La calmerìa della natura
L’ombra dei gelsi bianchi il suolo macchia
vestiti e mani quando luglio sbianca
la terra stanca e i passeri son sazi.
Questo un po’ detto antico non conforta
ansie e galline erranti nel fogliame
secco al suolo non c’è baco né trave
e la mia mano già si tinge invano.
È calmerìa preludio di tempesta
non resta che la spiaggia e l’ombrellone
il solleone anch’esso imbianca i muri
e quando il sole brucia il suolo bagna.
Ecco perché l’umanità si lagna
dopo i danni e i solleciti scaduti
nell’occhio del ciclone il gelso piange
e lacrime son macchie
vestiti e suolo quando luglio sbianca.
Estemporanea parenetica
Alfa/beta o beto non s’aggruma
mai s’incolla nel cielo sciame o stormo
se s’invola compatto un passerame.
L’uomo sappiamo come si difende
lupo o volpe ma avrà le sue paure
le colpe sulla croce o le congiure
senza un’elica in moto s’appassisce
rispettando le strisce pedonali
uguali in tutt’e cinque i continenti.
Sara Smigòro, 07 / 03 / 2020