Lebenswelt di V.S. Gaudio con Sarenco, tra Villa Sorensen e Mambrui [i]
│In memoria di Isaia Mabellini, in arte SARENCO (16.4.1945-6.2.2017)│
Il telefono non suona.
Non mi arriva da giorni nessuna e-mail
escluso Twitter che dice che devo
espandere la mia azienda.
E’ notte fonda.
Il mare batte l’onda.
Berrei una birra guardando
l’equatore anziché laggiù
in fondo ad ovest il vertice
del Monte Sèllaro, e Venere e la
luna quando sta crescendo
ed è ancora vicina al sole
che sta sotto ed è dall’altra parte
del mondo, non ci sono nuvole
nere che corteggino valli e sirene,
non ho vino di cocco fermentato
per tenere i ladri istituzionali
lontani dal mio tesoro e dal mio mistero.
Non c’è Jackina Fatma che sogna
le velocità contorte dell’Africa
Equatoriale, non dormo più la
notte ma non sto sveglio alla
veranda a guardare il cielo,
ho un telescopio con l’occhio
nero, a guardarci dentro il cielo
sparisce e dimentico Marsiglia e
Parigi e Verona, e anche Milano
per non parlare di Torino e via
Zeffirino Re a Cesena.
A morir giovane, dicevi, si è cari
agli dei, ma gli anni passano
ed eri ancora vivo, la spiaggia
dorata di Che Sale, nel 1989,
non era lontana dal paradiso
e Mercurio alato ti portava
verso l’altipiano.
I coccodrilli del Sabaki
guardavano l’alba foriera
di bestiame, il mondo lontano
era pieno di fotografie,
come adesso su Tumblr
che mi ha appena mandato
la torta con le 4 candeline di “Mia Nonna
dello Zen” e dell’”anonima del gaud”,
dormire e sparire è solo vita,
il morire è altrove, e adesso
te ne stai coi tuoi poeti,
tanto hai partecipato al
taglio del più grande baobab
del mondo sulla strada nazionale
Mombasa-Lamu di Ngomeni,
è morto il baobab, Lo Mze ha detto
forse, lo Sciamano, questo hai detto,
sarebbe arrivato l’indomani, col sole
perpendicolare al tuo cervello scavato
nella sabbia, il boato del mare non copriva
la voce del muezzin che dall’alto della torre
della moschea bianco-verde chiamava
a preghiera i giovani muslim
fumatori di banghi, ed è allora che hai
bevuto di colpo tutta l’acqua del madafu,
hai attraversato di corsa l’arabo dei vicoli,
hai volteggiato sulla savana come un’eagle,
hai colto l’ultimo fiore del papayo,
la sabbia rendeva veloce gli artigli del
vento equatoriale e il tuo cammino,
ti arrivava all’altezza degli occhi, a tre
millimetri dal suolo, quando guardasti
Mambrui dal mare, e il tuo corpo era una
lama di pirite e i miliardi dell’oro
incombevano su armenti e capanne
lontane, non hai visto altro che
la tua morte silenziosa di poeta.
│Delta del Saraceno, 7 febbraio 2017│
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[i] La Lebenswelt con Sarenco è avvenuta con le sue poesie del 1989 “Villa Sorensen, Malindi”, “La morte del baobab”, “Mambrui”, contenute in: SARENCO, POESIE SCELTE 1961-1990, POETRY IS OVER COLLECTION, Brescia 2015.