Fermati un attimo. Riposa. Inizia a pensare alla tua vita. Un conto alla rovescia da questo istante. Non c’è fretta. Hai tutto il tempo che ti occorre.
Pensa come sarebbe stata se quel giorno, quando eri bambino e facevi spacchio con la bicicletta, quella macchina ti avesse centrato in pieno. Immaginati in un letto di ospedale. Nella migliore delle ipotesi su di un tavolo freddo. Leggi obitorio. Ma vogliamo essere pessimisti, catastrofici, quindi rileggi ed evidenzia la parola “letto”. Di ospedale. Fratture multiple. Trauma cranico. Ti fanno una TAC. TomografiaAssialeComputerizzata. Complimenti! Hai già adsorbito metà della tua razione di radiazioni ionizzanti consentite per tutta la vita. Ti è andata bene. Questo si chiamerebbe culo. Al tuo paese. In tutti i sensi. Ti rimetterai presto. È stato solo un brutto sogno. Niente di più.
Passa avanti con gli anni. Neopatentato percorri quella strada larga e piena di negozi, di sera, autoradio a volume medio, braccio sinistro fuori dal finestrino. Vedi un amico. Lo saluti. Qualche metro con lo sguardo rivolto indietro e quando ti rigiri in avanti hai solo una frazione di secondo per sterzare ed evitare di miscelare il colore della fiancata della tua auto con quello dell’altra vettura parcheggiata. Convergenza. Ti graffi solo l’avambraccio. Leggermente. Non appena torni a casa chiuditi in bagno e controlla il tuo ingigantirsi anomalo del posteriore. Sai già come si chiama.
Pensa come sarebbe stata la tua vita. Se invece avessi scartavetrato il tuo arto tra le due vetture. Pensa come sarebbe stata. Senza un braccio. O avambraccio. L’amputazione si decide sul momento. Comunque senza mano. Sinistra. Hai sempre la destra. Insomma, la mano la puoi stringere a chi vuoi. Non suoni più la chitarra. Componi e basta. Non canti più la tue canzoni. Componi e basta. Eh già, comporre e basta. Tu te le suoni tu, te le canti, si diceva un tempo. Adesso non più.
Comunque questo non è il tuo caso. Poteva esserlo. Ringrazi il cielo se ci credi. E se non ci credi, vedi di iniziare a crederci e ringrazialo. Una volta. Due volte. Un minimo di due volte. Ringrazia anche me. Se vuoi. Sono delegato.
Ringrazia per la terza volta. Sei un chimico. E dovresti sapere che la benzidina e i suoi sali causano carcinoma alla vescica. Tumori professionali. La tua vescica per il momento è a posto. Ringrazia per la quarta volta. Perché il b-propriolattone causa carcinomi della cute, dello stomaco e del fegato. Ancora tumori professionali. Ringrazia una quinta volta. Perché il tetracloruro di carbonio è causa di carcinoma del fegato. Il tuo fegato è doppiamente sano. Ringraziamento numerosei. Perché il cromo ed i cromati causano carcinomi del polmone e del fegato. Tre volte sano quest’ultimo. Settimo ringraziamento. Perché il cloruro di vinile causa carcinomi del fegato, tumori dell’encefalo e sarcomi ossei. Hai un fegato di ferro. Ottavo ringraziamento. Perché il benzene è associato all’insorgenza di leucemia. Numero nove. Il berillio al carcinoma del polmone. Siamo a dieci. L’ossido di ferro a tumori dell’apparato respiratorio. Ci fermiamo a undici. Il piombo a carcinomi del rene. Tirando le somme dovresti già aver tirato le cuoia.
Adesso tocca al contorno. Torna con i ricordi a quei giorni in cui hai visto la morte portarsi via la vita.
Guarda i tuoi cari color bianco anemico dentro pigiami bianchi sdraiati su letti bianchi sotto lenzuola bianche dentro stanze bianche di ospedali bianchi. Guarda i loro corpi vuoti senza coscienza. Di ciò che gli accade. In bilico tra questo e l’altro mondo. Corpo in terra e mente altrove. Anima per la precisione. Guarda te dopo la visita in ospedale. Sulla punta di una scogliera. Pronto a lasciarti cadere giù. Un soffio di vento contrario ti tiene in bilico e ci ripensi. Ma stavi per farlo. Stavi per toglierti la vita. Peccato mortale.
Pensa a tutto questo e tutto il resto. Pensa ad ogni azione sconsiderata fatta e premeditata. Pensa alla violenza repressa. Pensa al tuo essere buono. Pensa a quella voce che ti ha tenuto saldamente legato alla ragione. Ad evitare. Pensa alla tua coscienza.
Non dovresti temere Dio o Lucifero. Paradiso. Inferno. Purgatorio. Colpa di Dante Alighieri e della sua Divina Commedia. È tutto così terribilmente pittoresco da sembrar vero. A proposito di pittoresco, colpa anche di Hieronymus Bosch con le sue figure mostruose e inquietanti evocazioni da simbolismo medievale. Le cose non stanno così. Non vanno. Così. Il meccanismo è simile. Ma diverso. È inspiegabile. Non ci sono le parole. Non è traducibile nella tua lingua. Né lettere. Né numeri. Ma Apparentemente. Stai attento. Solo apparentemente. Simbologia.
Ecco a te. Concessa una dimostrazione. Solo quando non sarai più sulla terra, in vita, ti sarà tutto chiaro. Non ti è dato di capire prima. È la Legge Universale. Inviolabile. Ferrea. Incontrastabile.
Non è ancora giunto il tuo momento. Ti è andata bene anche questa volta. Non ricorderai ma hai avuto un incidente. Dopo essere uscito di casa correndo per non far tardi al lavoro ti sei accasciato in terra. Sei stato colpito da una pallottola nell’istante in cui ne hai incrociato la traiettoria. L’uomo dietro di te è fuggito. L’uomo salvato da te. Era diretta al suo cervello. Era poi diretta al tuo cervello. Mentre inciampando scivolavi l’ha solo sfiorato. Sacrificio inconsapevole.
Svegliati. Riabbraccia i tuoi cari. Che vegliano su di te. Ringrazia il cielo. Di non essere in cielo. Ringrazialo. Per la dodicesima volta? In questo conteggio sì. Ma abbiamo sintetizzato le situazioni. Altrimenti i numeri non basterebbero.
Ringrazia anche me.
Mi accontento anche di un solo grazie.
Come credi che faccia a conoscerti così bene?
Indizio: il mio nome inizia per A. Punto.
Francesco Foti