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soldi-stesi

 

Bobilubo Bobi Dilaniato dal Nobel accettato, ha accettato l’albero della Cagna Cucca e sott’a chi tocca i fili muore. Il taglio per accetta sinonimo di macete sequestrato dalla polizia scientifica era finito sotto cenere e paglie con nespole immature del Giappone giallo-scure. La scure dunque, affilata presso l’affittacamere della stessa contrada dei fatti, s’impone alla cronaca schietta, giust’un po’ senza darsi al quiproquo. Ed ecco perché trionfa il privato nell’azzurro perlinato della stanza dei biscotti!

C’è una sfera che ci aspett’a ogni sera negl’inverni più gelati col camino acceso e la fionda del  bersagliere in congedo, un vecchio calendario del carabiniere, un preziosissimo violino Stradivario tutt’appesi alla parete. Il sipario si chiude e voi entrate a scoprire la delizia più sontuosa della posa spensierata. Chi lo vieta? Eppure, cari amici tra i più cari, nemmeno giust’a questo può pensare chi va faglio-a-denari mentr’invoca terni al lotto o un general complotto di generosi usurai donatori di euro a piglio e me li porto.

Il denaro è l’anima dell’Universo e ha inaugurato i compensi per il mestiere più antico del mondo. E tu, proprio tu, non fare il tondo a maschera rubizza da vecchio cardinale in disarmo e mela vizza, tra vizi serotini, mattutini, come capita e sia da degnissimo maiale di chiesanostra. È un tutt’uno il rafforzare piloni di cemento armato col fiato stento dei poveri impiegati e pensionati che pagano le tasse con amore contro l’odio evasore delle grandi ali di chi porta all’estero i propri capitali.

Tu, Cornelio polizza scaduta, protervo nel rifare scenamuta, poggi spalle allo stipite centrale, giudichi dove è il bene e dov’è il male, incapace di tagliare un melone, te lo dico in toscano: sei malvone! Quando prendi chitarra e te le canti e suoni queste antiche canzoni da sonnifero e da riformatorio, e vai ramengo a un pasto d’indigenti, al cottolengo. Oh, vergogna, quel portone scheggiato e quel cosfimetro adattato a fasometro e ministri come ceffi sinistri insediati a spingere con lunghe stanghe il fumo che le banche emettono a sternuto sul popolo cornuto e bastonato.

Sestilio Trottapiano (colonnista toscano)