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Anche noi affondammo silenziosi

Sperso nell’antico giorno, santo
imbalsamato a gemere litanie sommesse,
riconosco i soprammobili di questa terra…
i morti in croce le prefiche a lutto
il sordo ringhio della lupara
che ha falciato la sua preda.
Riconosco i cieli di queste nostre estati
sorde di cicale tra le zolle riarse.
 
Anche noi affondammo silenziosi
nel nostro lutto, quando la valle tremava
al grido del cane che in fondo al pozzo
si accoppiava con la luna.
 

A te ancora ritorno

L’alba limava le catene
e le marce erano zoccoli
rotti sulla carne dei ciottoli
un improvviso accendersi
di litigi
coi respiri della sera.
Ma dove mi manchi
ancora avvampa l’inverno
sulla cenere dei carboni
 
e sono spazi gesti
che mi sorprendono
insoliti ritmi di sogni
ricuciti
a un insonne scorrere
di arida pena.
 
A te ancora ritorno
mentre trasloco il pensiero
sui gesti da spendere
se misuro gli incontri
che mi sconfortano
sul seminato
del tuo pallido orto.

La sera li intrattiene

A Settembre i colombi
sconvolgono
i nidi dell’estate
spiumando orgogli sopiti
impertinenze leggiadre
e lontananze d’incontri.
 
La sera li intrattiene
scapoli di vocazione
perché un vocabolario
è diventata la loro vita
inutile da consultare.
                           Salvatore Bommarito