Il filo come logica non fosse
la nonna greca e la madre latina
filòs-logos… non fila! È grave svista!
Chi depista concerta un suo tracciato
e lo segue il mercato.
Ecco perché il filare, sia di viti,
sia l’antico mestiere, cela e accusa:
“Tu non fili, non tessi e non canni:
d’unni ti vinni ‘stu beni ranni?”
E il buon filare lana o il cotone
per cui c’era l’aggiunta,
onor di donna al chiuso, in casa
per domestico uso:
“Vidi ca di matina s’inchi ’u fusu!”.
Era tale il consueto per famiglia
tra fornelli e il tutt’altro a lascia e piglia
l’economia domestica e il mattino
col suo dono divino: l’oro in bocca.
Altro col dire sul ferro filato
e il fil di spada quello nel discorso
senza rimorso per l’esito sciarada
logica a fil di schizo a perdistrada
tra la parola data e il tradimento
come Arianna il suo filo per uscire
dal Labirinto. Poi lasciata in Asso
aspettando il tramonto e il fil pregresso.
Sara Smigoro