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5. Analisi linguistica

5.4 La sintassi

La sintassi è quel livello di analisi linguistica che studia i rapporti che si stabiliscono tra le varie proposizioni di una struttura comunicativa orale o scritta .
In riferimento ai rapporti che si stabiliscono tra le varie proposizioni di una determinata situazione comunicativa, distinguiamo: la paratassi, o coordinazione e l’ipotassi, o subordinazione. La prima è realizzata mediante proposizioni legate tra loro mediante congiunzione coordinativa; ogni frase cioè è grammaticalmente compiuta e dotata di senso, quindi mantiene la sua autonomia . Le costruzioni coordinate sono legate da congiunzioni o semplici pause. In questo caso parliamo di asindeto, o giustapposizione. L’ipotassi, o subordinazione, è realizzata mediante una costruzione gerarchica delle frasi: una principale, autonoma, e altre dette secondarie che dipendono grammaticalmente e semanticamente dalla prima.
La maggior parte degli studiosi afferma che il parlato preferisca la paratassi all’ipotassi, la giustapposizione asindetica e la coordinazione; l’ipotassi sarà pertanto meno usata nel parlato[1. G., Berruto, Varietà diamesiche, diastratiche, diafasiche, in A.Sobrero (a cura di), Introduzione all’italiano contemporaneo. La variazione e gli usi, Bari, Laterza, 1993, p.46.].
In questo studio si prenderà in considerazione la sintassi del periodo indagando la presenza della paratassi, dell’ipotassi e dello stile nominale al fine di dimostrare le differenze consistenti nel corso dei trent’anni. Si precisa che l’analisi sintattica è stata svolta solo per gli anni 1976 e 2006.

5.4.1 Lunghezza sintagmatica, complessità sintattica e monoproposizionalità

Per valutare il livello di strutturazione sintattica dei telegiornali, è necessario analizzare le frasi che compongono il corpus in base a due fattori diversi ma correlati: la lunghezza sintagmatica, rappresentata dal numero di parole per frase, e la complessità sintattica, rappresentata dal numero di proposizioni per frase.
Le frasi  pronunciate dai conduttori relativamente al tg del ’76 sono in media composte da poco meno di cinquanta parole rispetto a quelle del 2006 incui se ne contano circa trenta. In entrambe le edizioni rappresentanti annate diverse le frasi più brevi si concentrano in apertura di giornale  e nei lanci delle notizie da parte del conduttore, che tendono comunque a contenere le coordinate essenziali della notizia (il lead):

‹‹veniamo alle notizie sindacali // tre importanti categorie dell’industria riprendono nel pomeriggio le trattative contrattuali //›› (TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

‹‹e sulla partita torneremo in chiusura del giornale // ora occupiamoci del primo incontro fra governo e sindacati sulla politica economica che si è svolto a palazzo Chigi / CGIL CISL e UIL si dicono ottimisti  sulla ripresa della concertazione / incassano l’assicurazione che risanamento e sviluppo procederanno assieme // “il governo” / fanno sapere i sindacati / “ha escluso nuovi tagli allo stato sociale e interventi sull’età  pensionabile” // (TG1 ore 20.00, 12 giugno 2006)

Questi dati sulla lunghezza delle frasi sono lontani dalla brevità che caratterizza il parlato conversazionale e più avvicinabili ai dati emersi dalle analisi sul giornalismo sia scritto che radiofonico[2. Voghera attesta 5,9 parole per frase nella conversazione informale. Bonomi più recentemente documenta che sui quotidiani la media delle parole per periodo si attesta tra le 20 e le 25 unità. Per quanto riguarda il giornalismo radiofonico Atzori indica 21 parole per frase.]. Spesso le frasi lunghe compaiono nelle parti dedicate alla narrazione e al commento; particolarmente estese nel tg del ’76 in seguito al maggior spazio dato al conduttore nella presentazione delle notizie. Di seguito si riporta un esempio significativo:

‹‹…Duilio Fanali è generale di squadra aerea e all’epoca dell’acquisto dei tanto discussi Ercules / era capo di stato maggiore dell’aeronautica / quindi proprio per questo sua / per questa sua carica / era la persona più adatta forse / quello che doveva avallare il giudizio tecnico sugli aerei // durante i primi interrogatori / Fanali era già stato convocato diverse volte / l’ultima volta il 19 febbraio dal giudice istruttore / aveva affermato che al momento dell’acquisto / i C 130 Ercules era il meglio che si potesse trovare sul mercato // più complessa invece è la: / figura dell’avvocato Antonio Lefebvre / personaggio molto noto negli ambienti economici di Roma / dove era anche docente di diritto della navigazione //›› (TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

L’andamento della lunghezza sintagmatica del campione ristretto analizzato è di norma parallelo alla complessità sintattica: le frasi più lunghe presentano anche valori più alti nel numero di proposizioni per frase. In genere le frasi non sono particolarmente complesse e contengono mediamente tre-quattro proposizioni.
Le frasi contenute nei testi dei servizi sono composte in media da trenta parole. Sono molto equilibrate e cioè non presentano differenze marcate di lunghezza a seconda del giornalista inviato; si va da un minimo di tre a un massimo di settanta parole per frase all’interno dei servizi nel tg del ’76; da un minimo di tre a un massimo di quarantaquattro nei tg del 2006. Le  frasi  non sono complesse poiché contengono in media tre proposizioni ciascuna. Una struttura di media complessità si nota nelle parti del commento, più articolato e caratterizzato da incisi personali nel servizio di Bruno Vespa relativo al TG1 del ’76:

‹‹sono le 13 // c’è stata da mezz’ora la sospensione della seduta // i delegati hanno reagito in malo modo perché ormai erano / si erano caricati e avrebbero voluto votare le proposte di Ciccardini / pro o contro la elezione diretta del segretario / e tutti i leaders si sono riversati in questo / attenti ai cavi per piacere / si sono riversati in questo corridoio al secondo piano del palazzo dei congressi dove ci sono le riunioni / scusate per piacere / le riunioni delle persone più importanti // questa è la stanza quattro / prego il cameraman di inquadrarla / e qui ci sono i: / ci sono i rappresentanti del cartello delle sinistre / cioè / mhm / i rappresent- / Moro / eh / base e forze nuove che sostengono le tesi di Zaccagnini // più avanti / prego questi signori di farmi passare / più avanti / spero di poter raggiungere la stanza / la stanza otto dove sono riuniti / a quanto sembra / a quanto si dice / Zaccagnini / Forlani / e Moro / cioè i tre principali protagonisti di queste giornate // ››(TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

Quanto alla monoproposizionalità, nei telegiornali che compongono il corpus  ha una rilevanza limitata sia nei testi dei conduttori sia nei testi dei servizi. La maggior parte delle frasi è  bi-triproposizionale. Le frasi monoproposizionali si collocano in particolare nei lanci dei servizi; un’altra sede privilegiata è ad inizio servizio a costituirne un titolo o un’introduzione sintetica, raramente alla fine. Non ci sono serie in giustapposizione, ovvero non si trovano in successione in genere più di due frasi monoproposizionali:

‹‹nuovi clamorosi sviluppi nello scandalo Lockheed // poco prima della mezzanotte l’avvocato Antonio Lefebvre D’Ovidio e il generale Duilio Fanali / ex capo di stato maggiore dell’aeronautica / sono stati arrestati // a far scattare le manette attorno ai polsi di questi personaggi è stato un ordine di cattura emesso ieri / intorno alle ore 21 dal magistrato che conduce l’inchiesta //…›› (TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

Dall’analisi effettuata sul corpus ristretto risulta evidente come gli elementi sintattici emersi siano fortemente dipendenti dalla struttura del telegiornale, che si evolve significativamente nel tempo. Si registra diacronicamente  un aumento discreto dell’abbreviazione dei  periodi e una modesta ma non radicale crescita della monoproposizionalità. Nel TG1 del ’76 il conduttore ha ampio spazio, a lui è affidata spesso la lettura di intere notizie, senza servizio. Successivamente è quasi sempre una figura che lancia i servizi; a lui sono riservate poche battute e perlopiù brevi. Nel 2006 si conferma la funzione “collante” del conduttore, che generalmente si limita a lanciare i servizi o, in pochi casi, a leggere notizie brevissime e di secondo piano senza la presenza di alcun servizio.  Se, quindi, il ricorso al periodo monoproposizionale  si rileva in tutto il corpus negli analoghi contesti di apertura e chiusura delle notizie e dello stile concitato della cronaca di evento, a partire dal 2006 la propensione alla monoproposizione, nel parlato del conduttore diventa quasi una costante, anche se non cresce di molto. L’accordo per periodi brevi è da riportare alle esigenze di chiarezza e incisività.

5.4.2 Paratassi

Per valutare correttamente l’incidenza della paratassi, dobbiamo confrontarla con il complesso dei rapporti frasali che intercorrono nelle frasi pluriproposizionali. Nella paratassi o coordinazione più proposizioni si susseguono sullo stesso piano, senza che si stabilisca una dipendenza e una gerarchia: vi può essere coordinazione tra principali e tra subordinate. Nel corpus analizzato non sono stati riscontrati  casi in cui l’unico rapporto presente è la coordinazione, ovvero frasi composte da sole principali coordinate tra loro; tutte le altre frasi pluriproposizionali sono formate da una principale e almeno una subordinata. Considerando il totale di tutti i casi di coordinazione tra principali o tra subordinate all’interno di frasi ipotattiche si nota come la coordinazione sia un fenomeno frequente. Dall’analisi del corpus risulta una distribuzione paratattica abbastanza equa ripartita tra lanci e servizi e tra i diversi tipi di notizia.
Le coordinate possono essere semplicemente giustapposte, cioè affiancate senza congiunzioni, per cui si parla di asindeto, oppure collegate tramite nessi coordinanti, per cui si parla di coordinazione sindetica. Asindeto e nessi coordinanti si equivalgono, con una leggera prevalenza dell’asindeto fra le principali e i nessi coordinanti fra le subordinate.
La coordinazione sindetica può essere classificata in diverse tipologie. La coordinazione copulativa indica un semplice affiancamento e viene realizzata con e o ; la coordinazione avversativa e sostitutiva stabilisce una contrapposizione tra due azioni ed è introdotta da ma o invece; la coordinazione disgiuntiva pone un’alternativa tra due azioni e si realizza con o, oppure, ovvero; la coordinazione conclusiva, con quindi, dunque, perciò, pertanto aggiunge una proposizione che completa e conclude la precedente; la coordinazione esplicativa o dichiarativa inserisce una proposizione che chiarisce e conferma la precedente ed è segnalata da infatti o cioè. Per quanto riguarda i nessi coordinanti, si nota la concentrazione sulle tipologie più comuni: la congiunzione copulativa e è in assoluto la più frequente, seguita dall’avversativa ma e dall’esplicativa infatti. I casi residui sono marginali perché rappresentati da una sola occorrenza per tipi di nesso: la congiunzione copulativa né, la congiunzione avversativa invece; la congiunzione conclusiva dunque. Si riportano di seguito gli esempi maggiormente significativi:

‹‹…la lira è migliorata infatti il dollaro è stato quotato 841 e 75 // ieri era stato quotato 854 e 10 // quindi la lira è ancora migliorata ed è migliorata anche rispetto ad altre monete / eh: / straniere / cioè europee //…›› (TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

‹‹…quattro motovedette / mhm / sono uscite per cercarlo nella zona fra Ischia e Procida ma le condizioni del tempo sono pessime / mare in burrasca quindi anche le ricerche sono ostacolate //…›› (TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

‹‹…nessuno ovviamente / ha voluto ricevere i giornalisti / fare dichiarazioni tranne il legale / l’avvocato Vassalli / il quale si è limitato a dire che / che l’arresto / che dell’arresto si parlava oramai da diversi giorni / e la stampa ne aveva dato già notizia// (TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

‹‹…la notizia ovviamente ha suscitato scalpore e rappresenta una svolta nelle indagini //…››  (TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

Alla fine dell’analisi ciò che emerge è la presenza della coordinazione ma in evidente  flessione rispetto al passato, come ovvia conseguenza di una netta riduzione dell’estensione del periodo.

5.4.3 Ipotassi

Oltre alla paratassi, c’è l’ipotassi o subordinazione. Il periodo ipotattico o subordinativo si compone di un insieme più o meno complesso di proposizioni principali e subordinate, a partire da un minimo di una principale  e una subordinate, fino a un massimo di più principali coordinate tra loro e numerose subordinate che, a loro volta, possono essere coordinate tra loro.
L’analisi della tipologia della subordinazione mostra tendenze comuni in tutto il corpus analizzato. Diacronicamente non si registrano particolari evoluzioni.
L’incidenza dell’ipotassi può essere valutata in base a un primo rilievo: il numero di subordinate compreso in ciascuna frase ipotattica. Quasi tutte le frasi ipotattiche comprendono una sola subordinata. La subordinazione nella quasi totalità delle occorrenze è di grado basso: quasi i tre quarti delle subordinate si fermano al 1° grado.
Le relative sono il tipo di subordinata in assoluto  più frequente; tale preminenza è comune al parlato argomentativo, non conversazionale: le proposizioni relative hanno la possibilità di espandere qualsiasi costituente di frase rappresentato da un elemento nominale, soggetto, oggetto, complementi, e di assumere sfumature di significato eventuale-consecutivo. Ma l’alta frequenza d’uso delle relative e del participio  è anche un carattere differenziale della scrittura giornalistica: si tratta di elementi che si possono inserire con facilità nel periodo e che sono particolarmente funzionali ad aggiungere informazioni, specificazioni, dettagli.

Ser: ‹‹…si attende ora la versione di Nico/ il terzo ragazzo che continua a negare tutto/ e soprattutto le prove che ancora mancano a carico di Erra/che possano confermare quanto detto da Nicola e Mattia contro l’adulto// …››(TG1 ore 13.30, 16 ottobre 2002).

Ser: ‹‹…la situazione è abbastanza confusa perché a questo punto è difficile che un accordo possa impedire ai delegati di votare pro o contro la proposta di Ciccardini che ripeto è favorevole alla elezione diretta del segretario //…›› (TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

Decisamente meno frequenti delle relative, ma comunque al secondo posto in ordine di frequenza si pongono le oggettive che possono essere dirette se corrispondono ad un complemento oggetto o oblique se corrispondono a un complemento preposizionale. L’oggettiva esplicita è introdotta dalla congiunzione che, talvolta omessa. Il modo può essere l’indicativo, il congiuntivo o il condizionale, in relazione soprattutto al significato del verbo reggente. Le oggettive possono dipendere dai verbi, soprattutto dai verbi dicendi e di opinione. La loro frequenza è legata alla presenza del discorso indiretto, cioè all’esigenza di riportare discorsi di altri e di introdurre la fonte della notizia:

‹‹…D’Alema ha anche anticipato che nell’incontro del 16 giugno / con: Condoleza Rice sarà inevitabile affrontare la questione di Guantanamo e ribadire la posizione dell’unione europea / che considera quel carcere un’anomalia / e ne auspica la chiusura//…›› (TG1 ore 20.00, 12 giugno 2006)

Seguono le subordinate finali e temporali, abbastanza frequenti in tutto il campione analizzato:

‹‹…la situazione è abbastanza confusa perché a questo punto è difficile che un accordo possa impedire ai delegati di votare pro o contro la proposta di Ciccardini che ripeto è favorevole alla elezione diretta del segretario //…›› (Tg1 ore 13.30, 23 Marzo 1976)

Nella selezione considerata le subordinate esplicite sono leggermente più numerose, le subordinate implicite risultano inferiori. Preponderanti fra tutte le relative: attraverso i pronomi relativi si realizza oltre il 60% delle subordinate esplicite. La maggior parte di esse sono introdotte dal che relativo, il pronome più corrente che svolge le funzioni logiche più frequenti. La parte restante è introdotta dagli altri pronomi relativi, in ordine di frequenza cui, dove, chi, quale.  A seguire ci sono i nessi più comuni che hanno un significato generico e per questo motivo possono coprire diverse funzioni semantiche. La congiunzione che senza un valore lessicale proprio e con la più ampia flessibilità sintattica introduce diverse subordinate, come le oggettive,  soggettive e scisse. Perché è il più comune nesso causale, mentre ha significato temporale come prima di, dopo che, e da quando:

‹‹…un aereo militare italiano sarebbe precipitato mentre era in fase di atterraggio a Napoli // era partito da Catania / doveva atterrare alle 9 e30 a Napoli // (TG1 ore 13, 30, 23 marzo 1976)

‹‹…alle 11 di stamani / all’inizio della seduta / dopo che il presidente ha informato l’assemblea del tema in discussione / è salito alla tribuna lo stesso proponente / cioè lo stesso Ciccardini / lo vedete / per illustrare la sua iniziativa //…›› (TG1 ore 13. 30, 23 marzo 1976)

Per quanto riguarda la forma implicita prevale sempre l’uso dell’infinito semplice o introdotto da nessi quali di, per, a, prima di, dopo, perché. Si attesta una buona presenza del participio passato, quasi sempre con valor relativo, e una più modesta del gerundio con diverse funzioni.

5.4.4 Stile nominale

Le frasi verbali, cioè quelle contenenti un verbo in funzione di predicato nel campione ristretto costituiscono la grande maggioranza dei casi.
La frase nominale è una ‹‹proposizione in cui categorie grammaticalmente diverse dal verbo hanno “funzione verbale” assolvendo sintatticamente al compito del predicato››[3. Serianni, op. cit., p.62.].
Lo stile nominale ha conosciuto una notevole espansione nel linguaggio giornalistico, legato a esigenze di brevità e immediatezza comunicativa. Le frasi nominali si concentrano all’inizio del lancio del conduttore in cui spesso svolgono la funzione di titolo proprio per la loro brevità, incisività, pregnanza semantico-informativa.
Servono per dare un immediato e incisivo avvio dell’argomento:

‹‹Confronto ancora aperto nella maggioranza// “è da migliorare sui temi sociali”/ insistono i comunisti italiani con Rizzo/ e i Verdi con Bonelli/ che chiede maggiore attenzione all’ambiente// l’ulivo con Franceschini/ chiede al centrodestra di chiarire che tipo di opposizione vuole fare//›› ( TG1 ore 13.30, 9 ootobre 2006)

I nodi nominali rappresentano i punti di maggiore densità informativa in quanto creano una concentrazione e una messa in rilievo dell’informazione:

‹‹l’esplosione sotterranea è avvenuta quando in Italia era notte fonda/ intorno alle tre e trenta/ producendo una scossa di terremoto registrata anche dai sismografi americani// immediate le reazioni internazionali//›› (TG1 13.30, 9 ottobre 2006)

‹‹ foto di gruppo sul set per il prossimo film delle feste// lo girano qui a New York// titolo/ ovvio/ quasi come i suoi futuri incassi al botteghino/ è vacanze di Natale a New York// ›› (TG1 13.30, 9 ottobre 2006)

Nel corpus sono stati individuati quattro casi di stile nominale nell’edizione del TG1 dell’anno 1976 e nove nelle edizioni dell’anno 2006. Si registra con costanza una notevole ricorrenza di frasi nominali soprattutto in apertura e chiusura di notizia e nei lanci.
Più frequenti risultano le frasi miste composte da proposizioni sia verbali che nominali: sono quattro. Può trattarsi di una proposizione nominale a cui è coordinata una verbale o viceversa oppure alla proposizione nominale seguono sia subordinate che coordinate. ‹‹Le frasi miste si rivelano caratteristiche del telegiornale rispetto ad altri tipi di testo: risultano particolarmente funzionali all’informazione televisiva in quanto coniugano la sintesi e l’incisività dello stile nominale con la necessità di aggiungere circostanze e specificazioni››[4.  Alfieri, Bonomi, (a cura di), op. cit., pp.76-77.].
Dall’indagine effettuata in diacronia si nota un aumento del periodo nominale, le cui funzioni sono diverse: tecnica (passaggio della linea agli inviati, al servizio, inizio e chiusura con i saluti); narrativa; enfatica.

5.5 Testualità

La lingua trasmessa definita da Sabatini ‹‹un terzo tipo di comunicazione mediante la lingua verbale››[5. Sabatini, La comunicazione…cit., p.245.] accoglie alcuni tratti tipici del parlato e cioè la frammentarietà del discorso, sia formale che tematica, l’uso di particelle discorsive e dei demarcativi, la prevalenza della semantica sulla sintassi e un forte legame con la situazione. Un altro carattere rilevante della testualità della lingua parlata e del trasmesso è il ricorso alla deissi e ‹‹il largo affidamento all’implicitezza nello sviluppo e nell’instaurarsi della coerenza tematica››[6. Bazzanella, op.cit., p.146.].
Attraverso l’analisi testuale che verrà effettuata su tutto il corpus, proprio per sottolineare l’evoluzione di questi elementi nel tempo, si tenterà di individuare la presenza di segnali discorsivi e demarcativi prendendo in considerazione la deissi. In questa sede quindi la frequenza dei tratti tipici del testo parlato, consentirà di stabilire se la lingua del TG1 possiede le caratteristiche tipiche dell’interazione “faccia a faccia”o, al contrario, del testo scritto

5.5.1 Frammentazione sintattica

Tra i casi di frammentazione sintattica sia nella lingua dei conduttori che in quella dei servizi si segnala in tutto il corpus la presenza di autocorrezioni ed esitazioni che si manifestano  in pause piene (eh, ehm), o in  allungamenti di consonanti e vocali finali. Questi  fenomeni  sono piuttosto comuni nel parlato telegiornalistico, di seguito gli esempi maggiormente significativi:

‹‹…oh / per quanto riguarda la concussione la pre- / la pena prevista è da quattro a dodici anni di reclusione //…›› (TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

‹‹…per il contrario è intervenuto Guido Bro- / mhm / Guido Bodrato / il quale subito dopo il suo intervento è stato avvicinato dal collega Nuccio Fava //…›› (TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

‹‹…siete collegati con il palazzo dello sport / qui all’EUR / dove il congresso della Democrazia Cristiana / giunto alla sesta giornata / è per ora sospeso e riprenderà / eh / alle 16 //…›› (TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

‹‹…più complessa invece è la: / figura dell’avvocato Antonio Lefebvre / personaggio molto noto negli ambienti economici di Roma / dove era anche docente di diritto della navigazione //…››(TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

‹‹…hanno fatto conoscenza e subito il confronto diretto // si tratta di accordarsi sulle procedure / quante volte alla settimana incontrarsi / sicuramente secondo la regola collaudata in altre trattative / una volta presso l’ambasciata / ehm / la delegazione russa / un’altra presso quella americana // …›› (TG1 ore 13.30, 30 novembre 1981).

Nel corpus non compaiono esempi di interruzioni di frasi e cambiamenti di programma. A livello diacronico è importante sottolineare la presenza numerosa delle pause nel TG1 del ’76 e nei TG1 dell’ ‘81, in seguito alla presenza di un conduttore che legge le notizie,  anche corpose, commentando immagini che vanno in onda durante la lettura, lasciando maggiore spazio ad un margine di improvvisazione tipica della lingua parlata.

5.5.2 I segnali discorsivi

I segnali discorsivi sono dei particolari elementi linguistici usati in maniera inconsapevole da parte del parlante e ‹‹svolgono due funzioni fondamentali, l’una relativa all’organizzazione del testo, l’altra relativa all’interazione con l’interlocutore››[7. Ivi, p. 247.]. Essi organizzano, scandiscono ed esplicitano i rapporti esistenti tra le parti di un testo come fa l’interpunizione nella lingua scritta. Ma servono anche ad attirare l’attenzione dell’interlocutore, a sollecitare il suo consenso. Forme come sai, ecco, praticamente, cioè, beh, insomma, eh, niente, esatto, ecc., costellano il discorso quotidiano, e sono usate inconsapevolmente dal parlante ‹‹che può avere una preferenza per un segnale determinato, così da ripeterlo molte volte all’interno di uno scambio internazionale o persino di turno››[8. Ivi, p. 248.] e il loro uso è legato alle difficoltà che si incontrano nella pianificazione della lingua parlata.  Una caratteristica importante è la loro polifunzionalità, il fatto cioè che i segnali discorsivi possono svolgere più funzioni, talvolta contemporaneamente nello stesso enunciato, rendendo tra l’altro estremamente difficile e complicata la loro classificazione››[9.  Ivi, p. 48.]. Tra essi si distinguono i connettivi  che segnano collegamenti e rapporti logici e i demarcativi che hanno la funzione di marcare l’apertura o la chiusura del testo o possono ricorrere in posizione mediana.
In tutto il corpus abbiamo contato trentuno casi di segnali discorsivi.
Fra le funzioni relative all’interazione con l’interlocutore, c’è la presa di turno. Caratteristici sono tutti quegli elementi che mantengono vivo il contatto con l’interlocutore, che hanno cioè funzione fàtica: per l’ascoltatore sono segnali di avvenuta ricezione. Ecco alcuni esempi:

‹‹… allora David / Italia idealmente rappresentata sulle tribune dell’ [xxx] stadium di Hannover / abbiamo visto Totti / Sandro Mazzola / con un nuovo look / rasatura nel pomeriggio / e tra po’ / tra un po’ la partita / sette esordienti in questa formazione / anche il commissario tecnico / tu che ne hai fatti tre / che vuol dire esordire in un campionato del mondo? Ecco intanto Totti //›› (TG1 ore 13.30, 12 giugno 2006)

I riempitivi indicano difficoltà nella formulazione e il tentativo di prendere tempo.  Nel corpus non si riscontrano casi di questo tipo.
La richiesta di attenzione  è spesso la formula di chiusura della lettura di un lancio da parte dei conduttori. Si tratta di frasi monoproposizionali che funzionano da introduzione al servizio che segue:

‹‹…vediamo ora in questo servizio le prime battute sul processo //›› (TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

‹‹…dall’Olanda sentiamo uno dei nostri inviati //›› (TG1 ore 13.30, 15 giugno 1997)

‹‹…sentiamo Maria Rosaria Gianni›› (TG1 ore 13.30, 11 ottobre 1992)

‹‹… si vota oggi / in tutta Italia dalle 7 alle 22 / per sette referendum / la grande incognita è il raggiungimento del quorum / infatti il risultato sarà valido solamente se saranno andati alle urne il 50 più uno / il 50 per cento più uno / degli elettori / e il primo dato / quello dell’affluenza alle 11 / non è certo incoraggiante / sentiamo //›› (TG1 ore 13.30, 15 giugno 1997)

Fra le funzioni metatestuali, relative all’articolazione delle varie parti del testo, si trovano i demarcativi di apertura e di chiusura di tema o quelli che ricorrono in posizione media. Di seguito qualche esempio:

‹‹…il governo ha la funzione / di mettere assieme questi interessi / e di offrire una via d’uscita a una crisi / che come è stato detto / è davvero drammatica //›› (TG1 ore 13,30, 16 ottobre 2002; C)

‹‹…Vicini non nasconde la realtà / ecco cos’ha detto a proposito del centro campo dove qualcuno corre a vuoto //›› (TG1 ore 13.30, 16 novembre 1986; S)

‹‹…comunque adesso bisogna vedere / queste partite adesso cerchiamo prima di: di fare una bella cosa e di riportare questa Lazio / nelle posizioni che gli compete //›› (TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976; S)

‹‹…restano dunque / ancora misteriose le circostanze della disgrazia // intanto sono sempre più numerosi i messaggi di cordoglio da parte di colleghi americani e stranieri dell’attrice che si dolgono per la sua prematura scomparsa // vediamo adesso un servizio // chi era l’attrice Natalie Wood // ›› (TG1 ore 13.30, 16 Novembre 1986; C)

‹‹…al momento insomma soltanto le due formazioni campane / il Napoli e l’Avellino / non hanno ambizioni né preoccupazioni /››(TG1 ore 13.30, 30 Novembre 1981; S)

Tra i segnali discorsivi attesta una presenza numerosa il connettore ‘e’, usato per segnalare il cambiamento d’argomento della notizia:

‹‹e veniamo allo scandalo delle violenze in Somalia //›› (TG1 ore 13.30, 15 giugno 1997; C)

‹‹e passiamo alla politica interna//›› (TG1 ore 13.30, 30 Novembre 1981)

‹‹e parliamo adesso / della: nazionale di calcio / che come saprete gioca questa sera a Cardiff // a proposito è stato deciso di / effettuare la gara al chiuso / quindi verrà chiusa la parte superiore dello stadio / quindi si gioca contro il Galles / una partita importante per le qualificazioni europee //›› (TG1 ore 13.30, 16 ottobre 2002)

Analizzando il corpus si è registrata una consistente presenza dei segnali discorsivi in tutto il corso dei trent’anni. Dal punto di vista diacronico non è cambiata tanto la quantità di questi elementi quanto piuttosto la loro distribuzione fra le varie componenti del telegiornale. Nel ’76 il parlato del conduttore che spesso legge notizie anche corpose commentando le immagini in onda, appare ricco di ovviamente, quindi, praticamente, e veniamo ecc. I conduttori dagli anni ’90 vedono ridotto il proprio spazio. Nel loro parlato i segnali discorsivi appaiono ridotti; prevalgono soprattutto gli e e, in misura minore, i ma a inizio enunciato. Questo impiego diventa frequente nel tempo, venendo a costituire nel 2006 la norma. ‹‹E’ una strategia finalizzata ad ottenere uno stile vivace e brillante che garantisce continuità e fluidità al discorso in senso sintagmatico››[10. Bonomi; Mauroni; Nacci; Vaiano, op. cit., p.315.]. Ciò risulta coerente con la nuova figura del conduttore, che funge da collante tra i vari servizi.
Molti segnali discorsivi ricorrono anche  nei pezzi degli inviati ma la loro distribuzione non ha mostrato cambiamenti sensibili nel tempo.

5.5.3 La deissi 

Nel parlato la condivisione del contesto situazionale da parte di due, o più, interlocutori comporta l’uso di elementi deittici, ‹‹espressioni sintetiche che fanno riferimento alla posizione di qualcuno o di qualcosa nello spazio e nel tempo: qui o qua, lì o là, questo, quello, ora, allora prima dopo, ecc.››[11. Sabatini, La comunicazione…cit., p. 110.]. Lo studio della deissi serve a mettere in relazione la lingua e il contesto della comunicazione. Essa indica ‹‹la collocazione e identificazione di persone, oggetti, eventi, processi e attività di cui si parla o ci si riferisce››[12. Bazzanella, op. cit; p. 43.]. Com’è noto le tre categorie della deissi sono: personale, spaziale e temporale. Nel corso di quest’analisi si tenterà  di rendere conto solo della presenza della deissi personale in quanto soggetta a mutamenti nel corso dei trent’anni analizzati.
Nei tg del corpus  si rileva che l’uso del noi da parte del conduttore  e dell’inviato aumenta nel corso del tempo. L’uso della prima persona plurale ricorre in due contesti con funzioni diverse. Il primo caso si verifica quando il conduttore, riprendendo la parola dopo un servizio, introduce una nuova notizia  o un nuovo argomento. Nel ripristinare la funzione fàtica, il verbo alla prima persona è anche accompagnato da un connettivo.
Nel corpus sono stati riscontrati cinque casi di questo tipo:

‹‹e veniamo allo scandalo delle violenze in Somalia //›› (TG1 ore 13.30, 15 giugno 1997)

‹‹e parliamo adesso / della: nazionale di calcio / che come saprete gioca questa sera a Cardiff //›› (TG1 ore 13.30, 16 ottobre 2002)

‹‹e: allora adesso David un servizio di Donatella Scarnati / su questa marcia di avvicinamento degli azzurri a questa partita //›› (TG1 ore 20.00, 12 giugno 2006)

‹‹e sulla partita torneremo in chiusura del giornale //›› (TG1 ore 20.00, 12 giugno 2006)

‹‹e siamo al calcio //›› (TG1 ore 13.30,  16 novembre 1986)

L’uso del noi in tale contesto si registra già nel ’76, ma è massimo nel 2006 , in cui è quasi la norma. Il secondo caso riguarda quello che si può definire “discorso complice” sottolineato da Loporcaro: il noi, con la funzione di avvicinare il conduttore allo spettatore, ricorre quando il conduttore si fa anch’egli spettatore, seguendo i servizi del telegiornale o ascoltando le interviste:

‹‹un esempio? Beh/ persino le squadre di calcio riflettono divisioni che potrebbero portare ancora alla violenza/ come ci racconta il nostro inviato a Beirut/ Duilio Giammaria›› (TG1 ore 13.30, 9 ottobre 2006)

Questa occorrenza si propone come strategia che dà credibilità al discorso. Nel ’92 e nel 2006 è abbastanza presente; negli altri anni meno, proprio perché non vi è ancora piena fusione tra chi dà la notizia e chi la riceve. Nel ’76 è ancora decisamente presente la deissi di I persona singolare e plurale, che marca la distanza tra chi parla e lo spettatore:

‹‹ecco / questo è tutto qui dal palazzo dello sport // vi informeremo con i prossimi telegiornali // grazie //›› (TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

‹‹quindi dicevo che sono sei i personaggi e precisamente i fratelli Antonio e Ovidio Lefebvre / uno in carcere / l’altro latitante / Maria Fava / latitante / l’avvocato Antonelli / anche lui arrestato / l’ex presidente della Finmeccanica Crociani / pure latitante / il generale Fanali che da ieri sera si trova a Regina Coeli //›› (TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

Dallo spoglio del corpus quello che è emerso è un cambiamento nel corso dei trent’anni della scelta dei deittici con cui il conduttore si rivolge all’inviato e viceversa, riducendo al minimo la formalità nell’ottica di uno stile disinvolto e brillante che ha come finalità quella di stupire, di spettacolarizzare l’informazione.

 

(Segue…)


 

Grazia Boemia

Classe 1983, si è laureata a Catania in Scienze della Comunicazione per poi continuare gli studi a Milano, dove ha conseguito la laurea specialistica in Cultura e storia del sistema editoriale. Attualmente risiede a Roma, dove lavora come formatore del personale.