IL BOSCO
“Il bosco” è il titolo che ha dato al suo nuovo libro l’imprevedibile Stefano Lanuzza, che dal suo “buon ritiro” fiorentino continua a “rifornire” di chicche letterarie, ora creative ora di rigorose ricerche scientifiche da scaffale alto, un rarefatto contingente intellettuale e artistico di suoi lettori-estimatori in Italia e all’Estero. Avevamo appena ultimato di assaporare e deliziarci con i più recenti studi di Lanuzza su Céline, ed ecco una nuova proposta (questa volta creativa e tanto stimolante quanto provocatoria) come dono augurale di Capodanno 2016. Una occasione di pensiero coniugato alla Letteratura, una geniale enciclopedia di evocazioni-rievocazioni e convocazioni, colorata da una coerente linea di pensiero, appunto, che coinvolge in edificanti riflessioni il lettore. L’originalità della stessa struttura del libro, armonizzata da avvincenti quanto importanti temi cripticamente convergenti, eccita e agevola in questo intricatissimo Bosco il progredire del coinvolgimento del lettore. Tutto in grazia di quanto lo scrittore elabora con sorprendente genialità, ora creativa, ora in grazia della maestria del citare a sorpresa rinviando ad altre delizie letterarie che la memoria di Lanuzza lettore di tous les livres evoca spontaneamente sempre a proposito e con esemplare levità di linguaggio. Suddiviso in quattro capitoli che sono altrettante sezioni che possono essere considerate autonome, quanto indispensabili alla dimostrazione della potente metafora del Bosco. Quest’ultimo è il denominatore del primo capitolo, cui seguono “Il mondo”, “Piccole storie del caos”, “Il bosco, al fine”. Il variare, come detto prima, si fa complice dell’interesse del lettore alle prese con l’intricato forestale umano che propone, appunto, tutti i colori i sapori e gl’imprevisti del bosco come vita e come giungla della nostra vita. Una concordanza di teoremi che mano a mano il lettore farà propri e darà loro persino un nome, una data, un momento della propria esperienza anche intellettiva. Ed ecco che il bosco può diventare il percorso umano e la sua condizione drammatica quanto leopardianamente gioia vana frutto di passati timori. Non sfugge ad alcun lettore la cifra diversa della proposta di Lanuzza. Anzi dà palese l’occasione di un confronto di come siano e sono le voci isolate degli appartati, dei solitari quelle che continuano a offrire ricchi argomenti e importanti, su cui meditare.
(Cfr. Stefano Lanuzza. Il bosco, il mondo, il caos. Come un romanzo. – pagg. 92 – Euro 10 –Ed. Stampa Alternativa, 2016)