Al momento stai visualizzando Il risveglio di Giambattista

La lontananza aveva scavato solchi profondi nell’animo di Giambattista. Un animo delicato. E forse per questa ragione fin da bambino aveva sofferto in silenzio. In silenzio per soffrire di più. Avrebbe potuto parlare, si sarebbe alleggerito di tutta la tensione che di giorno in giorno aveva accumulato e sicuramente la sua vita sarebbe stata altra.
La prima ferita per il bambino era arrivata in coincidenza con il primo giorno di scuola. Scuola elementare classe prima, con la maestra Giardinelli. I genitori non gli avevano fatto frequentare l’asilo perché il più vicino alla loro abitazione era a cinque chilometri. Si poteva dire che la prima occasione per socializzare con coetanei Giambattista la aveva avuto proprio quel primo giorno di scuola quando la sua attesa di una atmosfera nuova era destinata ad aggravare la sua condizione di sensibile incompreso. L’attacco che non avrebbe mai potuto immaginare gli giunse dal biondino con i capelli ad ali di farfalla e gli occhi celesti. Io mi chiamo Lello e tu? Io Giambattista, aveva candidamente e correttamente risposto.
Lello aveva dato impulso a una immediata e fragorosa risata, e per tutta risposta aveva cominciato a recitare ad alta voce una filastrocca che probabilmente qualcuno a casa gli aveva insegnato. “Giambattista Giambattista / carbonaro e realista / e segnato nella lista / dei vigliacchi e traditori / Giambattista Giambattista / carbonaro e realista / corri e corri sulla pista / ma in galera finirai”. La vittima del sadico coetaneo rimase impietrita, nemmeno in questa occasione così feroce quanto gratuita di un mocciosetto incosciente Giambattista ebbe un moto palese di reazione. Palese no ma interiore sì e devastante.
Il mutismo di cui era stato sempre protagonista autolesivo non aveva cambiato formula, né effetto.

Da questi prodromi dunque prese stimmate ciò che segnò per sempre la vita di Giambattista fino al giorno del suo incontro con Matilde, la figlia del dolciere di Piazza del Popolo, Tino Pappalardo, detto “Il gelataio”. Matilde aveva sedici anni e Giambattista venti, quando si conobbero e si promisero amicizia. E sarebbe ozioso per i lettori tentare di ricostruire a mo’ di diario tutte le vicende che si alternarono tra i due giovani, dal momento che, proprio dall’indomani del loro incontro e della promessa di “amicizia eterna” reclamata da Giambattista nello stringere una mano di Matilde, fino al giorno della inaugurazione del ponte sullo Stretto di Messina. Giorno storico per la geografia, si potrebbe esclamare, giocando a evidenziare quanto aveva potuto dopo un secolo di tentativi, far cambiare qualifica alla Sicilia, una volta incementato il suo suolo con quello dello Stivale Penisola. Dunque la storia del Ponte sullo Stretto di Messina nel giorno della sua inaugurazione si intreccia con quella della storia della vita di Giambattista in modo tutto originale per cui vale la pena, questa sì, raccontarla in breve.
Non avevamo evidenziato che, proprio all’indomani del giuramento di amicizia, che Giambattista non aveva chiesto senza una precisa ragione a Matilde, questa sarebbe partita da Messina al seguito della propria famiglia perché il padre Carlo Pappalardo detto “il gelataio”, che tutti in città conoscevano per la sua pasticceria in Piazza del Popolo, aveva da un paio di settimane impiantato sull’altra sponda del mare, a Reggio Calabria, il suo laboratorio. Il trasferimento dell’attività non avveniva a caso ma dopo oculati calcoli su vantaggi e svantaggi. Ma non è questo l’argomento che vogliamo raccontare nel suo particolare di forte impatto, ma è la conclusione della svolta che avvenne e come avvenne nella vita di Giambattista.
Partita Matilde e la famiglia, erano trascorsi cinque anni dal giorno del giuramento di “amicizia eterna” quando Matilde aveva scritto l’ennesimo messaggio d’amore a Giambattista, inneggiando al Ponte che da lì a poco sarebbe stato inaugurato e che sarebbe stato il tramite magico di potersi rivedere dopo tanta lontananza. Ebbene? Con quale espressione di giudizio si potrà definire la corrispondenza sentimentale tra i due giovani che pur abitando a pochi chilometri in linea d’aria non si erano più incontrati da quel lontano giorno dell’amore a prima vista e del giuramento?

Quella fatidica e storica mattina al momento del risveglio Matilde aveva scritto il suo consueto sms a Giambattista “Buongiorno mio dolce amore lontano, mi sto svegliando con la festa negli occhi che hanno seguito sul piccolo schermo la cerimonia inaugurale del Ponte e ti vorrei qui adesso che non ci separa più il mare dello Stretto, fin dal prossimo mio risveglio, domani, ti vorrei qui da abbracciare e accarezzare.”
Incredibile l’effetto di quel messaggio sull’emotività di Giambattista che, vestitosi di gran fretta con altrettanta impetuosa verve, raccolse quanto ritenuto necessario, e collocandolo in un borsone corse a salire sul pullman Messina-Reggio che sarebbe partito da lì a pochi minuti. Sul ponte la velocità del pullman accelerava tra le stupende immagini del mare sottostante abbacinato dai riflessi del sole mattutino e Giambattista già era con il cuore accanto alla sua Matilde, che nel suo risveglio lo accarezzava e baciava. Il raccordo della testata del ponte con l’asfalto sulla strada della terraferma sull’altra sponda, era segnato dalle gobbe frenacorsa e il pullman trasmise il sobbalzare delle ruote al posto dove Giambattista era seduto abbracciato al suo sogno. Un sobbalzo forte e nemico, tale da produrre il brusco risveglio di Giambattista che per un momento spinse entrambe le braccia a stringere il vuoto di sempre della sua stanza.

 

(Continua…)

 

ponte-di-messina