RICORSI
OVVERO: PARENTI IN SICILIA
Ma quando e che dirai?
Sei tu per me la forma
dove tutto risiede nel buon calco
m’annido a questo nido
altro aggiungo e m’impone
la tua presenza come disciplina
l’animo si dispone alla tua ombra
e sia distesa certa
l’anima e il tempo accanto
al tuo domani il fiato sarà pieno
e la tua voce attingerà più luce
tra sole e luna, quel mio scritto antico,
tra i poeti poeta tu
non sai l’invidia
la protervia il passo lungo
in brodi di calunnia i forni
ove cuoce gran pasto per la folla.
Ma che dico e non sai?
sono le scarpe strette coi parenti
più stretti sono loro a farti male.
L’ironia come un balsamo
tu allora impegnerai la mano
sull’avambraccio per saluto
con Clizia in Machiavelli
l’atto primo concluso fatto storia
scena seconda…
e dio li abbia in gloria.
M’IMMERGO
Tarda il conforto
montano i pensieri
trombe e sirene invano
conoscenze recondite e future
come gioco agli specchi a mezzogiorno
il piacere segreto del delirio
ma solo per non cedere al fastidio
riconoscendo l’alibi e il contorno
tra dubbi e padri morti se le madri
gli amici gli occhi ladri
si nascondono a concimare ansie.
Tu che mi pensi sai quando certifico
nell’ironia se parlo della morte
se inseguo le mie ubbie generose
come lo sono gli aspidi nel sole
e tu credi che muoia la speranza
in chi mai si è arreso?
È la tua danza a darmi e dirmi
sono le parole nel solco musicale
il profumo e il parlarmi la conchiglia
come sempre nel mare
… e io m’immergo.