Non tutti sanno ma alcuni sappiamo che i trampoli degli equilibristi da circo equestre possono presentarsi in misure da capogiro. Mi è capitato, a Copenaghen, di assistere a spettacoli di equilibristi che si muovevano su trampoli di tre metri e passa. Ma facevano fare cassa all’economia circense dell’impresario, che era un marchigiano di Pesaro, discendente di una famiglia di quel genere di esattori cari al remoto Vaticano , quando la Strada Romea non era stata asfaltata. Ora tutto è diverso. Cala mano alla pezzuola che ti cola il naso, diceva in francese, il nonno francese di Cartesio al nipote studente a Parigi. Ma qui non c’entra Cartesio. Forse un po’ di naso, fosse solo per far caso coi trampoli e vagare con sana immaginazione (non fantasia!!) verso gli States dell’attualità trampolieria presidenziale, quasi un’era dominico-imperiale da pistola fumante, fino al regicidio e fino al passo più da gradasso che d’impiccatore di quaglie curde. Va bene e sia per il muro che separi il Messico, ma quanto c’è di lessico e razzismo a memoria di esempi europei di muri per gli ebrei di quella volta e la migranza odierna, come espressione di cristianità moderna? Questo nuoce sia ai trampoli che ai trampolieri quando dimentichi di quel ch’è stato ieri, credono d’inventare l’acqua fredda. In Italia a Fagagna, in provincia di Udine, i comunali hanno creato un parco per cicogne, che ospita e nutre le antiche trampoliere ostetriche alate, affinché diano luce e portino alla luce nel simbolo loro che la vita la ricuce a chi nasce inconsapevole di essere destinato a morire dimentico dei nove mesi per tutta la razza umana bianca nera o gialla ch’essa sia e così sia. Chi ha trampoli da trampoliere e chi trampola su due due gambe da sgarrottiere? Finiamola! Per lo meno si sa che ogni cent’anni tornano i barbagianni, e i trampolieri cambiano ambiente come fosse un niente. Ma è l’ala, le ali a dare impulso a lasciare nel fango dei pantani piccole rane-batraci, trote, sparacanaci, pesci gatto, bisce d’acqua e ragnibrogni pasto di cicogne o di garzelle in gara non cruenta con gli aironi, dovunque. Dunque, cari lettori, che senso ha, voi direte da saggi e colti, questo discorso a metro senza una rete di ricorso a farne una metafora per dire il far da veci che in fondo ci confortano quei trampoli dei registi greci antichi alle prese con gli déi cui davano l’altezza conveniente alla divina per non sembrare uomini sulla scena ex machina. Quale marca di trampoli adottare? Quale misura per la congrua usùra? Fate come vi pare, io questo dico tanto per dire che la piaggeria farà crescere a vera dismisura il popolo dei tanti barbagianni o siano governanti a darsi ai trampoli e dirsi trampolieri, son gli antichi mestieri dei grandi equilibrieri del pecoreccio al carro dei poteri.
Sestilio Trottapiano (Columnista toscano)