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Leonardo Sciascia e Mario Grasso
Leonardo Sciascia e Mario Grasso

Anche per questa occasione di ricordare il Maestro e l’Amico, ricorriamo ad “altro” come abbiamo preferito in occasione dei trent’anni dalla scomparsa. Per noi ha tanti significati, questo ricordo che non possiamo condividere con alcuno. Infatti era stato Leonardo Sciascia a stimolarci fin dal 1973 a fondare e diffondere una rivista letteraria e noi lo abbiamo ascoltato e abbiamo realizzato quello che oggi possiamo esibire con tutta una solida storia, quella dei 53 volumi di Lunarionuovo nella sua edizione cartacea, con i contributi del gotha della letteratura italiana degli ultimi vent’anni della Seconda parte del Novecento. Quando siamo andati a trovare Sciascia a Racalmuto in una bella mattinata di sole e dolce brezza primaverile nel maggio del 1979, avevamo già tutto pronto per la stampa del primo numero di Lunarionuovo. Il Maestro non ci ha risparmiato elogi, sia per la realizzazione della iniziativa che lui ci aveva più volte sollecitato di intraprendere, sia per il titolo che avevamo coniato, in memoria di Francesco Lanza. Quindi, prima ancora che esprimessimo la nostra ambizione di un suo scritto, ci promise che avrebbe spedito entro una settimana “qualcosa” per la nascente impresa. Allora non c’era altro mezzo che la posta ordinaria, che, solo dopo qualche anno sarebbe stata sostituita dalla magia di quella elettronica. E giunse puntuale la lettera con la sorpresa, per noi: una poesia dedicata al compimento degli 85 anni di Joan Miro, che pubblicammo nel primo numero del Lunarionuovo che dopo la felice e prestigiosa (ci si consenta dirlo a noi stessi) edizione dei suoi 53 volumi cartacei, con le firme che da Calvino a Carlo Bo, Giovanni Arpino, Giuseppe Pontiggia, Giorgio Bàrberi Squarotti, Marco Forti, Maria Luisa Spaziani, Giovanni Raboni, Andrea Zanzotto e via di questo tipo di scaffale alto, fino ai siciliani Sebastiano Addamo, Gesualdo Bufalino , l’allora esordiente Salvatore Scalia, e l’ immancabile  Leonardo Sciascia hanno accompagnato tante e anche imprevedibili esperienze di quindici anni. Adesso questa continuazione non può altro che darsi una disciplina che sia coerente continuazione di quella della pregressa esperienza. Ma i tempi sono radicalmente cambiati. I fasti degli anni di Lunarionuovo in edizione cartacea potremmo eguagliarli solo se potessero fare ritorno quanti non ci sono più, e di cui possiamo solo celebrare la memoria in qualche modo, noi qui e l’altro amico e maestro da sempre, Nicolò Mineo, che ci continua a onorare delle sue ambìte collaborazioni, anchìegli come noi fedele amico di Sciascia, che interviene, per sua iniziativa, in queste pagine con una magistrale analisi su scrittura e scritture sciasciane. Ma ecco la poesia di Sciascia che copiamo da pagina 20 del numero uno di Lunarionuovo del giugno 1979.

Ludi Rector

 A JOAN MIRO, PER IL SUO OTTANTACINQUESIMO COMPLEANNO

di Leonardo Sciascia

 Il cognome di mia madre è Martorelli,
secoli addietro qualcuno – Picaro
o soldato – lasciò l’avara povertà di Catalogna
per venire all’improvvida, prodiga
povertà siciliana; e si portò il nome
– Martorell – del povero paese che lasciava
nel povero paese in cui veniva, diventò
catalano internazionale
nell’internazionale dei poveri, poiché
Il faut partir. Si tu restes en Catalogne,
tu meurs! Il faut devenir
catalan International, nei secoli
quindici o sedici come nell’anno
millenovecentodiciannove. Catalani e siciliani
– e altri di uguale, fraterna povertà
prodiga o avara – solo questo possono: diventare
internazionali. Come Joan Mirò,
come quel picaro o soldato il cui sangue
corre fino a me che per Mirò, oggi,
scrivo queste parole di saluto e di augurio,
quasi – dopo secoli – un ritorno.
Per tre volte, a Barcellona,
ho deciso di andare l’indomani a Martorell;
ogni volta qualcosa me ne ha distolto. Forse
è un brutto paese, forse è meglio
serbarne solo il nome, sillabarlo
ad occhi chiusi, lasciare che sotto le palpebre
scorrano e germinino memoria
i segni e i colori di Mirò.