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Il confine delle parole

Le parole sono il confine
delle sensazioni
la terra consacrata dalla voce
accoglie il silenzio interiore
come pellegrino senza metà.
È il linguaggio
a rendere estraneo ciò che è intimo.
Confina il cuore
al margine delle parole
e riducendo l’amore
a lettere e carezze
mi sembra di definire il cielo con umane fattezze.

Sentirsi

In quegli attimi eterni
fatti di abusi di pazienza
e promesse volanti
alate di fiducia.
Sentirsi è mistero per il corpo
sapere ma non possedere.
È l’ausiliare di un verbo
il furto della voce
rimasta in mezzo
fra i gridi muti.
Sentirsi
dove gli occhi scalpitano parole
irraggiungibili ai sordi di vita
ai deboli d’amore.
Sentirsi come una rosa
appassire nella sua bocca
per fiorire in un ruscello di baci.
Baci caldi
scioglieranno il ghiaccio
di quell’infinito attimo.
Sentirsi nel sentore della mancanza
a metà fra il vuoto della vista
e il cuore ripieno.
Sentirsi è il tocco dei timidi.
Di chi assapora, non mangia
osserva e non guarda.
È il limbo delle sensazioni.
Il purgatorio dell’azione
tremolante d’azzardo.
L’elemosina dei tocchi
voluti ma non avuti.
Di chi frena il cuore
per timore che scivolerà nella fossa della passione
e si spinerà d’amore.

Scintilla notturna

Ho venduto il cuore al futuro
per vederti nell’ecclissi del presente
come un sogno prematuro.
Sapessi come si infiamma il mio dolore
quando mi concedi
una scintilla del tuo amore.
Potessi spegnere
quando non ti sento
la tua voce che mi brucia
dentro
e soffocare le parole
nella cenere del silenzio.

Tramonterà il
tuo sguardo
nell’oblio dei ciechi
e la notte restituirà la vista
ai miei desideri.
Vedrò il tuo viso
galleggiare fra le stelle
disteso come l’infinito.
Il giorno arriverà
portando alla notte
la dolorosa pietà del risveglio
intorpidito dal ricordo
di quel vissuto
non compiuto.
È in questo baluardo di speranza
che ho visto il cielo
da una stanza.

Clavicole

Le tue clavicole
sono pozzanghere
di lacrime
nidi per stormi di teste
malinconiche.
Fossati da riempire
scavati da sguardi
di occhi che concimano voluttà
su terreni di pelle
ramificati fra nervi.
Lembi di carne abbandonati
ove il sole scende un gradino
di ossa
e si addormenta.
Il buio si annida lontano dalla cornea
vicino ai non vedenti.
Le dita fremono
in quel dirupo
colmo di baci incisi
e rimembranze di visi.

                                Maria Elena Centonze