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TRA ABUSI FINTE CECITÀ E COMPORTAMENTI ANOETICI: LE BRACCIA VIRTUALI DELLA SPERANZA
  1. Carlo I d’Inghilterra pagò con la decapitazione il suo errore e la sua scommessa di quella volta. Boris Johnson, attuale premier della medesima Albione, in seguito al sua azzardo dittatoriale di sospendere per cinque settimane i lavori del parlamento per guidare a propria scelta e meta l’affaire Brexit, dorme sonni tranquilli perché consapevole della realtà dei nostri tempi con leggi che non prevedono boia tagliatori di teste. Ma si potrebbe commentare annotando a margine del comportamento anticostituzionale locale e antidemocratico in generale, che si tratta di affari che riguardano il Regno Unito e la sua arrendevole regina. E sarebbe un commento fuori di ogni ragione, perché anche noi italiani siamo interessati alle conseguenze di una Brexit mal gestita o gestita ad usum delphini, cioè secondo le non trasparenti mire dell’attuale premier inglese, che non si perita di stracciare ogni principio di democrazia in un Paese da cui ci si aspettava ben altro esemplare comportamento democratico. Anche dalla risposta a caldo del tribunale. Ma sono i tempi prima ancora dei tribunali a dare ragione al premier Johnson, che intanto ha giocato un suo colpo di mano da pirata.

E sono tempi reazionari a volo di caprimulgo i nostri fin dal muro con il Messico concepito e ordinato dall’ erede di zio Sam, quanto a esercizio del potere politico. Mentre in ambito di progresso tecnologico, per un verso si perfezionano le capacità del robot e, per contrappasso, si profilano affievolimenti nelle facoltà umane come perdita di sensibilità nelle prerogative civili e sociali, politiche di correttezza a tutti i livelli. Innanzitutto di pietas come unico denominatore umano su cui mantenere i sentimenti che ci rendono diversi dagli altri mammiferi.

Non sappiamo più cosa farcene di conclusioni di tipo foscoliano del tipo: Dal dì che nozze tribunali ed are diero alla umane belve esser pietose. Il poeta in quella occasione alludeva al valore dei sepolcri. E anche adesso i sepolcri entrano nella valutazione, ma come luoghi deputati al seppellimento di quella prerogativa di pietà cui si riferiva l’autore dell’antico poemetto.

Tempi di transizione sicuramente, ma in salita ripida e senza lo spiraglio di una meta, di là della speranza ultima a morire. Speranza a macchia di leopardo, si direbbe, perché non sempre gradita da tutti se non sono pochi quanti continuano ad affermare: “Chi di speranza campa disperato muore”.

2. Sono tempi difficili, non poco. E ci si mette anche la politica nazionale in Italia, con i suoi pesanti e immancabili riflessi nelle realtà amministrative locali. Una difesa dei diritti e dei doveri in Italia che un disinvolto ministro, dopo avere fallito col tentativo di realizzare propri personali intenti aprendo la crisi di governo, scopre di essersi dato con la zappa sui piedi e più che ammettere la propria stravaganza da immaturità civile oltre che politica, fa una ridicola marcia indietro e come alternativa all’assurdo della minaccia di convocare le piazze per vendetta. Siamo al giuoco del tanto peggio tanto meglio e non resta che procedere nelle braccia della speranza.

Né possiamo tacere la parte che ci lascia più immalinconiti e perplessi che è quanto non smette di accadere di tragico nel Mediterraneo sotto gli occhi di tutto il mondo. Sicuramente tra qualche tempo le generazioni future si chiederanno in quale regione s’annidavano le indifferenze universali. Proprio come la domanda che ci si poneva quella volta appena venuti a conoscenza dei campi nazisti di sterminio. Perché tutto si sapeva nelle alte sfere dei signori della guerra del tempo. Sordi e i ciechi si finsero tali perché faceva comodo loro. L’attualità nemica di ogni letteratura consiglia di rinviare a giuochi conclusi il pronunciamento della sua parte, ma su argomenti come quello che ha trasformato il Mediterraneo in cimitero senza croci non sarà la letteratura di domani né l’indignazione della storia a scrivere giustificazioni.

Questo nostro mugugnare è già un gesto tra l’impotenza e l’esibizione di essa. Non toglie che permanga angoscia e ansia, unita alla consapevolezza che non siamo soli a recepire quali messaggi si celano dietro i silenzi di chi finge di non stare a guardare in attesa di conclusioni previste, programmate anche nel comportamento delle Nazioni Unite a pari titolo del comportamento anticristiano di una sedicente e pregressa Europa cristiana.

La Chiesa non può far tutto da sola e quel tanto che opera ha più apparenza di pannicello caldo che di intenzione d’intervento autorevole. Forse perché una fetta del gregge bela con la lingua dei persuasori occulti che continuano a plagiarla? O perché la rassegnazione fa comodo impiegarla proprio in occasione come quella dell’attuale esodo africano? La rassegnazione degli ignavi? O quella dei complici? Lo stare alla finestra di chi sa a priori come andrà a finire? Per quanto non militanti ex parte infidelium siamo sempre stati libertari nel coltivare i sentimenti umani prima di ogni fede, e non siamo ancora stati in grado di capire cosa resta da capire nei confronti di una potenza che parla al cuore e alle “anime”, come mai il suo linguaggio non riesca a raggiungere la destinazione.

Eppure la parabola di Saul che, ereditate dal padre alcune giumente, col semplice adempimento di andarle a recuperare scopre le immense ricchezze lasciategli, rispetto alle insignificanti giumente che apparivano nel testamento.

Forse questi segni di provenienza anoetica che insistono a segnalare tempi di torpore e decadenza di sentimenti umani che cedono al robot, questi tempi sono arrivati per collaudare lo stato delle forze di chi professa la speranza non per mugugnare o approntare pannicelli caldi ma per riprendere vie rivoluzionarie rispetto all’inedia generale ai comportamenti dei poteri per rimettere su binari a misura d’uomo la realtà alla deriva.

Ludi Rector