Merlo: Hai visto: pure a calci nel c…! A te pare di essere libero — facendo lo scemo — di dire quello che vuoi, e poi…
Buffone: Almeno posso andare appresso a quello che mi dice la testa, posso dire quello che va detto, anche se poi mi fanno passare per pazzo; i calci fanno parte dello spettacolo… Tu invece, non dici mai altro che quello che ti insegnano…
Merlo: Così faccio armonia, mi adeguo al contesto, mi allineo, soddisfo gli stakeholder, faccio da specchio delle loro brame, da stagno di Narciso, da bozzolo di informazione, così si sentono dire quello che dicono e si convincono di avere ragione. E se faccio il buono mi lasciano persino mangiare le molliche, che chi mangia deve per forza fare…
Buffone: Ma certo, teniamoli in armonia, sti potenti abboccaaponi, non sconsiamogli il piano, non diamogli pensiero, così fanno andare a scatafascio loro stessi e tutti i poveracci che li sorreggono… che poi magari una mollica te la fanno cadere accompagnata con le pedate come companatico… E chi glielo dice che stanno facendo le farabbutterie che fanno, che la pena che danno agli altri supera cento volte il guadagno che ne ottengono loro?! Glielo di ci tu, che ripeti tutto quello che ti dicono? Ogni testa che si fa re, merita ghigliottina…
Merlo: Ma che ci concludi? A’ voglia a riempirti la bocca di aria, di soffi, di sbuffi, buffi e buffoni… Hai mai fatto cambiare le cose? E se le hai fatte cambiare, hai mai ottenuto qualcosa? Qualche mollica pure tu, e pedate, carrettate di pedate…
Buffone: Ma quella espressione… di quando sono presi di sorpresa, quando devono decidere se ridere a denti stretti o andare in escandescenza rendendosi ridicoli… è impagabile. E se ogni tanto costa un pedata, una cozzolatumbola, tirituppete col culo a terra…
Merlo: Che buffone che sei! Capace che la prendi pure a complimento… E io che dovrei fare ora? Metterti un like? Ripetere le tue parole per rassicurarti, per darti ragione (quella stessa che si dà ai cornuti), per farti sentire divo, rockstar, influencer…
Buffone: Che altro potresti fare, Merlo? Tu pappagallo dei poveri, palpacallo ammascarato, che si sa: chi sta vicino alla quadara… Arriverà il terremoto, arriverà Ba(bu)ffone! Capovolgeremo l’ordine delle cose, ci tagliamo la testa a Minica, tabula rasa, lumi nell’oscurità, novo ordo seculorum…
Merlo: Accura, icarea falena, iena gattopardesca, grillo coscenza di burattini che ti vuoi fare grilletto, accura!
Buffone: Arrivò Cassadra, Tiresia, Lacoonte: che mi vuoi avvolgere con le tue spire e trascinarmi in mare? Varda’ mi pisciai tutto….
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Buffone giunto al Potere: Canta, Merlo, canta che ti passa, che te l’avevo detto, canta per me, ora che nulla sarà come prima.
Merlo: Come sempre è, niente è come prima, né il Merlo che canta, né il potente che si crogiola allo specchio, tutto inaudito e splendido, tutto giusto, tutto luce, niente ombra, mio Signore…
Buffone: Che mi prendi per il c…, Merlo? Anche tu ti sei fatto aggirare dalla Carcarazza, potevi chiedere al re dei tesori tutto quello che volevi e invece hai voluto pizzicare un po’ di sabbia d’oro, ne sei uscito affumicato col solo becco dorato. Il potere è caravigghiano, ti accarezza tutto ma vuole l’anima. E poi sta natura che non vuole fare salti…, manco se gli spari sui piedi, ci vorrebbe tutta la forza del mondo, per smuovere il mondo, e io sono tanto picca…
Merlo: Il mio signore è triste? Vuole che intono un canto? A barzellette non sono bravo, ci vorrebbe un Buffone, uno ce n’era, bravo per davvero, ma si tracambiò, cambiò il vecchio con nuovo, gli fecero il tirantrè
Buffone: Mi stai buffoniando, a me?, ma me lo merito! Ch’era bello infilarsi nelle pieghe del potere a far leva sulle incongruenze con l’iperbole, senza curarsi del contesto, circostanza, coerenza e dei troppi tanti che pretendono pretese… Ora non posso fare un passo che non fa tremare il castello di carte, e le pezze sono già col portuso, e chi mi aiuta vuole la sua parte… Ma mi posso fermare? Cavalco l’onda del mare di macerie, finché non casco… Come finisce si conta.
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Merlo: Che ti pensavi, o Buffone, solo i salmi finiscono in gloria, le rivoluzioni si mangiano i loro figli e castrano i loro padri. E i carnovali finiscono in mascariata, ma poi viene quaresima.
Buffone potente decaduto: E’ che la corda civile non s’accorda con quella pazza, hai voglia di tirare le chiavi, se suoni l’una stona l’altra, e la corda della ragione sta in mezzo ai due fuochi, tra incudine e martello, o suona con l’una o suona con l’altra, mai tutti a paro!
Merlo: E ora mi resta da cantarti… la recumaterna, che fra poco ti spennano, che credevi di essere chissacchè e invece sei solo un Buffone di Brisson, variante di Merlo, come il Cenenerino di Santo Domingo, un Tordo Merula, un passeriforme, un passerone va’…, tutti volano e tutti a terra mangiano a scaliare nella mondezza, e a cascare nelle trappole con crivo. E se il merlo schiocca, accanto alla serpe che fruscia, sempre in piedi rimane il muro dell’orto.
Buffone: E non basta che la mucca fa muu per far fare mee al merlo. Più che merlo, mi sento un merletto, una complicata e faticosa maniera di ingarbugliare il filo, maniera superflua e pure bellissima. O contastorie, tu non fai la Storia, solo la ricami, a vanvera, bella, ma inutile.
Merlo: Non ti resta ora che provare a fare il pazzo, il folle, il Fo, mettiti il berretto con le ciancianelle, e vedi se ti fanno tornare a dire verità giocando in equilibrio con le facezie, facendo il giocoliere, il giullare, il Ciulo (d’Alcamo o d’altrove). Solo i pazzi campano, e solo gli ottusi logorano il potere. Prova!, magari ti lasciano tirare a campare anziché le cuoia.
Buffone: Orama’ il gioco è scoperto, come il culo dell’imperatore col suo vestito nuovo. La mia campata la feci, a farla troppo lunga il ponte crolla, cantami o Merlo, che cantato vengo più bello.
Maurizio Cairone