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In Lesotho, Africa, quando si parla con un uomo lo si chiama « Padre ».

In Lesotho, Africa, quando si parla con una donna, la si chiama « Madre ».

Padre si scrive « Ntate » e si pronuncia Daddy.

Madre si scrive Me e si pronuncia nello stesso modo.

A meno che uno non sia ancora un bambino tutti vengono chiamati col termine Padre o Madre nelle discussioni, anche le piu’ banali.

E’ una forma di rispetto verso l’essenza intima delle cose : essenza maschile o femminile.

In Africa quando si tende la mano ad una persona che si rispetta molto, il braccio che vi offrono é sorretto, sotto il gomito, dall’altro braccio come a dire : tutto il mio corpo accompagna il braccio con cui la mia persona ti si presenta.

Una volta ho sentito un italiano dire che molti africani si presentavano cosi’ per farci il gesto dell’ombrello, come se gli africani si fossero studiati i film di Toto‘ pur di sfotterci.

Solo un italiano, figlio di una cultura che ormai preferisce abusare de l termine « Dottore » o « Dottoressa » solo per compiacere il presunto ego (molti nostri « Dottori » non sono nemmeno laureati), poteva dare un’interpretazione cosi’ idiota.

Che sia chiara una cosa: in Africa l’essere umano non é né meglio né peggio.

L »essere umano é uguale ovunque.

Semplicemente in Africa, soprattutto in Lesotho, sopravvive ancora una cultura di una civilta’ antichissima, dove c’era rispetto per ogni essenza vivente e per il suo destino mentre noi abbiamo imposto un’epoca dove perfino le piu’ grandi  – e presunte tali – opere d’arte non vogliono dire nulla.

Una volta perso il significato del tutto, non rimaniamo altro che noi stessi e il rispetto per la nostra gloria personale.

In Africa ho visto gli ultimi battiti, spasmi, di quella cultura antichissima, dove ogni atto o gesto o parola o anima ha un significato nel Tutto.

Cultura che da noi é stata spazzata via dai dogmi della societa’ patriarcale.

Cultura che é riemersa grazie allo sforzo di studiosi, politici, intellettuali e semplici umani di tutto il mondo.

Umani coscienti che ancora appaiono rischiando di  essere recisi da mani fameliche e incoscienti.

E quando appaiono hanno forma di coscienza, sincerita’ e di coraggio.

E quando appaiono, statene pur certi, sempre piu’ sono e saranno donne.

Come Madre Africa.

 

casula

 

Emanuele Casula

E' nato nel 1975. Dopo essersi laureato in Scienze Politiche a Bologna, è partito a lavorare in un Kibbutz israeliano, esperienza che ha indirizzato la sua vita verso la Cooperazione Internazionale e la ricerca universitaria. Ha lavorato come progettista, coordinatore e cooperante a un progetto che riutilizza le tecniche millenarie della pastorizia per rilanciare lo sviluppo rurale nel sud dell’Africa. Il suo primo romanzo, 2012 Obama’s Burnout, è pubblicato da Robin Edizioni (Roma, 2011).