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A. Modigliani, Nudo, 1917

 

A. Modigliani, Nudo, 1917
A. Modigliani, Nudo, 1917

 

È il battito che simula tamburi o questi ritmano il tum tum del muscolo? L’amore come moto. “Ciatu di lu me cori” [1] avanza il canto, trillo passionale, popolare. Le corde pizzicate. “Mi votu e mi rivotu” [2]. Il sospiro è l’intermezzo e il sogno fa da culla, mentre Ecate incarna l’astro suo, protettore. Lume. Confidente silenziosa. “Quannu la vita mia finisci e mori” [3]? Quale morte può esser morte. Il semplice silenzio, il lotofago incedere. Lo è, forse? Forse, lotofagia, dimenticanza e asservimento son pari all’affievolirsi del lume. La luce del pensiero, del risveglio attivo. “Lassati stari, nun durmiti cchiui”. L’innamorato necessita il volto, specchio del suo desio. Lo necessita, richiede “na taliata”, dalle strette vie, ove la vista, parzialmente occlusa mostra pareti e balconi. Lungo le strettoie del pensiero si affaccia il desiderio dello sguardo. Bisogna sporgersi per esser desti. Bisogna destarsi per concedere l’amore. La stasi delle florescenza è una Proserpina rapita, criogenesi primaverile. I fiori, sono bottoni, tondi e amari e i pennuti, stanchi, anch’essi. Forse, in attesa, non cantano. Non possono adulare la fatica, il ristagno. Attendono il risveglio, come l’innamorato. Ma s’egli indugia, trepidante, l’amata, in sonno, cosa sogna? Saranno turbolente le sue ore, travagliate, o il candore cullerà le sue gote? Sarà il sonno del giusto, innocente. Sarà il sonno dell’oppresso, del respingente klimtico da Bacio. Forse l’onirico dell’adorata creerà, e creando, genererà vita al suo destarsi. O forse, il sospiro incresperà la notte. L’attesa, struggente e malinconica, l’attesa è anch’essa sogno? E se attendere equivale al sognare, il sogno può esser paragonato alla tredicesima carta? La falce è simbolo, potente e suggestivo, dalla duplice accezione. In negativo equivale al termine, in positivo è rinascita. Rovescio e dritto d’uno stesso elemento, pluridecorato. Se, dunque, l’equivalenza viene estesa, l’attesa (sognante), indica la conclusione d’un ciclo e l’esordio d’un nuovo. Ciclo. E se la regolarità diventa prova, ecco il ritorno dell’astro protettore notturno, confidente d’amanti. La Luna, nel suo ciclico metamorfismo testimonia come al nero della “nuova” subentri sempre il fulgore della piena. Le falci saranno intermezzi, tra l’oscuro e il lume. “Lu suli è già spuntato ni lu mari” [4]? Alcuna morte può esser morte se non concede una rinascita.

 

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[1] Parole tratte da “Cu ti lu dissi”, Rosa Balistreri;

[2] Da “Mi votu e mi rivotu”, canzone popolare siciliana;

[3] Ibidem;

[4] Da “E vui durmiti ancora, Formisano –Calì, 1910.