…notte più buio inverno giorno di festa attende mio sonno mio risveglio dentro fervido tepore mio come d’amato ventre come d’estate insonne altrimenti gelide lenzuola piccolo letto ampi pensieri pochi anni la vita quando del sogno le sembianze assume ancora d’allora pur resti nell’oggi che rimanda quando lunga notte di vigilia aspetta doni e rare vere liete sorprese alla corrugata mente un tempo libera e fanciulla donava calore a vampe bruciando i tempi e le attese covando come cenere ottunde ultima brace ardente per consegnare algide albe agli occhi lucenti d’intesa con l’intero universo che ti accolse in grembo della madre allattante come fosse tua casa spelonca improvviso rifugio della magica notte ove nacque l’umano risveglio al vagito del più nobile figlio carpentiere maestro putativo fattore dell’umana sembianza riflessa nella madre come mia che mano normanna teneva nera teoria di grani saraceni rimandi uniti dai millenni e d’anelli come l’oro dei giorni devoluti all’attesa portata con gioia col mesto pregare simulante canto d’avvento rosario col suono cornamuse piangenti che poi balzavano come inattese ai fanciulli note di finale allegria che la danza sanciva certezza dell’arrivo sicuro del tripudio maggiore nostra fede remota come stella al mattino che svanendo magnetica comunque c’indirizza tragitto di fiducia e pietà sempre scarne parole saranno per portare all’umano il messaggio ribadito ogni anno alla notte possente del macigno cadente che dal fondo risorge con la rossa bandiera dell’amore d’umano e divino sentire in quell’unica imago che conforta tra le spine pungenti dei fili a tensione prigionieri rigati gli smarriti silenzi richiamati da dolore e disprezzo omo omini lupus menzogna che sarcasmo spingeva gli schiavi al coatto lavoro rende libertà scaturente ludibrio nella terra polacca giorno della memoria dolore vinto come allora e dovunque dal profondo avvertire nel grembo esistenza nascente percepita pure piccoli segni interni affondo provare cosa natale resta se dell’amore nulla sovviene nella contemporanea ventura ancora può rinascere speranza ogni dicembre al fine quando notte più lunga porta dubbi e sentenze disperate condanne alla greve esistenza di materia pensante se si stacca dal divino sentire e trovare tra le righe di ogni triste e trita canzone il tripudio per la vita nascente che racchiude la speranza di essenza e di viaggio da lontana contrada e provenienza anche noi come maghi d’oriente ogni giorno viaggiamo traversando terre-mari e deserti come sempre a ricerca del più giusto e del vero che racchiuso potrebbe ogni cuore recare oltre limite vano a risorgere mai noi riusciamo a pensare non credendo reale ogni sogno d’amore men che ancora supremo restiamo come bove e somaro a soffiare calore non riuscendo a capire quale sorte profonda ci riserva indifeso essere presente nascimento regale tra le mura di stalla quando cassone di ferro sottomette il vagito a lamento stridente di meccanica cosa destinata a cadere tra il rifiuto ed il diniego disperato di madre buio fondo melmoso dove mai giungerebbe della stella cometa anche lieve sfumare cercheremo ogni-dove altri veri tangibili segni che è rimasto qualcosa della rara glaciale polvere discendente da stelle vaghe sghembe ondulanti per il vento freddo dolore che ti bagna le ciglia poste all’alto a cercare altro segno divino che su terra abbiam perso la traccia come foglio mancante del perduto discorso e del patto segnato che ci unisce al sublime non sapendo a memoria le sue sagge parole che del verbo son piene come mela granata nell’ottobre maturo le sementi a lanciare per le umide terre solcate gravide arate al vento sole fradice zolle vitali brulicanti d’ogni forma esistente che nel fondo di terra disconosce il suo cielo a cui giugno all’opposto alzerà la speranza feconda del suo sole e dell’oro le messi che ripaga il sudore e le notti d’insonne travolgente passione che nascituro comporta sangue carne calore piccolo seme riconduce al mistero di materna pregnanza oggi guerra presente di nuovo ci insegna a ritrovare vero natale santo non luci e fiocchi affannosa ricerca di banale presente regalo ben diverso ci diede la gran madre di dio purgatorio accompagna che madre nostra è diviene in ogni vagito e conforto che diede al seno caldo tratto dal latte e dal sangue che uniti riporranno il messaggio alle ere future con genetico segno ricco e silente di arcane parole che ripetono al dunque finale che ci porta ogni vita rimandare al mittente ogni dubbio e rancore di chi madre non ebbe e negato fu amore piangendo nacque anche lui figlio dell’uomo nel buio della notte dolce flauto pastore pospose adeste in altre ere e contrade ogni grido e dolore che nascendo prendiamo ad ostaggio presente di future armonie che materno sentire ci segue finanche nelle ore finali sapremo che per nulla è perduto il messaggio perenne di granitica mole ogni giorno nasciamo con in fronte il destino che la madre ci diede a modello della santa giornata fredda algida luce che seguire dobbiamo per umano destino al migliore sentire che diviene esistenza madre nostra nel cielo ci trarrai con letizia pure all’ultima ora unisci in gloria al piangere sommesso al vento come vele lontane navigammo pensieri e ricordi di chi seguirà nostro tratto felice come festa solenne giungeremo alla meta ringraziando il segnale della stella cometa vita d’arco nel cielo che ravviva i materni calori nella gelida notte che sereni ci accoglie come commedia madre ultimo canto
Il Natale. L’enormità del mistero, unito alla vastità dei ricordi, non poteva che sgorgare come Amenano fiume carsico che ci ricongiunge al cielo: un flusso lieto di parole che porta amore umano e supremo. Il sogno di una notte antica. Il frutto della Madre Santa che monda l’umanità dolente. Un corso lieto e forte di vita e parole, che solca anche la granitica coscienza laica di un essere umano.
IN LIBERTA’ PRIGIONIERI
2021, corriamo verso un incerto futuro
Domenica 08.08.988.
Berlino dentro il muro.
Innumerevoli e felici matrimoni.
Credendo tutti nella favorevole
astrale convergenza,
in migliaia unirono i destini.
Berlinesi d’ampio respiro,
inebriati dalla loro stretta e compressa
“Berliner luft”.
Bolidi inauditi sfrecciavano
nei brevi confusi tragitti,
sempre alla fine occlusi.
Prodigiose serie e modelli,
veicoli sconosciuti al resto d’Europa.
Portentosi meccanici cavalli
che erano lanciati
al certamente breve galoppo.
Senza limiti di codice
era la folle corsa,
che nel muro comunque finiva.
Potevamo soltanto supporre
era tutto un effetto
della grande coercizione,
di cemento e filo spinato.
Che era comunque prigione.
Nell’enclave di libertà.
Oggi nel mondo intero
corrono disperati gli umani.
Che, sempre e soltanto sappiamo, è sfogo
di un senso di crescente oppressione,
che non per forza
deve essere prigione o quarantena.
Piccolo è il mondo,
come grande prigione ci comprime,
nella ormai certa assenza
di un decente futuro.
Anche spericolati vecchietti
sfrecciano su antichi e rari modelli,
come per non farsi afferrare
dal contagio di morte.
Fine anno diventa, fine soltanto.
Inutile fuggire,
sapendo che non c’è più dove andare
a cercare ristoro, dovremmo
finalmente capire che l’unica scelta
rimane restare a guardare,
con amore crescente,
l’uomo e il suo mondo,
che è il nostro, di tutti,
per cercar di salvare
quel che resta del bello,
del sensibile e vero.
Francesco Nicolosi Fazio
*
FRANCESCO NICOLOSI FAZIO: Nato a Catania nel 1956 di professione ingegnere ambientalista.
Durante il periodo universitario scrive e recita (anche con rielaborazioni da Fo) testi di teatro, partecipa come ttore nel film “Kaos” dei Fratelli Taviani, collabora con “L’Ora” di Palermo.
Conseguita la laurea scrive articoli a tematiche ambientali nel settore di sua competenza.
Pubblica sulla rivista “Sipario” la tragedia “L’impero” ed è registrato tra gli autori italiani.
Pubblica un libro di aforismi (a firma congiunta) dal titolo “Dal foro” con prefazione di Umberto Broccoli, per la casa editrice di Pio Baldelli.
Pubblica il romanzo “K 3.030” per la casa editrice “Prova d’autore”.
Pubblica, su cataloghi a diffusione nazionale, poesie ispirate ad opere d’arte, in occasione di mostre.
Collabora a pubblicazioni di opere letterarie.
Collabora con la rivista Primafila, poi con la rivista In Scena, di cui è tra i soci fondatori, sempre come critico cinematografico e teatrale; con la rivista Lunario Nuovo come opinionista.
Ha scritto due sceneggiature inedite, partecipando a concorsi nazionali.
Ha scritto un romanzo inedito. Ha dato inizio al suo quarto romanzo.
Per i tipi della Casa Editrice “Prova d’Autore” ha pubblicato il romanzo “Spaghetti Viet-nam”.
Già Consigliere dell’Ordine e Presidente della Libera Associazione Ingeneri, organizza proposte ed eventi culturali nel campo del territorio, dell’architettura, dell’arte (con interventi critici sulle opere) e della letteratura. Tra cui, da quasi vent’anni, il suo progetto di Pace “La Piazza delle Tre Culture” per l’incontro tra le tre religioni monoteiste.
Dal 2016 è opinionista presso “Articolo 21” organo dell’Associazione della Stampa.