Nota prefativa per la silloge di poesie di Silvana Pasinetti, che sarà nelle librerie dal primo dicembre 2017.
Ci si dispone a scrivere una presentazione di scritture creative per qualche ragione. E di ragioni al letterato di provincia mai ne mancheranno: da quelle stimolate da qualche orgoglio, a quelle fittizie. La provincia, per chi vi risiede per convenienza, per amore, perché trattenuto a forza dalle radici o per volontario rimpatrio dopo avere girato per il mondo, è sempre una gabbia. E per grande essa sia, al punto da non far distinguere dove il filo spinato ne segna i confini, ha il suolo infestato di minutissime tagliole, tali da poter far dire a chi vi risiede che vi si vive intrappolati. Silvana Pasinetti è nata altrove rispetto ai luoghi etnei dove, felicemente sposata e madre di una nidiata di amatissimi figli, ha poi realizzato la propria vita. In provincia. E dico provincia con la consapevole coscienza di potere problematicamente affermare che tutto il mondo è provincia, ergo, per restare coerenti, tutto il mondo è grande gabbia nel cui suolo si celano trappole. E le tagliole quando scattano a ferire o ostacolare i nostri passi lasciano segni quasi sempre simili a piaghe. Il problema non è quello della vigilanza o dell’accortezza nel muovere i passi, perché le tagliole sono interrate, invisibili. Una realtà che aggiunge al mito del labirinto un peso inevitabile, fatale. Labirinto potrebbe essere parole chiave. Perché nel labirinto c’è il Minotauro e le sue esigenze. I sacrifici sono anch’essi protagonisti dei riti. Il mostro esige le sue vittime. Il mito del labirinto come metafora di gabbia, trappola, Minotauro, provincia. Si scelga il tema, la famiglia di appartenenza dei significanti è questa.
2. Labirinto, Dedalo, Icaro, Minotauro, tutte targhe segnaletiche ben note ai poeti, i quali sono tutti forniti, fin dalla nascita, di istruzioni e mezzi per esorcizzarne influssi sgradevoli,. Quindi sono voci familiari anche per Silvana Pasinetti, che poeta è, anche se la sua voce, il suo canto, il suo volo non sono tuttavia tappe pubblicizzate alla stregua di prodotto di consumo, come oggi usa.
Ed ecco la ineluttabilità del ricorrere al Mito del labirinto per risolvere il problema delle tagliole mimetizzate nel suolo dei nostri percorsi. Nessuna altra risorsa retorica potrà sostituire il mito del labirinto e di Dedalo. Solo con le ali, infatti, si potrà evadere da un recinto invalicabile e dal suolo costellato di tagliole.
Silvana Pasinetti si affida al Mito del labirinto, ma con un vantaggio rispetto al vecchio Dedalo che ingegnosamente si è costruito le ali con la cera. Niente cera per le ali di Silvana Pasinetti, perché lei è nata con incorporati gli strumenti per il volo. Sono state ali minutissime e delicate fino a una certa età. Poi, mano a mano, la percezione de labirinto e della tagliole, allertando verso il mito del volo oltre i confini labirintici e il suolo degli inganni, ha automaticamente dato ampiezza e vigore alle ali. Saranno stati allenamenti all’aria aperta o segreta di notti insonni, o prove nelle palestre della fantasia, quello che balza evidente è intanto l’effetto delle ali cresciute forti e autonome, come tutte le realtà che traggono dall’invisibile e dall’inesprimibile gli elementi che consentono ai Poeti l’evasione e la certezza della libertà interiore. Le ali delle arti, della scrittura, le poderose ali della Poesia.
3. Al letterato di provincia può capitare di scrivere una prefazione anche per dimostrare a se stesso che c’è sempre una via di fuga dalla realtà dei recinti brevi, dal momento che tutto il mondo è provincia, ed è quella delle ali di cera o di quelle naturali ben sviluppate, la via giusta per elevarsi oltre le mura asfittiche del labirinto. Il volo è comunque tale nella sua intrinseca valenza liberatoria, per ogni tipo di ali. Quelle di cera sono state costruite in self management da chi dedica la propria ricerca ad acquisire e comunicare nuove conoscenze scientifiche attraverso la saggistica, interrogando il mondo e la sua vita e i suoi segreti o illuminando di chiose e chiarimenti le opere più ermetiche, mentre le ali naturali sono privilegio dei poeti, degli artisti, degli inventori, di quanti aprono le valvole otturate delle propria compressa subliminalità ricorrendo alla creatività: scrittura, pittura, musica, etc.
La poesia di Silvana Pasinetti si presenta generata da categorie tra loro comunicanti, propedeutiche: la fede in Dio, la religione degli affetti umani, i valori della famiglia e dei suoi componenti. Un tripode che regge l’universo della poetessa (anche pittrice) in quanto enunciazione lirica di momenti esistenziali come realtà vissuta, come realizzazione e come propensione a un mondo di limpide certezze. Il duolo della vita non più come leopardiano “perché non rendi poi quel che prometti allor”, né come “gioia vana frutto del passato timore”, ma come consapevolezza della condizione umana affidata alla manzoniana Provvidenza del “Dio che atterra e suscita che affanna e che consola”.
Il Labirinto dunque come condizione superata e lasciata alle spalle, perché in volo nell’azzurro di ulteriori certezze di Verità, Affetti e Amore. Ma anche come cenno a una scelta salvifica, di cui la poesia è veicolo eccellente, indispensabile, e non solo per chi la scrive. Infatti ogni lirica di Silvana Pasinetti è un messaggio a valenze universali, una pura e salvifica rivendicazione per tutti.