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Una giacca estiva bianca
elegantissima
colorata dagli ultimi raggi
del sole morente
sulla Terrazza Martini.
Mi spingi verso il bancone
mi porgi un bicchiere
per scuotere la mia aria smarrita
quella mutria di ragazzo provinciale
con sulle spalle un bagaglio di miseria.

È un mio compaesano Vittorio
scrive poesie dici al tuo vicino.
Fosti impotente contro
la mia introversa timidezza
e poi con quel mio perdermi in politica
e in sterili polemiche.

Abbandona la sabbia siciliana, la musica il
miele
degli arabi e dei greci,
rompi i dolci legami, questo torbido
latte delle radiche,barcellona pozzo di gotto
discendi in mare regina sonnolenta
verde bestia con braccia di dolore.

La tua agave
Bartolo
le tue mosche del meriggio
il tuo whisky
le tue sigarette
la tua voce fraterna
signorile e fragile
di dandy francescano
in quegli anni Sessanta
poi l’aria secca del fuoco
l’osso l’anima
il torbido luminoso slancio metafisico
Ada Elisabetta
le tue gioie
il tuo ritiro a Vigliatore
le idi di marzo
l’allodola ottobrina
le tue amarezze
il sibilo stanco dei polmoni.

La tua vita fu uno specchio vero.
Scusami con Sereni se ancora v’incontrate.