I
COGENDI
I nonsenso cogendi in doppia fila
(una pila a contridere i più dotti)
sono motti-sciarade vomitate a faitù
nel generale nonsense della vita.
La poesia è l’arte nel bicchiere
se rivela la botte. Ma non spieghi
non preghi. Affranta o dolce
siano bisbocce, tarallucci e vino
tra lontano e vicino le sue ciance
mal di pance o di cuore solo il lemma
il suo vero signore stratagemma
il nonsense tra parole dense
umili a piegarsi a bizzarre misure
tra casi e congiunture come vita
la poesia è una puttana monaca
mai vestirla da cronaca.
PERCHÉ
II
Molto altri non sia quali perché
prudenti ombre schembe abbordano
ma nel filo c’è corpo spesso
adesso si concilia ogni reato verde
per tutti è il prato e l’ombre
scemano oltre le transenne dileguano
speranze affetti amori clandestini
come vini svaporano stappati
al sole sul nonsense che accelera
sui rifiuti non fiuta e fiata amara
la tara ereditaria imbratta brancola
delira senza mira al guadagno come ragno
su marmo levigato e bianco
né digiuno né stanco
un po’ ritroso.
INFINE
III
Il canto e i dopocena il tango…
tutto dedico a te farfuglio gloria
e torcicollo al vento nell’aurora
tra lusco e brusco evito i rigori
i venti freddi le cipolle bianche
le ipocrisie benigne le scommesse
stravinte le ope popolari uso coop
a divise monetarie e i dentisti
le banche per re-fugium peccatorum
un intruglio un miscuglio a bevipopolo.
L’amore sì, qualcosa accende e sbriciola
ma in due s’aggravano le spese e le ansie
e i figli sono incognite celesti:
investi e puoi fallire.
E allora non fermarti ai dopocena
al tango evita l’usato e i preti erbivori
chiudi gli occhi rilassati sorridi
sono altrove i tuoi lidi
convertiti al nonsense.