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© A.I. Kuindži, Bosco di betulle, 1879.

Fëdor Ivanovič Tjutčev nacque nel 1783 a Ovstug, in una nobile e agiata famiglia. Nel 1822 intraprese la carriera diplomatica e trascorse all’estero ventidue anni della sua vita. Visse per molto tempo a Monaco di Baviera, dove strinse amicizia con Schelling e Heine, avvicinandosi al romanticismo tedesco. In seguito fu trasferito a Torino ma venne sospeso dal suo incarico per essere tornato senza autorizzazione a Monaco, città a cui era profondamente legato.
Al rientro in Russia divenne un personaggio di spicco sia nei circoli reazionari e slavofili, assumendo un ruolo politico di primo piano, sia nei salotti culturali, distinguendosi per il suo spirito brillante e mordace.
Un primo gruppo di poesie di Tjutčev, composte in Germania, comparvero nel 1836 sul Sovremennik, la rivista fondata da Puškin, firmate semplicemente con le iniziali F.T. Un’edizione delle sue liriche, curata dal celebre scrittore Turgenev,  uscì nel 1854 ed ebbe un grande successo, mentre del 1868 è la prima raccolta completa: Stichotvorenija (Versi).
Con la nascita del movimento simbolista Tjutčev ottenne il riconoscimento di maggior poeta del secolo dopo Puškin. I temi principali della sua poesia sono la piccolezza dell’uomo di fronte alla potenza della natura e all’inarrestabilità del destino, l’amore visto come tragedia e l’impossibilità di comprendere pienamente l’altro. Negli ultimi anni, inoltre, Tjutčev si dedicò alla poesia filosofica e di introspezione e trattò anche temi politico-ideologici.
Nella seguente poesia l’occhio del poeta si sofferma su un boschetto, che rappresenta un luogo di pace e solennità, senza tempo, in cui tutto prende vita e si personalizza con i suoi colori, suoni e movimenti. Il rinnovamento della natura diventa così anche rinascita spirituale e serenità.

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Guarda come rinverdisce il boschetto
 
Guarda come rinverdisce il boschetto,
Dal sole cocente inondato,
E la beatitudine che vi spira
Da ogni ramo e foglia!

Andiamo a sederci sulle radici
Degli alberi abbeverati dalla fonte
Laddove, cinto dalle loro foschie,
Il boschetto bisbiglia nella muta oscurità.

Sopra di noi vaneggiano le loro cime
Immerse nella calura del mezzodì
E solo ogni tanto il grido delle aquile
Ci raggiunge da lassù.
 

(Traduzione a cura di Flavia Riolo)

 

© A.I. Kuindži, Bosco di betulle, 1879.
© A.I. Kuindži, Bosco di betulle, 1879.

Flavia Riolo

Nata a Catania, ha conseguito la Laurea di Primo Livello in Lingue e Culture Europee presso l’Università di Catania e, in seguito, la Laurea Magistrale in Traduzione e Interpretariato presso l’Università di Genova, specializzandosi in russo e inglese. Dopo aver fatto uno stage di tre mesi a San Pietroburgo presso un’agenzia di viaggi e qualche esperienza di insegnamento e interpretariato per la lingua inglese, ha partecipato alla preparazione del Convegno Internazionale La filosofia russa oggi (Genova, 19 Maggio 2011) in qualità di traduttrice. Appassionata di letteratura, musica e arte, ha sempre dimostrato un particolare interesse per tutto ciò che riguarda il mondo russo.