Al momento stai visualizzando Il duello

C’è stato un tempo in cui l’olio si misurava in cafisi e il vino in quartucci; un quarto di metro faceva un palmo e ottocento grammi facevano un rotolo.
Il lampionaio accendeva le luci con il miccio, e il tramonto era all’avemaria.
Ai nobili si dava del voscienza e ai civili del vossia.
Le donne portavano il busto per stringere la vita e far risaltare i seni.
E per i duelli si dava convegno all’Albero Grosso: il platano spelacchiato che ancora oggi allunga i suoi giorni tra la via Dusmet e la via Porticello, sullo sperone del palazzo arcivescovile.
Nella sua lunga vita il platano deve averne viste delle belle; almeno fino a quando a sua maestà Ferdinando II (dio l’abbia in gloria) non saltò in testa che le ferite dovessero essere tutte uguali: che, di punta o di taglio, le ferite procurate in singolar tenzone al riparo di quel nobile legno dovessero valere come quelle, verbigrazia, del ladro di passo dalle parti di San Berillo. Peggio che bandire i duelli, sua maestà voleva proprio cancellarli dalla testa dei suoi sudditi.
Povero platano: senza nemmeno più il rumore del mare a tenergli compagnia, oggi non gli resta che protendere i rami verso gli archi della marina, sopra la vicina rotatoria: l’unica ancora capace di procurargli qualche soddisfazione.
Come quella di ieri; ne hanno parlato pure i giornali, ma con versioni differenti.
A quanto sembra, un pullman veniva giù dalla via Porticello e un’auto dalla via Dusmet: equidistanti dalla rotatoria, forse il primo ad accelerare è stato l’autista del pullman o forse l’altro; fatto sta che ciascuno dei due dice di avere conquistato per primo il diritto di precedenza. Colpa dell’altro se auto e pullman si sono toccati. A questo punto, pare che il conducente dell’auto abbia detto all’autista del pullman di scendere giù dal volante per discutere la cosa, ma che l’altro abbia messo avanti la responsabilità della carica. Tutte scuse, avrebbe risposto il conducente dell’auto; troppo facile tagliare la strada a un galantuomo e pretendere così di farla franca. A questo punto non si sa bene cosa sia successo. Sembrerebbe che l’autista del pullman abbia guardato indietro dentro al pullman. I passeggeri, immobili e spaventati, pare siano rimasti tutti zitti; tutti tranne una donna che avrebbe sussurrato qualcosa all’autista; qualcosa che nessuno è riuscito a sentire. Fatto sta che l’autista del pullman ha tirato su il freno a mano ed è sceso dal volante.
Su come sia finita, i giornali concordano: lesioni guaribili in più di quaranta giorni per uno, perdita della milza per l’altro.
Il maggior quotidiano ha titolato: “Un duello in piena regola”.
Il vecchio platano deve avere apprezzato.
Dalla Villa Pacini, la statua senza testa di sua maestà Ferdinando II forse meno.
Pare che nottetempo si sia rivolta all’albero e gli abbia detto: A tutto avevo pensato, ma alle rotatorie non ci sarei mai arrivato!

Ausilio Ignazio Lotti