TAN TAN TAN
Il titolo di questo editoriale l’ho preso in comodato d’uso dal nuovo singolo del poeta cantautore siciliano Francesco Foti. È un titolo che mi piace perché amo da sempre tutto quello che riguarda o allude a qualche ritmo fino a rendersene simbolo interpretativo. Tan-Tan-Tan è triade locutiva che promuove movimento opponendosi alla diadi dello stagno: tran-tran di cui si fa ossimoro. Per questa sua prima suggestione fono-semantica e significante è dunque proprio Tàn-Tàn-Tàn occasione di empatia per le sensibilità di chi ascolta e, nel nostro elogiato caso d’un irrequieto e scattante compositore di musica e poesia quale è Francesco Foti. Artista che ho conosciuto una quindicina di anni or sono, quando, ancora quasi ragazzotto, sgomitava a fianco di un suo coetaneo geniale, incline, quest’ultimo, a percorsi espressivi tra protagonismi di ansiatici e donne fumanti, opere poetico narrative la cui accattivante forza d’inerzia non si è del tutto affievolita dal momento che continua la presenza nell’apprezzabile successo locale di Vladimir Di Prima, autore di scritture e regìe. Poi come sempre capita – o può capitare – ci sono strade che congiungono e sentieri che dividono, anche se, personalmente, debbo riconoscere che Francesco Foti appartiene alla categoria delle persone che tendono a unire e non a dividere, il che me lo fa ammirare perché è, la sua, prerogativa umana non di tutti. Infatti dirò che Francesco non si divide nemmeno da se stesso tra quando scrive poesie e quando compone musica come l’uomo nero, il suo primo vero successo. Ed ecco l’esito di questa spontanea dote umana che trova forti riverberi nelle estrinsecazioni artistiche, che adesso possiamo dire si rivolgono definitivamente alla professionalità con coerente tenacia. Una Perseveranza che si manifesta nella coinvolgente e originale strofe accarezzata da vibrazioni melodiche del Tàn-Tàn-Tàn, ossimoro del tran-tran quanto accattivante conferma di una simpatia verso un ideale e altrui Ccià-ccià-ccià, che in Foti non è quello della segretaria né della stenodattilografa di quella volta. Insomma, un successo annunciato fin dal titolo che echeggia pretese significanti cosmopolite attirate dal significato che l’insistenza fonetica tende a esibire salvo sue territoriali accezioni che la mia memoria di coincidenze linguistiche si sforza di collocare in aree orientali oltre che extra europee.
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Una frase che viene continuativamente spalmata tra uditi e palati, in tutte le occasione di “alta” cultura salottiera siciliana, riguarda appassionatamente il genio locale, ed è quella che tutti conosciamo fin da quando frequentavamo l’asilo: “La Sicilia è piena di talenti!”. Il che è talmente vero da non sembrare vero. Ma, nello stesso tempo, è talmente altrettanto ammonitrice da procurarci frastorno al momento della eco che rimbalza dalla frase stessa. Una eco beffarda come tutte le verità rinfacciate, e che in questo caso dispone che se la Sicilia è piena di talenti ciò corrisponde imprescindibilmente alla conseguenza logica e reale del non c’è più talento dove tutto è talento, come non c’è pianura dove tutto è pianura, bravura dove tutto è bravura, mafia dove tutto è mafia. È dunque un rischio pesante e castrante, foriero di malinconie, quello di continuare a vivere e operare in un territorio pieno di talenti: Il Belli avrebbe ripetuto la metafora che promuove il pollaio: “Tanti galli a cantare non fa mai giorno”. Ed ecco il vantaggio del Tan-Tan-Tan, di questo battere / levare/ ribattere, come indice di un cammino senza tregua verso l’adeguamento al moto perpetuo opposto al tran-tran delle stasi e degli autocompiacimenti di talentuosità nel giardino dei talentuosi. In altre pagine di questo nostro laboratorio etneo, che continua a rendere omaggio alla memoria di Antonio Pizzuto riparatore di bambole, c’è una importante intervista curata da Roberta Musumeci, nella quale Francesco Foti si racconta; è una occasione che, nella nostra qualità di “rettori del giuoco”, abbiamo voluto e propiziato per i lettori di Lunarionuovo, anche per esortarli a un applauso per il nuovo singolo di Foti. Un motivato e forte applauso all’insegna del migliore augurio per percorsi extra moenia, preferibilmente, per non rischiare, il geniale autore di Tàn-Tàn-Tàn, di finire censito tra la calca di talenti, anche canori, che ingolfano di pericolose talentuosità la maleodorante batteria dei talenti.