IL TURNO INELUDIBILE
Più tardi, un altro giorno
quand’il sole si arrenderà all’inverno
parleremo del nulla come eterno
acciaio, oro o l’aria all’inquinarla
con fumi e sputi
col buon senso nuovo
e l’uovo artificiale OGM.
Parleremo con lingua digitale
su cartaceo tangibil’o virtuale …
non oggi ma nel tempo
nel domani, futuro uccide l’ieri
e si candida al turno ineludibile
per quadrare il gran cerchio in triangolare
in onta al fu Pitagora ed Euclide
con un robot che ride al tuo comando.
strong>IL SAL DELLA SAPIENZA
L’acuto segno in grido ogni richiamo
urlo o canto sinonimi di pianto
non si ottiene altra gioia o altra pena
per cantarne la gloria e la fortuna
in un istante
mina vagante.
Si vive in mezzo agli aspidi e veleni
filtrano l’urlo e il canto
nel rifugio che intanto
ti fa scrivere per divertimento
privo di pia certezza che già fosse
con l’aria una carezze, come ai cani;
siamo tutti cristiani
nel futuro felice in paradiso
vanificato l’aspide in Fenice
e il suo veleno in miele naturale
aggiungendo più sale alla sapienza.
PORTO IL MANTELLO A RUOTA E FÒ IL NOTAIO (***)
Scrivo ogni anno alla mia cara stella
e in dono nel canestro due micini
appena nati e già predestinati
a miagolare in cielo
porteranno gli auguri a quel notaio
con il mantello a ruota e nostalgia
tra la campana “lenta e lontana”
e la neve imbiancante, paesana.
Gli scrivo che la ruota al suo mantello
si è sfrangiata
nevica più nell’Africa lontana
e ogni nostalgia è greve e vana.
(***) In riferimento alla strofe della canzone “Signorinella” di Libero Bovio e Nicola Valente (1931)
FIONDA CECCHINA
Covid diciannove fu targato
il furgone funesto
incoronata fionda cecchina
carabina a sordina.
Pagine e più che pagine
proibite alla scienza
e volendo pazienza
tra chi grida in politica e chi tace.
Sarà un batrace a salvarci con Galvani
a dar la pila e il lume per sgamare?
Intanto siamo in fila per smaltire
sbornie effimere glorie stagionali
come lanterne magiche indaghiamo
l’impronta nera aspettando un vaccino
contro un male cecchino.
PECORECCIO
Natalizio sia il canto e come disse
l’orco alla fata:
tracceremo ascisse
per chi naviga a vista e si consola
la sola volta a nascere e campare.
Cara Fata Turchina, tu e Pinocchio
siete l’occhio-ciclone
e il bene antico. È vero? No!
Ogni evento ricopia il di già visto
alee come la Fortuna
segue la Luna e le sue tante fasi
sempre al riflesso che la fa lucente
così la gente sempre crede sia
festa solo il Natale
tanto è fort’e costante la spirale
a goduria pecoreccia
tra l’orco antico e noi la fata nuova.
Sara Smigòro