Lui è un signore distinto nel suo cappotto di panno blu e la sciarpa ben annodata per proteggere la gola. Il cappello grigio scuro mi impedisce di vederlo in volto. Sul bus c’è una calca di ragazzi con gli zaini. Sono seduti l’uno di fronte all’altra. Lei indossa un bel giaccone imbottito color verde salvia. I capelli sono grigi, lunghi sino alle spalle, gli occhiali hanno un’elegante montatura di metallo color oro, ma non servono a nascondere la stanchezza e, forse, la preoccupazione dagli occhi azzurri, un po’ slavati. Li ho immaginati vivere nel loro signorile appartamento della Crocetta, aiutati da una signora delle pulizie che si sposta come una farfalla di stanza in stanza, scivolando sui pattini di feltro, mentre apre, l’una dopo l’altra, le porte di stanze ormai disabitate, perfettamente in ordine. Lei non lo perde di vista un solo istante. “Tancredi… non ti addormentare. Tra poco siamo arrivati.” Continuo a non poterlo vedere, ma immagino che lui abbia aperto gli occhi cercando di tenere a bada il torpore che prende il sopravvento sugli schiamazzi dei ragazzi. Lei socchiude gli occhi per un attimo, al dondolìo del bus, ma subito li riapre, quasi spaventata. Non so perché, ma per me gli anziani sono tutti come degli uccelli, con i colli magri, un poco raggrinziti, le spalle ricurve, i nasi sempre un po’ adunchi. Vorrei aiutarli a prendere il volo, liberarli dalla gabbia degli anni nella quale sono costretti a vivere mentendo ai figli quando dicono che va tutto bene. Vorrei soffiare sulle loro piume. Ad un tratto lei si volta e realizza che devono scendere alla prossima fermata. “Tancredi, alzati… dobbiamo scendere.” Lui si tiene al palo di sostegno ed a fatica si rizza in piedi, cercando subito l’appoggio della moglie. È malfermo sulle gambe, ma cerca di darsi un tono: “Sono stanco…” Lei lo guarda con una dolcezza infinita: “Lo so, Tancredi… siamo stanchi. È da stamattina che siamo in giro per ospedali. Ancora questa visita e poi torniamo a casa a riposarci…”. Di Tancredi non ho visto il volto, ho solo sentito un filo di voce. Sono scesi alla fermata del bus, lui stava andando dalla parte opposta, lei, con garbo, lo ha preso per mano e ricondotto sulla strada giusta. Tancredi, qualunque sarà l’esito della sua visita lei ha un bene prezioso che nessuna malattia potrà sottrarle e nessun farmaco fornirle. L’Amore.
Alzo lo sguardo e c’è una ragazza con i capelli azzurri ed il cappotto arancione. Le squilla il cellulare: “Ciao ma’! Come va?” “Ciao tesoro, tutto bene…”
Rosa Paola Maiolo