Tagliavano e cucivano
le caustiche comari
tagliavano sui davanzali
cucivano sui pingui deretani
affossati malfermi
su impagliati scranni
alle porte della sera.
Mugugnavano
sul fuoco le patate
in canottiera
brulli mariti.
Di rimando
da ballatoi nascosti
qualche altra raccoglieva
dai rami del venticello
le puntute parole
in un rovescio da campioni
le rimandava giù in strada.
Spargevano
di zucchine a piripicchio
un effluvio soave
segrete afose cucine.
Leste le mani e le lingue
d’uncinetto e mezzopunto
tessevano tele e trine
aspettando la sera.
Lenta l’estate
esalava i suoi afrori
lenta affondava le radici
nella mia memoria.
Volevo solo vivere
Con la speranza
chiusa dentro una tasca
mi sono affidato al mare.
Volevo solo vivere.
Con un sogno
tenuto stretto in una mano
ho affrontato mille intemperie,
ingoiando sale e lacrime.
Stretto stretto il sogno,
ben nascosta la speranza.
Volevo solo vivere.
Con la giovinezza
custodita in un cassetto
ho salpato verso ignoti lidi,
imbrattato di fame e fiducia.
Il mare
ha scucito le mie tasche,
ha graffiato e mie mani,
ha sventrato i miei cassetti.
Con la speranza
sparsa tra i flutti
sono morto.
E io volevo solo vivere.
Sopravvissuto
Ispidi gli occhi
sgomenta la mano
che irsuta molesta
la guancia.
Un bottone è saltato
un pasto è saltato
la vita intera è saltata.
Un richiamo lontano
che di libertà ha la foggia
gli solletica il ventre
insidia il suo fresco dolore.
Il letto sgualcito
sgualcito il suo sguardo
la vita s’è sgualcita.
Polverosa
una foto nuziale
dal settimino lo interroga,
lui indolente
s’allaccia una scarpa
accarezza solerte un ricordo
lo annaffia.
Brontola in cucina
deserto il frigo
brontola esanime un caffè,
i suoi passi rinculano vacui.
Dopo di lei.
Ester Bonelli