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…spero poi di chiudere per l’autunno il nuovo libro di poesie, altro momento di intimo orgoglio a cui tengo molto dove le tragedie s’intrecciano con le storie dei sentimenti attraverso le commedie quotidiane, fino a rendere la fantasia il prezioso punto d’incontro tra i fiori nuovi e i fiori più consumati. La poesia è un bene prezioso, per me è un innamoramento mai finito, è come lo scoppio di un glicine quando non ne può più di nascondersi alla primavera e allora il suo profumo scivola dai grappoli fino ad aggrapparsi all’aria sottostante, che con un soffio leggero leggero lo sposterà verso un paesaggio costiero appena dipinto.

Non tutti amano la poesia, anzi, alla maggior parte delle persone sembra non piacere affatto, però io credo che il più delle volte, non si tratti di scarsa sensibilità verso questa nobile arte, quanto d’una mancata abitudine all’analisi intima dei colori che danno all’arcobaleno dei sentimenti la vera tonalità del vivere. Per cui, forse, tutti amano la poesia, quella vera e inconfondibile, ma forse non tutti sanno riconoscerne il momento.

Questo scriveva Pino Mango nel 2014, ma non ha fatto in tempo a veder pubblicata la sua terza raccolta di poesie (I gelsi ignoranti), perché sì, Mango oltre ad essere stato uno dei cantanti più amati e apprezzati in Italia e all’estero, è stato pure un poeta.

Sono passati 6 anni dalla notte tra il 7 e l’8 dicembre, mentre il cantante si esibiva in un concerto e stava cantando «Oro», una delle sue canzoni più famose. Mango di colpo si ferma e interrompe lo show. Dice solo «Scusate», e pochi istanti dopo si accascia senza più riprendere conoscenza.

La moglie in varie occasioni lo ricorda così: «Pino se ne è andato come aveva sempre desiderato. Quando, scherzando per esorcizzare un po’ la cosa, si parlava della morte, lui aveva sempre detto che avrebbe desiderato morire sul palco, mentre stava facendo la cosa che amava di più nella vita». Poco dopo la sua morte si discusse molto di un episodio «strano», forse «premonitore». Molti fan parlarono di un sogno raccontato proprio da Mango poco prima del malore. Sul palco infatti quella sera raccontò di aver sognato di «bere del buon vino con Fabrizio De Andrè».

Ma è stata proprio la moglie, insieme alla famiglia a prendersi cura delle poesie di Mango mostrando al pubblico le opere inedite per continuare a far vivere ancora la creatività  e la sensibilità di un artista poliedrico e originale.

Quella tristezza

Quella tristezza che nasce
da un pensiero irrisolto.
Quel vento sordo
A separare il caldo dall’inverno,
il mare da una lacrima
e un giorno ai suoi cent’anni.

Non c’è ragione senza una colpa;
Non puoi estirpare il centro dal suo intorno.
Ogni rumore nasce dal silenzio
E tutti i numeri appartengono al tempo.
Così, dal niente,
puoi veder l’immenso,
se, dell’amore,
è complice ogni senso.

IL TEMPO NON È UN RISULTATO
Non so se un dolore somiglia a una chiesa in restauro
o ad un vecchio polipo avvinghiato ad un braccio,
di certo non viene da te che avvicini
il mio altare al tuo campo
e inganni la sete sussurrandomi d’acqua ogni dubbio.
Il tempo non è un risultato
Ma solo l’insieme delle cose che fuggono
Ed io ti amo perché ho camminato
e il pensiero mi ha dato ragione.

                                        Emanuele Fiore