RESTA A PARLARMI
Resta a parlarmi, ti ascolterò.
Oggi che la vita è solo tempo
e sento un nodo di stanchezza
e nessuna certezza da inseguire
dammi i tuoi occhi almeno
li voglio leggere ancora.
Lo so che il tuo cuore respira
senza acredine, che senza pietre
ti offende il deserto
aperto ai venti in ogni duna
e non stona la malinconia.
Resta a parlarmi, ti ascolterò.
Oggi che il tempo è desolato
e amara l’alba d’insonnia
canta per me qualcosa
non può restare implosa
in gomitoli vuoti di pensieri.
Lo so che la tua anima può capire
anche il mio silenzio, anche
l’onda selvaggia che affoga
i miei sogni, i più belli.
Resta a parlarmi, senza troppe parole
potresti sentire che dentro di me
s’innamora anche questo giorno.
S’AFFACCIANO PRIGIONI
Quante volte armato d’ascia
hai reciso cerze lungo i viali etnei
e senza sverze hai liberato le radici
dall’angoscia di uno sconnesso calpestio
un addio messo in conto, non sperato.
Poi l’improvviso germoglio intriso di pazienza
nella mite resilienza della vita stessa
una scommessa controvento.
Ora nuove lave hanno spento il bosco
e su asfalti senza marciapiedi lastricati
s’affacciano prigioni e ignari salti di bimbi
accompagnati nel futuro a piedi scalzi
per inseguire ombre anziché sogni
e mentre sollevi a fatica le mani
e ti arrendi ai bisogni quotidiani
si ergono muri larvati di paura
oscuri segni di una nuova dittatura
ove non si odono le pause
e incede la premura del potere vigente
in un osceno virtuale grembo
di soporifera forza vessatoria.
Marisa Liseo (Catania 20 marzo – 5 aprile 2019)