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L’architetto Francesco Baracca (Chicco, per gli amici) è un ciclista formidabile e un conversatore brillante. L’urbanistica è il suo forte, e Chicco dà il suo meglio nel primo miglio, tra lungomare stazione e porto. Dalla sella della mia bici faccio fatica a stargli dietro, mi manca il fiato per tenergli testa.

Come un novello Duca di Camastra, Chicco traccia bisettrici e disegna nuovi boulevard; immagina rotatorie elaborate; giardini verticali; nella  città dei suoi sogni ci sono anche funicolari orizzontali e verticali.

Ovviamente, della città di adesso vorrebbe cambiare tutto.

“Quello lì, lo vedi? …”, mi indica l’antica dogana, il casermone giallo subito dietro gli archi della marina. “Quello lì sarebbe perfetto” aggiunge.

Non capisco; chiedo lumi con lo sguardo.

“Ma sì dai che hai capito … ti ricordi Goteborg? … il mercato del pesce … eravamo insieme!”.

La memoria mi soccorre, penso alla scorsa vacanza insieme in Svezia: rivedo il lungo molo squadrato, la statua in bronzo, e proprio di fronte alle barche da pesca il grande magazzino con le travi in legno; dentro, ordinati in fila, tutti i box con il pesce in esposizione; più in fondo al magazzino l’ampia scala e il piano rialzato con i piccoli ristoranti di pesce.

“In effetti …” provo a rispondere “… in effetti, sì, sarebbe perfetto”.

Mi manca il fiato, ma ho capito il sogno di Chicco; ne abbiamo parlato altre volte: vorrebbe togliere la pescheria da dove è adesso, spostarla dentro al casermone.

Il disegno urbanistico di Chicco è più articolato, e me lo spiega mentre provo a stargli dietro tra la stazione e il lungomare.

“Sai cosa ci hanno messo dentro il casermone?”

Faccio di sì con la testa; di più non riesco; ma Chicco si dà lo stesso la risposta: “Ci hanno messo dentro negozi di souvenir e uffici per il turismo! Capisci?”.

So già dove vuole andare a parare; tra un po’ mi dirà che i negozi di souvenir e gli uffici per il turismo dovrebbero stare lì dove adesso c’è la pescheria; poi verrà il turno degli amministratori comunali, incapaci di una visione organica della città. E’ tutta colpa loro se il mercato del pesce è in pieno centro e i negozi di souvenir e gli uffici per il turismo dentro al casermone.

Vorrei potergli dire che ho capito la sua utopia, ma preferisco risparmiare il fiato.

Adesso siamo arrivati al lungomare.

Questa volta anche lui non parla: bisogna concentrarsi, occorre scansare i pedoni che affollano la pista ciclabile.

Ci siamo cascati di nuovo, era meglio proseguire sulla strada.

Chicco è davvero un grande atleta, ne sono ammirato: mi ha staccato già di varie lunghezze e trova pure la forza per imprecare contro i pedoni che dovrebbero stare sul marciapiede.

Mi concentro sui pedali e lo raggiungo; insieme scartiamo di lato e abbandoniamo entrambi la pista ciclabile in favore della strada. Altri ciclisti ci hanno imitato.

Anche Chicco adesso sente la fatica, e tace.

Continua a mancarmi il fiato; ma, con i pedoni sulla pista e noi sulla strada, forse pure Chicco ha capito, senza che glielo spieghi io, perché la pescheria resterà dov’è e i negozi di souvenir e gli uffici per il turismo rimarranno dentro al casermone.

Ausilio Ignazio Lotti