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Catrin Welz-Stein Tutt'Art@
Catrin Welz Stein

È pur vero che ogni vera e grande poesia ci conferma che il futuro d’ogni futuro avrà comunque un cuore antico. Qui diremo un’anima classica, per fare eco all’esaustiva e limpida sintesi che leggiamo tra una risposta e l’altra di Catrin Welz-Stein in questa intervista. E aggiungiamo che anche in questa dinamica occasione di reattività verbale s’impone, con grazia e dolcezza, l’Artista del figurativo/surreale/post-moderno tra simbolo e resoconto onirico, tra Calderon de La Barca e Buzzati, o i pesci volanti di Chagall, o la grandiosa finzione letteraria di Puskin, quando ne “Il cavaliere di bronzo” fa staccare dal suo piedistallo la statua dello zar a cavallo che prende a inseguire l’indigente e incauto contestatore. Dalle opere di Catrin emana e ci coinvolge un affabile climax a doppia tendenza di orientamento rispetto alla storia dell’Arte (tra passato e presente, dunque, classico e avanguardia), quindi ora verso dove rivivono scelti colori e sontuose morbidezze di linee classiche degli stessi italiani rievocati nelle risposte, ora verso le magnifiche suggestioni del surrealismo europeo, in versioni di sorprendente originalità, di unica produzione creativa. Ed ecco la dinamicità farsi confidenza di particolari, e l’insieme non essere miscuglio ma armonioso “composto” dentro cui il chimismo linea-colore affabula con le rappresentazioni di universi, esito esclusivo della creatività di Catrin Welz-Stein, squillanti fiabe moderne, condensato policromo di racconti coinvolgenti, metafore di partiture oniriche nelle quali la forte e inconfondibile impronta personale è costante come un sigla coerente e tuttavia, di opera in opera, straordinaria, nuova, sorprendente, magica. gs

 

Domanda. Catrin, la tua arte fa parte di un filone che prende il nome di “digital art”, nata dal matrimonio tra l’arte e le moderne tecnologie che permettono di giungere a esiti originali ed efficaci bypassando la tradizione quanto a tecniche e impostazione della grafica pittorica. Tu stessa non ne fai segreto quando spieghi come ottieni le tue immagini. I tuoi lavori sono la prova che abbracciare la modernità non deve necessariamente esitare in opere nichiliste o celebranti il robot. La creatività dell’artista è dura a morire. Come hai scoperto questo genere espressivo e cosa ti piace di più di esso?

Risposta. Lavoravo a tempo pieno come graphic designer prima di avere i bambini. Questa è l’origine delle mie competenze informatiche. Probabilmente questa è la ragione per cui ho scelto che i miei lavori fossero in digitale. Mi è venuto naturalmente. Come gli schizzi degli altri artisti su fustagno, io iniziai la mia produzione creativa con il computer. Si tratta di un lavoro molto intuitivo e le idee arrivano mentre si crea. Lavoro abbastanza velocemente e provo diverse cose. Combino insieme pezzi e li taglio di nuovo, vado indietro e avanti, e mentre faccio ciò viene fuori dalla mia mente una storia. Lavorando in digitale posso anche combinare insieme diversi mezzi, come foto e dipinti ad olio. E posso mescolare il nuovo e il vecchio, immagini realizzate negli anni ’50 insieme con illustrazioni ottocentesche. Posso impiegare ore su internet a cercare immagini e illustrazioni, navigando nelle gallerie pubbliche aperte. Wikimedia è una grande fonte del mio lavoro.

D. Ciò che mi ha colpito maggiormente delle tue opere, a primo acchito, è stata l’atmosfera magica che caratterizza il tuo particolare approccio al surrealismo e, insieme, il contrasto tra la tua provenienza geografica e i colori che prediligi, che suggeriscono una forza dirompente dell’artista che s’impone alle rigidità meteorologiche. È un surrealismo dall’aura mediterranea, ma d’altronde non sarebbe la prima volta che dai paesi d’oltralpe ci s’innamori dell’ex Magna Grecia, dalla testimonianza del diario di viaggio di von Riedesel a quello di Goethe, alla più recente testimonianza di entusiasmo dell’esordio poetico di una professoressa universitaria tedesca, Adriana Heidrun Bomke, con il suo “Wo das licht wohnt”. Che rapporto hai con l’Italia e gli artisti italiani? Sei mai stata in Italia?

R. Sì, sono stata diverse volte in Italia, a Firenze, Roma, Venezia, Napoli… la amo! Tra l’altro sono una grande fan del Rinascimento italiano, amo i vecchi maestri di quell’epoca. Adoro Botticelli, Raffaello, Perugino e Ghirlandaio, giusto per nominarne alcuni. Molti dei miei piccoli pezzi di collage – teste, corpi e paesaggi di sfondo – vengono da loro. Amo l’atmosfera da sogno che puoi raggiungere, mi piacciono i colori, i blu e i verdi che gli artisti usavano in questo periodo. Non sono sorpresa che tu abbia potuto vedere questa influenza nei miei lavori!

D. Adesso una domanda che sfocia nella sfera del personale e del femminile. Sappiamo che hai due bambini e che il loro mondo nutre una parte del tuo. Di recente abbiamo pubblicato su questa rivista la delicata e coinvolgente testimonianza di una giovane editrice neo-mamma. Nell’era delle grandi competizioni, delle velocità, in cui a ognuno è richiesta efficienza e il dono dell’onnipresenza, specialmente alla donna, com’è essere artista e mamma?

R. Essere una madre e lavorare è sempre una sfida, non solo per un’artista! Conosco così tante altre mamme che si sacrificano con il loro lavoro perché non hanno altra scelta. Io sono fortunata a poter lavorare da casa e poter amministrare da me il tempo. Ma non sono un’artista a tempo pieno. I miei bambini sono ancora piccoli, così lavoro quando loro sono a scuola. I pomeriggi appartengono a loro. La parte più stimolante per me dell’essere una madre che lavora è valorizzare il tempo da spendere con i figli senza pensare al lavoro o essere distratti da altre faccende da adulti.

D. Una domanda per gli artisti esordienti che guardano a te ai tuoi colleghi con ammirazione mentre s’interrogano sul da farsi, specialmente in una realtà non esattamente meritocratica come quella italiana: cosa consigli a loro? Quali prospettive ha chi si affaccia oggi nel mondo dell’arte?

R. posso ricordare molto bene quando ero una giovane madre che voleva essere creativa, ma non sapevo in quale direzione andare. 20 anni fa c’erano già un sacco di opzioni, posso immaginare che al giorno d’oggi ci sono così tante cose in più da fare, come scegli? Io talvolta mi perdevo in decisioni sbagliate, perché le mie opzioni non venivano da me stessa e perché non volevo sprecare tempo. Così il mio consiglio sarebbe di prendere il vostro tempo, pensare a cosa realmente volete nel fare arte e a quel punto sceglierlo. E non siate amareggiati alle prime difficoltà. Il successo non arriva da un giorno all’altro.

Catrin Welz-Stein - German Surrealist Graphic Designer - Tutt'Art@ (71)
© Catrin Welz-Stein

 

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Interview to Catrin Welz Stein

Every true and great poetry confirms that the future of every futures will have an ancient heart. Or we would say here, it will have a classic soul to make eco to the complete and limpid outline that can be read between a Catrin Welz-Stein’s answer and another in this interview. And we add that also in this dynamic occasion of verbal reactivity she imposes herself, with grace and sweetness, as an Artist of figurative/surreal/post-modern, between the symbol and the dreamlike report, between Calderon de La Barca and Buzzati, or Chagall’s flying fishes, or Puskin’s great literary fiction, when in “The bronze knight” the horse czar sculpture detach from its base and begins to chase his destitute and rash objector. An affable climax with a double orientation tendency in Art history emanates and captivates us from Catrin’s artwork  (between past and present, classic and avant-garde), now towards the chosen colors and sumptuous softnesses of classic lines of the same Italians recalled in her answers, then towards the magnificent suggestions of European surrealism, with surprising originality and unique creative production. And here the dynamism turns into confidence of details, and the set isn’t a mixture but a harmonious “compound” in which line-color chimism fascinates with universes representations, exclusive output of Catrin Welz-Stein’s creativity, vivid modern fairytales, polychromatic condense of engaging stories, metaphores of dreamlike score in which the strong and unmistakable personal imprint is constant as a coherent signature and however, from an artwork to another one, extraordinary, new, surprising, magic. gs

 

Question. Dear Catrin, your art belongs to a branch named “digital art”, born from the marriage between art and modern technologies that allows to reach original and incisive outcomes bypassing traditional techniques and pictorial graphics. You do not make it a secret when you explain how you obtain your images. Your works are the proof that embracing modernity does not necessarily imply nihilist outcomes or robot-celebrating ones. Artist’s creativity really dies hard. How did you discover this expressive genre and what do you like more about it?

Answer. I was working full time as a graphic designer before having children. This is where my computer skills come from. Propably this is why I chose my artwork to be digital. It just came naturally. Like other artists sketch on a moleskin, I began my creative output with the computer. It is a very intuitive work and the ideas come while creating. I work quite fast and try different things. I combine pieces together and cut them again, I go back and forth, and while doing this a story comes out of my mind. Working digital I am also able to combine different mediums together, like photos and oil-paintings. And I can combine new and old together, images created in the mid-century together with illustrations from the 1800’s. I can spend hours in the internet searching for images and illustrations, browsing through open public galleries. Wikimedia is a big source of my work.

Q. What has struck me more about your works, at first blush, is the magic atmosp­here characterizing your particular approach to surrealism and, at the same time, the contrast between your geographic origin and colors that you prefer, suggesting an explosive energy of the artist imposing on country meteorological rigidity. It’s a surrealism with a Mediterranean aura, but after all it is not the first time that from beyond the Alps countries someone falls in love with ex Magna Greece, from the testament of von Riedesel’s travel diary to Goethe’s one, to the more recent testament of enthusiasms resulting in a German academic professor’s poetic debut, Heidrun Bomke, with her “Wo das licht wohnt”. What is the relationship you’ve got with Italy and Italian artists? Have you ever been in Italy?

A. Yes, I have been several times in Italy, in Florence, Rome, Venice, Tosca, Naples… I love it! Furthermore I’m a big fan of the Italian Renaissance, I like the old masters of that time. I adore Botticelli, Raffaello, Perugino and Ghirlandaio, just to name a few. Many of my little collage pieces – heads, bodies and background landscapes – come from them. I love the dreamy atmosphere you can achieve, I like the colors, the blues and greens the artists used in this time period. I’m not surprised you can see this influence in my work!

Q. Now, a question flowing into personal and female sphere. It’s known that you have got two children and that their world nourishes a part of your own world. Recently we’ve published in this magazine a delicate and engaging young editor neo-mother’s point of view. In the age of big competitions, of velocity, in which to everyone it’s requested efficiency and omnipresence skills, especially to women, how does an artist live her being mother?

A. Being a mother and working is always a challenge, not only as an artist! I know so many other moms who struggle with their work because they have no other choices. I’m lucky I can work from home and can manage my time by myself. But I’m not a full time artist. My kids are still young, so I work while my children are at school. The afternoons belong to them. The most challenging part for me being a working mother is to spend valued time with the kids without thinking of work or being distracted with other adult things.

Q. A question for beginner artists that look at you and your colleagues with admiration and ask themselves about what to do with their own work: especially in a reality not so meritocratic, such as in Italy, and not only… what would you like to advice to them? Which prospects, which future do you see for those who begin to make art today?

A. I can remember very well when I was a young woman who wanted to be creative, but I did not know which direction to go to. 20 years ago there were already a lot of options, I can imagine nowadays there are so many things more to do, how do you choose? I lost myself sometimes in wrong decisions, because of opinions not coming from myself and because I did not want to waste time. So my advice would be to take your time, think about what you really want in doing art and then go for it. And don’t be disappointed when you struggle first. Success does not come over night.

 

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© Catrin Welz-Stein

 

Giulia Letizia Sottile

Giulia Sottile è nata e vive a Catania, dove ha compiuto gli studi e ha conseguito la maturità classica. Laureata in Psicologia e abilitata alla professione di psicologo, non ha mai abbandonato l’impegno in ambito letterario. Ha esordito nella narrativa nel 2013 con la silloge di racconti intitolata “Albero di mele” (ed. Prova d'Autore, con prefazione di Mario Grasso). Seguono il racconto in formato mini “Xocò-atl”, in omaggio al cioccolato di Modica; il saggio di psicologia “Il fallimento adottivo: cause, conseguenze, prevenzione” (2014); le poesie di “Per non scavalcare il cielo” (2016, con prefazione di Laura Rizzo); il romanzo “Es-Glasnost” (2017, con prefazione di Angelo Maugeri). Sue poesie sono state accolte in antologie nazionali tra cui “PanePoesia” (2015, New Press Edizioni, a cura di V. Guarracino e M. Molteni) e “Il fiore della poesia italiana. Tomo II – I contemporanei” (2016, edizioni puntoacapo, a cura di M. Ferrari, V. Guarracino, E. Spano), oltre che nell’iniziativa tutta siciliana di “POETI IN e DI SICILIA. Crestomazia di opere letterarie edite e inedite tra fine secolo e primi decenni del terzo millennio” (2018, ed. Prova d’Autore). Recentissimo il saggio a orientamento psicoanalitico intitolato “Sul confine: il personaggio e la poesia di Alda Merini” (2018). Ha partecipato a diverse opere collettanee di saggistica con contributi critici, tra cui “Su Pietro Barcellona, ovvero Riverberi del meno” (2015) e, di recente, “Altro su Sciascia” (2019). Dal 2014 ricopre la carica elettiva di presidente coordinatore del gruppo C.I.A.I. (Convergenze Intellettuali e Artistiche Italiane); dal 2015 è condirettore, con Mario Grasso, della rivista di rassegna letteraria on-line Lunarionuovo. Collabora con la pagina culturale del quotidiano La Sicilia.