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Il sussurro del mare

Quando uno scoglio ignora

il sussurro del mare

e lascia l’onda

scivolare in pianto

come un canto spezzato

sulla sciara innevata

s’ode il dolore del mondo

perché s’infrange la neve

nel fondo sempre in moto.

Greve la maschera indossata

nel lieve incontro

con il mare e le sue morti

quanti torti messi in fila

da spettatori distratti

mentre ci siamo ignorati

e ritrovati i sassi nelle scarpe

nuovi mostri affollano

i ritratti del potere

fere dal volto surrogato

nell’ascolto negato

a ogni sussurro d’amore.

                   

Davanti al mare

Mutato è l’azzurro tra cielo e mare

senza ormeggiare le mie paure

mi trattengono dal solcare il mare

e rimango davanti con le vele alzate

memori di tempeste passate

e di feste mancate

dei tanti compleanni e degli inganni

di assenze ingombranti e di vuote presenze.

Vele bandiere issate sopra capanne di creta

tra riflessioni incerte su desideri assurdi

durano il turno di tormentate insonnie.

La fine della notte non potrà dare

un senso al sogno immenso del mare

e in mezzo un dormiveglia

di buoni propositi e sforzi inutili

spezzare il silenzio della ragione

dinanzi all’essenziale

se poi giunge il risveglio come un rabbuffo

davanti alla follia della vita.

Eppure ci sarà sempre un prima che sormonta

 e smonta ruvidi gesti e vaghi pretesti

nella perenne dolcezza del grido inespresso

dei miei primi abissi.

Marisa Liseo