Al momento stai visualizzando Letteratura e macellai: lo scarto dell’emozione

 

Siamo la carne da macello della nuova letteratura.
Mi chiedo sempre cosa ne resterà di tutta questa produzione d’intelletto, di tutte queste pubblicazioni che fanno rumore, a volte, soltanto dentro le tasche degli editori, non quelli piccoli (ridotti all’osso anch’essi, giusto per rimanere in tema), dello sbrilluccicante venditore da carta regalo e fiocco, con sconto del 27 %, e la carta punti-regalo-accumulo di promozioni.

Mi chiedo se la grande distribuzione, il grande logo lampeggiante della cultura, sia capace di distinguere la qualità dalla quantità, se tutta la poesia non rimanga allo stato auto-referenziale della comunicazione, se ci sia ancora qualcuno che rabbrividisca davanti alla pagina ruvida e non inciampi nei tecnologismi da scarico indefesso di app (volendo usare un prestito morfologico tutto da 21esimo secolo), davanti alla schermata touch di un telefono.
L’emozione è tutto ciò che stiamo perdendo.
Siamo la miglior qualità ad un prezzo svalutato e impolverato in scaffali.
Siamo dei tagli di prosa e versi che vengono scartati per leggi di mercato che nessuno può riconsiderare. C’è crisi anche per chi legge.
E per chi scrive, l’atto ultimo è affilare ancora coraggiosamente la parola e sperare che la perdita di coscienza non intacchi il gusto vero di vivere per la letteratura.
Quella da libro sulle ginocchia, da mal di testa, da notte insonne per voler finire un capitolo della storia d’amore o del romanzo di formazione. Siamo i peggiori consumatori del mondo quando scegliamo la velocità di un tocco freddo di una barra laterale, alla sensazione di abbandono di una pagina da girare.
Siamo delle belve da macello, noi tutti.
La letteratura è un sacramento, è una missione che non si sceglie.
E’ la vita stessa.
Nessuno sconto sulla carne, sul sangue che mettiamo, sul tempo che impieghiamo, che sacrifichiamo in suo onore.

 

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