame nel I semestre dovette farlo nel secondo, poi ancora lustri dopo sapemmo dell’affaire Giorgio Celli, per come fu compresso, omesso e allontanato[iii]; ora, quella mattina quando stava percorrendo via dell’Indipendenza, sta quietamente trapassando in una forma di blando e insultante fastidio, perché egli suppone che in qualche modo la giovane donna non sia disposta a dimenticarlo, e teme di avere conseguito nella vita di lei una dignità che lo allarma, non perché la sua pulsione uretrale non la contempli o quantomeno la riconosca[iv], ripassando la serie dei sentimenti che crede di aver provato per la giovane donna, egli riconosce di essersi sempre comportato con eccessiva fragilità, per cui non avrebbe mai potuto essere un “giocatore a somma zero”e pertanto talora era apparso nobile, soccorrevole e buono[v], anche se aveva perso il portafogli e l’indipendenza del ruolo e dell’amministrazione definita, il suo aiuto non avrebbe trovato lo spazio sufficiente e la maniera che invece hanno quelli che abusano del proprio ufficio, e che cosa aveva sperato quel giovane uomo, in quella stessa storia già inventata e già definita, per i suoi pantaloni rossi, si chiede il poeta, o forse per il mio comportamento visibilmente fantastico e irresponsabile, come quando quella volta alle tre di notte feci arrivare un taxi per andarmene a prendere in stazione il treno per Torino, che, pensandoci bene, non era stata quella la sera del comizio di Ingrao[vi], che, poi, anche quello strano politico comunista, avrebbe pubblicato poesie nell’editoria del Capitale?

Nello stesso momento la giovane donna, che il poeta chiama Nadia, e invece dagli amici e dalle amiche è chiamata Nadiella, così come appare anche all’Ufficio Anagrafe di Cesena, si reca allo stesso appuntamento, avendo in animo di mettere tutto in chiaro, non ha i pantaloni rossi quella mattina, Nadia è una ragazza che ama la semplicità e la chiarezza, il poeta non ricorda se a volte, quando passeggiavano sotto i portici di via Zamboni, anche quella volta quando incontrarono Guido Guglielmi[vii], che fumava i toscanelli come Pannella e il padre affidatario del giovane poeta, portasse le mutande, Nadia pensa che le ambiguità e le imprecisioni di un rapporto che non esiste si siano protratte troppo a lungo. Ella non ha mai amato la poesia di quel giovane poeta, come avrebbe potuto farlo andando a scuola per dover fare una tesi sul novissimo imposto dal padre editore al posto di Giuseppe Guglielmi[viii], ma la giovane donna deve riconoscere di essere stata debole con V.S. Gaudio, di aver tollerato il crescere di un tacito equivoco in cui ora ella si sente ingiustamente invischiata. Nadia è irritata, ma la saggezza e forse di già gli aforismi deittici o situazionali di Emily Dickinson le consigliano di essere solo ferma e calma. Ella sa che quell’uomo, quel poeta, è un affettivo, un fantastico, capace di veder cose che non ci sono, e di porre in esse una fede costante quanto infondata e vana; sa anche che quel poeta ha un alto concetto di sé, è orgoglioso quanti altri mai essendo del Leone, pur essendo nato lo stesso giorno di Hemingway e di Robin Williams[ix], che è il solleone dei quadarari e dell’ammašcatura, ed è incline a mentire pur di non subirne umiliazioni,come d’altronde fa ogni tipo di poeta, dal lirico al contestativo passando per i novissimi preimpostati e alcuni magmatici massoni, figuriamoci, poi, quelli della cosiddetta “parola innamorata”, e non a pagamento. Sa anche che il giovane poeta ama solo la moglie, che è l’assolutezza radicale del suo oggetto “a”, e che, pertanto, la pulsione uretral-fallica del giovane poeta è totalmente psicoamministrata da questa figura. Per questo sarà saggia, benevola, lucida, come se fosse il personaggio in una Lebenswelt di V.S. Gaudio che vuol far credere che è esso, il personaggio, ad aver deciso di non farsi-fare figura. Anche perché, ricorda la giovane donna, quella volta che mi chiese di piegarmi con le mani appoggiate sul tavolo e io, senza nemmeno i pantaloni rossi, pur essendo così atletica, non riuscivo a prendere la posizione giusta e tutt’e due a ridere che non smettemmo più di farlo! E poi: Dio, Vuesse, che burdél figo! E va matto per la mortadella…

Puntuali, il giovane poeta e la ragazza appena laureata si avvicinano al luogo dell’appuntamento, che poi non è un luogo, è via dell’Indipendenza, tu arrivi col treno, e io esco di casa e ci veniamo incontro sotto i portici, io che scendo sono a sinistra, tu che sali sei a destra, hai capito? Se mi fermo a guardare le vetrine? Prendiamo un caffè, dopo, d’accordo. Ecco, si sono visti, si fanno un cenno di saluto, Vuesse ha un abito grigio, come se fosse quello del suo matrimonio con il suo oggetto “a” assoluto, Nadia non ha un cappello, nemmeno gli occhiali da sole o i pantaloni rossi[x]. Quando sono ormai a pochi metri, entrambi si fermano e si guardano, attentamente, in silenzio, forse il giovane poeta ha il malanno del Kent, così come lo chiama Eric Berne in “Fare l’amore[xi], che corrisponde allo stadio successivo all’eccitazione mondana, quello di secondo grado, gli altri astanti non lo vedono, nemmeno col binocolo,il poeta non è nella situazione di proseguire l’operazione, anche il suo (-phi) non rimane convinto, la giovane donna potrebbe percepirlo? Fatto sta che un’improvvisa furia di gaudio li coglie, forse capiscono, sanno, che nessuno dei due giocherà mai a somma zero con l’altro[xii]. D’altra parte, V.S. Gaudio non è un giovane del Kent come quello del famoso epigramma[xiii].

 

 

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[i] Giorgio Manganelli, Sessantuno, in: Idem, Centuria│Cento piccoli romanzi fiume, Rizzoli editore, Milano 1979.

[ii]Kill Bill”, vol.I , 2003, e vol. 2, 2004, diretti da Quentin Tarantino.

[iii] Cfr. Gabriele Perretta, Lo spazio del professore…, in: Giorgio Celli, monografico in “Zeta” nn.96-97, Campanotto editore, Udine 2011; cfr., nello stesso monografico, V.S. Gaudio, Pseudolunare plutonico. La Stimmung con Giorgio Celli un po’ alla maniera di E.L.Masters.

[iv] E’ la pulsione “e” di Leopold Szondi, quella dell’umanesimo etico e della pulsione di sorpresa, tra censura interna e accumulazione di affetti anche brutali: Leopold Szondi, Variazioni delle forme di manifestazione dei bisogni pulsionali, in: Idem, Introduzione all’analisi del destino, trad.it. Astrolabio, Roma 1975.

[v] Cfr. Paul Watzlawick, L’uomo sia nobile, soccorrevole e buono, in: Idem, Istruzioni per rendersi infelici, trad. It. Feltrinelli, Milano 1984.

[vi] Se ne dà menzione, del comizio di Ingrao, anche in V.S.Gaudio, Le scarpe di Nadiella. La Stimmung con Marguerite Duras, Emily L., in “Lunarionuovo” n.9, Casa editrice Prova d’Autore, Catania 2005: vedi la prima pagina(formato 21 x 30) qua sotto.

[vii] “A Bologna, quando incontrammo(sotto i portici di via Zamboni?

O era una via più stretta e pigra?) Guido Guglielmi e,

mi parve di leggere tra il sigaro e lo sguardo,

il superamento della intoxication of the heart e delle

contingenze esistenziali,

l’absolu e le hasard di Mallarmé da questa parte

e Une saison en enfer di Rimbaud dall’altra

che “prendono molto sul serio la lingua, una determinata

sincronia, e la piegano a funzionare in maniera

antidiscorsiva e antimimetica”,

non come, qui, i poeti di Milano

O give me the clew!

A word then

for I will conquer it

The word final, superior to all,

Subtle, sent up – what is it?-“

: dalla 14.4 in : V.S. Gaudio, parte della Stimmung con Walt Whitman , pubblicata in: Ettore Bonessio di Terzet, L’utilità dell’Artepoesia, Aracne, Roma 2013: pag.113. Puoi leggerla online anche in V.S. Gaudio, La Stimmung con Whitman.Lo stretto di Malacca, in “La stanza di Nightingale” 2010/11.

[viii] Che strano, pensa spesso il poeta: incontrammo Guido Guglielmi, e lei si era appena laureata con una tesi su Antonio Porta(senza che il poeta accompagnatore lo sapesse al momento), che, tra i Novissimi, fu messo al posto di Giuseppe Guglielmi, e, addirittura, come avrebbe letto trent’anni dopo il poeta, la studentessa Nadiella Campana l’avrebbe discussa con Luciano Anceschi, invece lei, al tempo di questa sequenza, indicò al poeta saraceno il nome di Alfredo Giuliani: se non altro, quel Novissimo aveva detto all’allora studentessa o appena laureata Nadiella Campana che quel poeta saraceno era troppo intelligente e faceva, quindi, una poesia di larghezza di vedute e di genialità incomparabili!

[ix] Morti suicidi come Nadia Campana. Robin Williams, quello dell’ Attimo fuggente, è, come si dice, “gemello astrale” di V.S. Gaudio: stessa congiunzione Mercurio/Plutone in Leone e stesso Stellium di Attila all’Afelio!

[x] Leggi I pantaloni rossi di Nadiella, su gaudia 2.0.

[xi] Cfr. Eric Berne, La potenza virile, in: Idem, Fare l’amore, trad.it. Bompiani, Milano 1971.

[xii] Vedi la cartolina della Palabretta Trastullina > una cartolina che illustra Cesena ed è spedita a Milano da Nadia Campana a V.S. Gaudio, a Torino, qui in La cartolina della mantica erotica, in Uh Magazine 2017 06.

[xiii] C’era una volta un giovane del Kent/la cui spada nel mezzo era ricurva./A scanso di guai, con mossa furba,/in due completamente la piegò,/e,invece di venire, se ne andò: Eric Berne, La potenza virile, ed.cit.

V.S. Gaudio

Saggista, poeta, esperto di giochi, testologo, articolista pataludico e titolare di rubriche per 15 anni della Walt Disney Company; ha pubblicato La 22a Rivoluzione Solare (1974),Sindromi Stilistiche (1978), Lavori dal desiderio (1978), L’ascesi della passione del Re di Coppe (1979), Lebenswelt (1981), Stimmung (1984), Hit Parade dello Zodiaco (1991),Manualetto della Manomorta (bootleg 1997), Oggetti d’amore (bootleg 1998); giornalista freelance dagli anni settanta, è stato il primo a produrre test per quotidiani (“La Stampa”, “Corriere dello Sport”); ha scritto satira per “Linus”, “la Repubblica”,”Tango”. Torinese e romagnolo d’adozione e di formazione, vive adesso solitario sibarita nel delta del Saraceno.