Al momento stai visualizzando La soluzione finale e la Conferenza di Wannsee

Perché per i nazisti esisteva una soluzione finale della questione ebraica, che a detta dello stesso Himmler era  molto complicata? Infatti egli, ripensando o forse meditando sugli ordini di sterminio da lui dati ai suoi, disse il 4 ottobre 1943 all’adunanza dei Gauleiter nazisti, in maniera abbastanza cruda : “ E’ facile dire, signori miei, in poche parole bisogna estirpare gli ebrei. Ma per chi deve eseguire, richiede quanto di più duro e di più difficile esiste. Vedete, naturalmente sono ebrei, chiaro : non sono che ebrei”.

Lo scrittore anglo-tedesco Huston Chamberlein, tenuto in gran conto da Guglielmo II, nella sua opera dal titolo “ Fondamenti del diciannovesimo secolo”, scritta nel 1899, aveva teorizzato la superiorità della razza germanica e la necessità di preservare i caratteri del popolo da eventuali contaminazioni, fornendo così a priori la suggestiva scusa dell’antagonismo tra tedeschi ed ebrei, che a distanza di due decenni, sarebbe diventata una competizione, in cui uno dei due popoli era destinato non solo ad avere la peggio ma addirittura a scomparire. Si creò così lo “stereotipo giudeo-bolscevismo”, che venne sfruttato strumentalmente nella crisi politica, economica e sociale della repubblica di Weimar. Poi con l’affermazione del nazismo, l’antisemitismo diventò il programma politico più importante. Così vennero attribuite agli ebrei le responsabilità della pace di Versailles, dell’inflazione e della crisi. Hitler addirittura attribuì, senza alcun fondamento storico, il tramonto dell’impero asburgico alla mescolanza delle razze, in particolare di quella ebrea, che aveva contaminato l’elemento tedesco e che doveva essere distrutta. Wilhem Stuckart, segretario di Stato al Ministero degli Interni, pupillo di Hitler, uno degli estensori delle leggi razziali del 1935, poi copiate in Italia nel 1938, propose la pazzoide sterilizzazione dei cosiddetti Mischilinge, detti anche bastardi, mezzosangue o mezzo-ebrei, che venivano con grande ridicolaggine distinti in Mischilinge di primo e di secondo grado, come dice lo scrittore Raul Hilberg: “ Era reputato Mischilinge di primo grado chi aveva due nonni ebrei ma al 15 settembre 1935 non apparteneva più alla fede giudaica oppure aveva cessato di appartenervi anteriormente, e inoltre alla data non era sposato con un’ebrea. Era, invece, reputato mischilinge di secondo grado chi aveva un solo ebreo tra i suoi nonni”. (1)

Le premesse della soluzione finale della questione ebraica, che consistette nello sterminio di ben 11 milioni di ebrei, cioè tutta la popolazione ebrea composta da uomini, donne e bambini, compresa quella dei paesi alleati come l’Italia e dei paesi amici come la Spagna, furono la ghettizzazione degli ebrei nella Polonia invasa, dove ne vivevano circa tre milioni e le deportazioni nei campi di sterminio di tutta l’Europa e cioè a Chelmno, Belzec, Sobibor, Auschwitz-Nirkenau, Treblinka e Majdanek. Scrive Goebbels nel suo “ Diario intimo”, il 27 marzo del 1942: “Non ne resteranno molti, di ebrei…Un castigo divino si sta abbattendo sugli ebrei, castigo che, per barbaro che sia, è pienamente meritato… Ma non bisogna lasciarsi andare a inutili sentimentalismi. Se non combattessimo gli ebrei, essi ci sterminerebbero. E’ una lotta di vita o di morte fra la razza ariana e il bacillo ebraico”. In una villa sulla riva del lago Wannsee a Berlino, si riunì il 20 gennaio 1942, anche una conferenza, a cui parteciparono alti ufficiali e burocrati nazisti, tra cui Adolf Eichmann, Reinhard Heidnich, Wilhelm Stuckart. La conferenza si ridusse alla discussione sul modo come sopprimere gli ebrei e cioè se fucilarli o mandarli alle camere gas, anche se con ipocrisia tutta nazista, sul verbale redatto personalmente da Eichmann non si fa menzione dell’uso del gas, ma alla pagina 7 del protocollo, il cui testo completo in lingua italiana è disponibile sul sito Olokaustos, c’è scritto: “ Adesso nell’ambito della soluzione finale, gli ebrei dovrebbero essere utilizzati in impieghi lavorativi ad est… In grandi squadre di lavoro, con separazione dei sessi, gli ebrei in grado di lavorare verranno portati in questi territori per costruzione di strade e non vi è dubbio che una parte verrà a mancare per decremento naturale”. Bisogna dire che quasi verranno a mancare, non per decremento naturale, come ipocritamente dicono loro, ma per l’uso ininterrotto del gas nei forni crematori. Insomma questa soluzione finale, su come  gli ebrei dovessero essere sterminati, fu un grosso problema anche per i nazisti. Furono, infatti, ventilate varie ipotesi per dove concentrare gli ebrei in aree determinate, come quella di un’emigrazione forzata di massa in Madagascar, un progetto coltivato dalla diplomazia tedesca già dall’estate del 1940. Solo che l’invio degli ebrei nell’isola dell’Oceano Indiano, comportava in loco un controllo tedesco, reso ormai impossibile, dopo lo sbarco delle forze inglesi e della Francia Libera, nell’isola. Quindi non c’erano più le condizioni strategiche per realizzare il piano-Madagascar. Però non possiamo considerare la Conferenza di Wannsee il momento, in cui si decise la “Soluzione finale”, bensì la tappa fondamentale per il coordinamento dello sterminio totale, dal momento che già al 31 luglio del 1941, Heidrig aveva ricevuto da Goering l’ordine di predisporre i piani operativi per la liquidazione fisica degli ebrei. La sperimentazione e il collaudo dei sistemi di uccisione di massa furono mascherati dalla cosiddetta “operazione-eutanasia”, per i malati di mente e per gli affetti da malattie incurabili. All’inizio di dicembre del 1941, i primi esperimenti per l’uccisione dei sopra indicati furono fatti con camere a gas mobili, cioè con l’uso del gas di scappamento degli automezzi. Poi, però, con la collaborazione di laboratori e tecnici dell’industria, furono create le camere a gas, con l’uso di appositi preparati chimici, che alimentavano senza interruzione i forni crematori in tutti i campi di sterminio. Il campo di sterminio di Treblinka, allestito a nord-est di Varsavia, presentava delle particolarità, a dimostrazione della ennesima ipocrisia beffarda dei nazisti: “ Presenziava all’arrivo dei deportati una particolare messa in scena, che si evidenziava sin dall’ingresso, che simulava l’ingresso di una sinagoga con iscrizioni in ebraico. La ferrovia che accedeva al campo arrivava ad una baracca che simulava una stazione in piena regola, dotata di attrezzature normali, di biglietteria, buffet, deposito-bagagli, orari ferroviari e così via allo scopo di offrire ai viaggiatori in arrivo la parvenza rassicurante di una stazione di transito o di smistamento per l’avviamento al lavoro o per il trasferimento in un’altra area di popolamento”.(2) In questa spasmodica attività di totale estirpazione degli ebrei, i nazisti  passano dalla beffa cinica alla più spinta ridicolaggine di ragionamenti. Wilhelm Stuckart, nella Lettera segreta, che fece pervenire ai partecipanti alla Conferenza di Wannsee, riguardante la soluzione finale della questione ebraica, scrive: “ A mio parere, non si può non prendere in considerazione il fatto che con il trasferimento dei mezzo-ebrei, si sacrifica anche il cinquanta per cento di sangue tedesco. Dal punto di vista biologico ho sempre ritenuto estremamente pericoloso alimentare con sangue tedesco un fronte nemico. Questo sangue è, infatti, in grado di produrre delle personalità in grado di utilizzare contro il sangue tedesco i preziosi caratteri ereditati da quello stesso sangue. L’esperienza ci insegna che l’intelligenza e la cultura, insieme al patrimonio ereditario germanico, fanno dei mezzo-ebrei emarginati dal popolo tedesco, dei leaders nati e quindi pericolosi nemici”. A parte il tono assurdo e senza alcun riscontro scientifico, queste affermazioni costituiscono un ulteriore elogio dell’indole dei tedeschi, anche se, come dice Vilhelm Stuckart, dimezzati. Soffiava sul fuoco anche Julius Stricher, editore del giornale “ Der Sturmer”, che inculcava nella testa dei suoi lettori lo slogan “ Gli ebrei sono la nostra rovina”. E la strumentalizzazione dell’antisemitismo si fece sempre più minacciosa specialmente quando, per la crisi economica, milioni di lavoratori perdevano il posto di lavoro. Naturalmente la colpa di tutto ciò veniva addebitata agli ebrei, che non erano nemmeno l’1 per cento della popolazione attiva tedesca. Insomma la distruzione degli ebrei doveva realizzarsi. Perché? Ce lo esplicita chiaramente Goebbles, il numero due del partito nazista, quando afferma: “ Il giudaismo nasconde, rappresenta un fenomeno infettivo, che agisce da centro di contagio… La Germania non ha intenzione di piegarsi a questa minaccia giudaica, ma anzi di fare fronte contro di essa tempestivamente, e se necessario con l’estirpazione e l’esclusione più completa e più radicale del giudaismo”. C’è stato nella decisione, a tutti i costi, dello sterminio degli ebrei un principio, sino a quei tempi inusitato, “di annientamento totale di un gruppo minoritario” scaturito dall’autorità di uno Stato moderno qual era quello nazista, la cui singolarità non è detto che non possa ripetersi, dal momento che vediamo ancora accadere episodi di razzismo quasi quotidianamente ed anche guerre etniche. Quindi bisogna sempre tener desta la sensibilità verso i pericoli di questo genere, al fine di impedire che possano causare delle tragedie simili a quelle che, purtroppo, abbiamo visto nella seconda guerra mondiale.

                                                                                                         Carmelo Nicosia

(1)Raul Hilberg. “La distruzione degli ebrei d’Europa”, a cura di F. Sossi. Torino. Einaudi. 1955, p.71.

(2)Enzo Collotti. “La soluzione finale. Newton. Roma. 1955, p. 62.