“Il volto e l’anima- L’anima e il volto”-
due elementi inscindibili simbioticamente connessi nelle opere di Andrea Todaro

Andrea Todaro

L’artista nasce a Catania il 18/07/1976 , diplomatosi al Liceo Artistico di Catania nel 2002 e poi al Corso di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Catania nel 2007, si abilita nella stessa materia nel 2009.
Partecipa a diverse rassegne di pittura, grafica e arte, fra questi “Miti e Visioni variazioni sul tema” a cura del prof. Bruno Antonio a Scordia, nel 2006 viene selezionato alla V Biennale di pittura “Felice Casorati” nel 2006 a Pavarolo (To) .
Nel 2007 partecipa a varie esposizioni: la “Rassegna Internazionale di Incisione Contemporanea la Cittadella dell’Oasi di Troina”, la collettiva di pittura “0/3 Giornata del Contemporaneo- Nuove Firme/Nuove Forme” svoltasi presso la galleria Arte Club di Catania ( nella sezione di Incisione), al progetto “Un campo… per nutrire la gioia dello sport” per l’associazione A. D. I. – Onlus presso le Ciminiere di Catania, alla mostra collettiva “Agrigento arte- III Mostra mercato d’arte Contemporanea” presso il Palacongressi di Agrigento.
Nel 2009 partecipa alla collettiva di pittura presso l’Istituto Emilio Greco di Catania e alla collettiva “I giovani e l’arte” presso l’Istituto Europeo per la promozione Arte Contemporanea con la Galleria Virgilio Anastasi di Catania.
Nel 2010 partecipa alla collettiva di pittura “Ex Voto” svoltasi presso il “Bruca Studio” di Catania e alla collettiva di pittura e grafica del comune di Aci Catena.
Nel 2011 partecipato alla collettiva “Sicilia come Metafora” presso lo “studio DR Spazio Visivo Arte Contemporanea” di Roma.
Nell’anno accademico 2009 /2010 insegna Tecniche dell’Incisione presso l’Accademia di Belle Arti e Restauro Nike di Catania.
Attualmente è in corso la mostra “L’anima e il volto” curata da Antonio Bruno, aperta dall’ 8 al 18 Ottobre a Ragusa, Via Ecce Homo 251.

La tecnica
Storia di un segno come “ rappresentazione, espressione e astrazione”

L’artista procede da uno studio metodico dell’anatomia attraverso il disegno per giungere così alla tecnica della pittura ad olio, tutto ciò non avviene con animo scientifico indagatore asettico, ma bensì con partecipazione, nella scelta delle gamme cromatiche si intuisce la voglia di animare anche ciò che è statico, di renderlo vivo, reificarlo.

La pittura

Esplorando le varie tecniche l’artista ripercorre le tappe della valenza ermeneutica del segno di cui è profondamente consapevole, ma lo fa tecnicamente modulando le tre componenti di esso: rappresentazione, espressione e astrazione.
Il segno grafico denota molto la valenza rappresentativa, sia esso realizzato con la matita sia col pennello, nel primo caso sarà un dolce filo che avvolge le forme e le veste al tempo stesso, senza mai opprimerle, come se fossero sculture create da fili di seta o di sabbia.
Sfiora dolcemente le forme con la matita, con un uso soave del chiaroscuro e delicatamente sapiente delle velature nei dipinti.
Il segno inteso come traccia è “contenuto”, in quanto lascia trasparire la gestualità intrinseca e fondante sempre in maniera sospesa come una nota trattenuta che si muove nel silenzio, un corda di violino appena pizzicata, tenuta e dolcemente lasciata.

“L’incontro” (olio su tela) 2008

La linea
incontra la forma per sposarne l’essenza,
si veste di grigio
risvegliando i sensi
nelle curve di una donna
elegante,
sinuosa,
quasi argentea,
la quale si staglia su uno sfondo di nubi
monocromatico.
Un sensuale gioco di sguardi
invitano
a contemplare
tale
paradisiaca visione.

"Bambini in scatola studio uno"(olio su tela) 2008

La linea
.. si veste di colore per nascondere
la sensibile delicatezza
e il nitore di uno sguardo
la leggiadria di un volto
che infante osserva il mondo
da una scatola
come un piccolo dono,
come un piccolo raccolto,
come un oggetto prezioso abbandonato.
Sa di miniatura
di incontaminato
di armonioso,
come armonica è la simbiosi con il colore
descrittiva al punto di equilibrio tra  realtà
e finzione.
Linea presente, descrittiva ma non oppressiva.

"Bambini in scatola studio due"(olio su tela) 2008

Il colore
Chiave per la purezza,
toni caldi
che vivono
e palpitano
anche dentro una scatola.

Ecco come li descrive lo stesso autore alla domanda sulla particolare scelta delle scatole:

“L’intento era quello di stupire l’osservatore nel ritrovare dei bimbi in una scatola da imballi , il contrasto del candore dei bimbi in un contesto inusuale.. messi li indifesi senza alcunché che la loro nuda presenza in attesa di essere notati…inoltre ho voluto giocare con gli spazi e gli effetti illusionistici tipo trompe l’oeil, infatti i quadri sono dim.80 x 80 qundi pressoché reali…”

I ritratti

La scelta felice di adottare la tipologia rappresentativa del ritratto è legata a una forte voglia di indagare e presentare, far sì che il mezzo pittorico sia il tramite per rappresentare l’altro, esprimere l’impatto emotivo- istintuale che l’inter- relazione crea e l’astrazione di quel ricordo che si blocca nel tempo con l’immagine che appare “reale e ideale” al tempo stesso, fenomeno e noumeno, presenza e essenza.

Un elemento costante e comune nelle opere è lo sguardo, centro focale e a volte anche spaziale della composizione, è l’elemento che regge il tutto.
La produzione spazia da sguardi innocenti, dolci e tristi di bambini, dai quali si resta incantati alla bellezza dei dettagli degli occhi ed alla lucentezza di una lacrima che da sola accende una tela.

“Visioni d'oriente studio uno” (olio su tela) 2008

Le donne
Figure delicate
forti,
fragili,
bellissime,
vestono il colore,
accolgono e sono accolte dalla linea,
parlano in silenzio
allo spettatore.

Il bello di un’opera pittorica è la valenza comunicativa che questa può sottendere. Il pittore ci propone qui un ulteriore approfondimento psicologico in quanto i soggetti non parlano mai, ma la loro mimica porta un’immensa valenza semantica.
Simbolo di timidezza il silenzio, è la voce dei gesti. Nella mimica di un piccolo movimento si possono leggere storie, frasi non dette, verità nascoste, sogni irrealizzati o speranze ancora vive, tutto celato in una posa, in uno sguardo, che fa andare oltre.
Non si tratta solo di mera tecnica o pittura, ma di specchi di vissuti umani, specchi di noi stessi, di soggetti quasi vivi, di persone che incontriamo con il loro mondo, di fronte al quale bisogna stare ben attenti prima di entrare, chiedere permesso, vedere come si è accolti dall’altro uguale e diverso da noi.

“Visioni d'oriente studio due” (olio su tela) 2008

Contemplare la bellezza
Entrare in un vissuto
senza lasciarne traccia,
guardare senza esser visto,
contemplare
la bellezza nel silenzio.
Questo ci propone tra profumi d’oriente
nei quadri delle donne.
Donne che vedono oltre,
guardano oltre,
vedono e sono viste,
ci guardano ma non possiamo parlare.
Siamo voyer,
spettatori,
silenziosi confidenti.

Il dittico delle donne orientali ha una forza impressionante, sono due quadri con due tendenze fortissime, due forze divergenti che si equilibrano, un esempio straordinariamente ben riuscito di equilibrio degli opposti.

Possiamo entrare a vedere una donna che guarda fuori,
non ci accoglie ma non ci allontana;
l’altra invece si volge verso noi, ci mostra la sua attenzione,
ma contrariamente alla prima ci blocca,
non possiamo entrare nel quadro perché il suo sguardo ci immobilizza.

È uno sguardo che ci studia psicologicamente, indagatore che contemporaneamente chiede comprensione, scavando dentro l’animo dell’osservatore, creando così un binomio un po’ inquietante osservatore- osservato, osservatore- indagato, non siamo noi ad analizzare l’opera ma l’opera cha analizza noi.
Si ha così nel dittico prima una scena di esclusione dove si è partecipi quasi involontariamente e che provoca una sensazione di pace ma anche rispetto, successivamente una scena che si apre verso noi, nella quale non possiamo entrare, veniamo trattenuti dalla figura che ci viene incontro coinvolgendoci nel suo dolore, mentre ci guarda dentro, noi vediamo i suoi occhi e lei sta vedendo i nostri, provocando così una sensazione piacevole e spiacevole al tempo stesso.

Tecnicamente il pittore snelle sue opere si avvale di differenti tavolozze cromatiche a volte con colori vivi, caldi ma delicati, nelle “Visioni d’Oriente” i toni scuri sono effetto di una penombra sapientemente voluta per creare un senso di mistero e indefinito.

La maternità
Il calore umano della vita,
il ripiegamento dell’esistenza,
il senso di protezione primigenio del corpo racchiuso come grembo,
la delicatezza di un gesto,
la naturalezza di un espressione,
si fondono nella leggerezza del segno
e nella carezza della pennellata
che diventa quasi
generatrice di esseri viventi
che vivono una vita propria dentro i quadri.

Noi siamo spettatori
partecipiamo come “parte di tal nucleo familiare”
ne sentiamo il calore e la fragilità.
Il profondo senso
della vita
del ruolo femminile della madre…
 
… madre che avvolge ma non nega,
protegge ma non soffoca
accoglie ma non impone
…. sia questa la maternità esposta
sia questa la concezione della linea
qui è ben visibile il suo ruolo di madre,
di grande artefice silenziosa di queste due meraviglie tra umanità e pittura.

“Maternità studio uno” (olio su tela) 2005

 

“Maternità – studio due” (olio su tela) 2005
“La lacrima” (olio su tela)

 

Dentro l’immenso 
fuori il nulla.
Profondo e sconosciuto il mondo delle luci e delle ombre
che abitano un volto.
Immerse in un limbo di sogni e speranze
le luci negli occhi di un bambino.

Pennellate che scompaiono, quasi non esistono,
da far sembrare vero l’iride.
Bidimensionalità annullata nelle lacrime,
segno ancora vivo nelle ciglia.
Pennellate che sanno di pelle!
Ombre a metà tra il vero e il diafano
velano la superficie di un mistero
non di un quadro, ma quello di questi occhi che ci chiedono
tutto e niente:
solo amore.

“Asia- studio uno”- 2010

La bellezza non ha confine geografico
non ha cittadinanza
non ha tempo
non ha etnia
non ha limite demagogico
politico
o sociologico.
La bellezza è lo stupore della meraviglia,
dell’improvvisa manifestazione,
della magia di una simbiosi di elementi
che generano sensazioni.
L’olio diventa lieve con la velatura,
i capelli fili di seta,
gli occhi definiti come perle lucenti.     

“Asia -studio due”- 2010


Tra il reale e ideale si veste la pittura
il sogno dell’ellenismo pittorico
di una koinè estetica
godiamo del bello in ogni sua forma.

Ombretta Di Bella

Docente di storia dell’Arte, studiosa e artista, aggiunge agli interessi della sua specializzazione ricerche nell’ambito della scrittura creativa, del pensiero e dell’analisi critica. La sua collaborazione a Lunarionuovo varia dai contributi creativi grafici a quelli delle analisi critiche.