POETICHE DEL MARE
«Che ribrezzo», continuo a dire tra me e me e spesso non mi accorgo neanche che lo sto ripetendo e finisco per somigliare per disperazione e incoscienza a chi, finito, si infila nell’abitacolo della sua auto cavo che esce dall’orecchio dito nel naso e parla e parla, rivolgendosi a quel punto imprecisato oltre il cruscotto che, fissato troppo a lungo, diviene la fonte primaria del mio autismo. È così che oggi reagisco a quel verso sempre uguale con cui come una grigia tortora («da anni») tu scandisci le mie giornate: fisso quel punto e parlo e parlo come se fossi un pescechiuso in un acquario e non mi importasse che il dito poi si vede che, al di là del vetro, c’è chi mi osserva divertito e però subito passa facendo dei miei gesti la sua afflizione quotidiana e incurante di quanto alla mia la sua si avvicini e della distanza che, ripercorsa continuamente, sovrapposta identica, ci rende irrimediabilmente dissimili. 18-19 luglio 2011