Primo giorno di neon
Qualcosa non va. C’è qualcosa di strano. Vedo oltre, ma non posso andare oltre. E vedo cose mai viste, a me sconosciute. La profondità non era il mio forte, ma di rado ho messo il muso fuori dalla superficie. Il mio corpo era libero e adesso sembra non esserlo. Prima della confusione. Prima che fossi travolto e svenissi. È una sensazione strana, quasi come se fossi racchiuso. Proprio racchiuso sì, ma dove? In cosa? E soprattutto, per quale motivo? La vegetazione qui non manca, certo è un po’ scarna a dire il vero, ma c’è. L’acqua qui non manca, certo poca, ma c’è. Sembra sia poca, forse mi sbaglio. Credo sia presente anche oltre ciò che vedo, lì dove non posso andare. Ed è tutto distorto in un certo senso, mi sento distratto.
Secondo giorno di neon
Il cibo cade dal cielo, poco, ma c’è. Mi chiedo se sia sempre io o se questo corpo appartenga ad un altro. Forse è solo un brutto sogno, ad occhi aperti. Ma sono svenuto, questo lo ricordo bene, dopo essere stato aggredito da non so chi o cosa. Eppure sono stato buono, non ho mai fatto del male. E aver dimenticato in quanti anni di vita non fa differenza. Mentre il fatto che io non ricordi il mio nome una certa differenza la fa. E non sono capace di capire cosa possa essermi accaduto. Secondo gli altri non era prudente avvicinarsi al “movimento esterno”. Così lo definivamo: “movimento esterno”. Rappresentavamo prede facili. Adesso me ne rendo conto.
Terzo giorno di neon
Non ho interesse a far amicizia con chi non mi degna di uno sguardo e mi gira intorno con indifferenza. Si trova qui da poco, è caduto dal cielo. Come cibo. Ma non è cibo, è un mio simile. Mica siamo cibo. Non sono altezzoso, ma sto semplicemente sulle mie.
Quarto giorno di neon
Il giorno e la notte non si alternano più. È sempre giorno qui dove sono racchiuso e la notte continua ad esistere solo fuori. Il sole da qui ha un colore strano ed emana una luce che non cambia di intensità. Qui non è mai esistita la notte, a pensarci bene.
Quinto giorno di neon
È sparito. Qualcosa ha oscurato il cielo. Dopo lui non c’era più. È tornato il sole, ma lui no. Non mi piace.
Sesto giorno di neon
Il mio giorno perpetuo continua da giorni. Ho sviluppato una certa abilità nel muovermi in avanti e indietro portandomi fino al limite del mio spazio vitale senza urtare contro ciò che mi separa dal resto. In fin dei conti, non è poi così male, per un tipo solitario come me, nessun disturbo, cibo e acqua a sufficienza, nessuna fatica, solo relax e meditazione.
Settimo giorno di neon e primo di nuova luce
Sono immobile, il cielo si è oscurato nuovamente e qualcosa mi ha tirato fuori da lì. La temperatura è glaciale e mi sento intorpidito. Fatico a pensare e guardare, tutto è sfocato, offuscato. È un malessere che diventa benessere perché adesso il gelo diminuisce sul mio fianco che poggia. E fa caldo, sempre più caldo. Adesso dolore. Riesco a dimenarmi, senza volerlo. E sto per bruciare. E sto per…
Francesco Foti