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La fortuna dei siciliani in questi anni di governo regionale, tutto per loro, è stata quella di poter fruire di un governatore straordinario per nome-cognome e sua metafora: Rosario Crocetta, che (sia depravato chi ne pensi male – come sibillinamente ammonisce l’ingergato dell’insegna cara all’Ordine della Giarrettiera, qui da noi tradotto all’impronta) specificherebbe all’analisi simbolica più banale che quanto a Rosario il significato – e non si scappa – è quello di una sequela, di una processione, di una continuità monotona, tra grani da percorrere a mano e grane da inghiottire per penitenza. A onta e oltraggio della contratta voce rosaio, che significa giardino di rose, cioè varietà di colori, forme e profumi. E questo sia detto per non confondere cacchio con cocchio. Quanto a crocetta, come abbreviativo di croce, non occorre spendere chiose multiple. Senso unico, gente mia! e pedala! Che già il diminutivo è un’amnistia politica, un salvagente d’emergenza, ed è così evidente da non procedere oltre per dubbi che vi si celino.

Ora se sia vero o meno vero che i nomi sono conseguenza di cose, dire Rosario Crocetta significa continuità di piccole croci. Ed ecco il dubbio di Manubrio: Usque tandem?

 

croci