Al momento stai visualizzando Sugheri e boe – Lo stupore e il caos di Angelo Maugeri

«Ho scritto questi versi perseguendo un progetto aperto, non definitivo, inseguendo di volta in volta i fantasmi interiori, i moti del cuore e gli stimoli della mente, fra timori e speranze, desideri e ripulse, ironia e severità…».

Così Angelo Maugeri, in una nota conclusiva, spiega il titolo della sua nuova silloge poetica, Lo stupore e il caos (ed. puntoacapo, 2021, euro 15), con gli occhi di chi si approccia alla liquidità del reale con stupore. Ed è sempre con il reale che il poeta si confronta, anche in questa nuova prova, assemblata nel tempo in contingenze e pretesti, reduce non troppo rappresentativo delle iniziative neoavanguardiste degli anni ‘60-’70 che teorizzavano la “parola innamorata” in quanto “arte per l’arte” e gioco lessicale puro. Ma già l’esordio con Mappa migratoria (ed. Geiger, 1974) era più che un gioco e più che un significante, attraverso l’esperienza di Passaggio dei giardini di ponente (ed. Lunarionuovo, 1983) sino al più recente (prima di questo) Prove d’impaginazione (Nuova Edizione Magenta, 2015), per citare alcune significative tappe dell’evoluzione poetica di Maugeri, che non si può dire abbia aderito ad alcuna scuola. Anche lì dove a provocare le parole sono frammenti e suggestioni, nei suoi versi troviamo sempre una ricerca, una formula personale di elaborazione dell’esperienza, dalle atmosfere meta-fisiche sino all’affondo nell’attualità sociale.

E allora? Si presenta l’annoso tema del rapporto forma-contenuto, in cui ciascuno dice la sua e per cui mai vi sarà risposta definitiva. Maugeri non affronta apertamente questo tema e forse siamo noi a volerne a tutti i costi trovare le tracce, ma leggiamo:

«Là dove più si conquista / la cerimoniosità della lingua / la realtà mutevole appare / meno incerta di quel che l’improvvisa / folgorazione dei “tempi” può avere infranto» (p.31),

e più avanti:

«le parole si provano come il cuore / del venditore porta a porta, come le mani / della donna che accende / la luce delle scale al momento di dare / inizio al viavai degli ospiti» (p.86).

E allora pensiamo: l’uso sofisticato della lingua serve a dare l’illusione rassicurante di aver capito la realtà, di poterla controllare? Ma forse sconfiniamo nel voler psicoanalizzare il linguaggio. D’altra parte, più avanti l’Autore scrive:

«Sogno un mondo possibile dove / la lingua non sia un ostacolo / ma un sentiero di cui / ignorare la fine. Partire / per partire non per arrivare /è l’avventura delle avventure» (p.83).

È certa una cosa:

«Io parlo il mio mondo» (p.34).

E nel mondo di Maugeri trova posto lo sguardo rivolto alla contemporaneità, con i suoi misteri e le sue ingiustizie, il progressivo disgregarsi del tessuto sociale nell’avanzare della solitudine, nel ricordo dell’epocale caduta del muro di Berlino, ieri, a fronte della caduta dei ponti (uno per tutti, il ponte Morandi), oggi.

«Muovendo dalla selce al silicio» (p.59),

dove la selce rimanda all’epoca in cui si fabbricavano armi con la pietra, dove il silicio all’epoca delle nuove tecnologie e del valicare le barriere spazio-temporali, nel bene e nel male. A muovere “il sole e l’altre stelle”, il solito dio-denaro:

«A generare / la sete dell’accumulo e la guerra / mai finita dell’uomo contro l’uomo /è il crepitio / del magma nel crogiolo, è quel brillio / che abbacina gli occhi ed esplode / in tempi e modi atroci» (p.57),

versi scritti sulla scorta delle suggestioni evocate dal ritrovamento a Como, in seguito a degli scavi, di un’anfora piena di monete d’oro d’epoca romana. La stessa poesia prosegue:

«E le monete rimbalzano e danzano, / e sulla pelle scivola / come una musica antica /il suono inconfondibile dell’oro».

Scivola, perché nessun possesso potrà mai rendere un uomo quello che non è già.

Resta la consapevolezza dell’inganno della realtà, tanto che nella poesia “In realtà”, nella sezione omonima, Maugeri scrive:

«In realtà / l’Omino Bianco è nero / la Scatola Nera è arancione, / il Mar Nero è azzurro, / il Mar Rosso varia colorazione / talvolta è verdeazzurro, / talaltra marrone…» (p.26).

Ma sarebbe sbagliato definire i versi di Angelo Maugeri poesia civile, perché i temi prediletti, e ricorrenti in tutta la sua produzione sino alla conferma di questa nuova silloge, sono ben altri: dall’attesa al viaggio, dal dialogo con la natura alla sensualità dell’incontro, dalla ciclicità delle stagioni all’eterna condizione di potenzialità e rigenerazione della vita, alla complicità con la propria compagna di vita. I componimenti sono spesso cartoline, o piuttosto negativi di fotografie che ritraggono il risvolto interno dell’animo che percepisce un paesaggio e lo registra in memoria con i colori del proprio vissuto, epifanie che provocano improvvisi moti, improvvisi contatti uomo-mondo. Protagonista è il mistero della vita (e non della morte), dove anche la linea meta-fisica propria di Angelo Maugeri – di cui ha scritto anche parte della critica – non è rivolta al mondo ultraterreno ma a quello terreno. Ricorrono le parole “oltre” e “altrove”, in riferimento a contingenze ma che rappresentano tuttavia un costante invito a (o desiderio di) guardare oltre la superficie dell’apparenza. È un altrove posto al di là di un confine oltre il quale può esserci la terra dell’esilio ma anche della libertà (come suggerisce il poeta). È un altrove dove poter trovare le risposte su qual è l’essenza del rapporto tra l’uomo e ciò che chiamiamo Dio, entità creata a immagine e somiglianza dell’uomo (e non viceversa), come sembra emergere dal componimento “Il dio di Lilliput” (p.27); è un altrove dove poter trovare la chiave che sveli le leggi che governano il legame tra terra e cielo, tra la vita umana e gli astri. Ricorre l’accostamento delle immagini della mano e del cielo:

«La mano è un reticolo che traccia l’orizzonte. / È mutabile ciò che si approssima / è tenda, riparo e accettazione di ciò che può venire / nell’insolvenza del cielo» (p. 72),

e altrove:

«La grazia del verde / come la rete del sole sulla mano, / veloce / fa esistere il cielo…» (p.104).

La poesia di Angelo Maugeri è una ricchezza di immagini, come le «fredde liane di luce lunare / nell’atto di aggrapparsi / come un mare rappreso alla barca» (p.10), il mondo paragonato a «una biglia che sfugge di mano / posta davanti alla buca soffrendo / la propria esclusione» (p.17), «l’acqua intorno all’isola galleggiante / come foglia o fiore nel palmo della mano» (p.67), l’albero che si scuoteva «come un sonaglio nel vento: / la furia luminosa dei rami / nuotava in un lago di foglie» (p.95).

Tutto quello che abbiamo detto finora è cifra stilistica di Maugeri, che troviamo anche nella sua produzione narrativa, in cui si muove con personalità ed efficacia – e a tal proposito consigliamo la lettura di altre sue opere, ma anche dei racconti che mensilmente continuano a essere ospitati sulla rivista Lunarionuovo, dove, con il passaggio alla sua versione digitale, l’Autore ritorna in qualità di narratore nel 2016 con racconti come “Prima un tonfo, poi l’altro” o “Il fischio notturno”, sino al più recente “La nave scuola”.

Concludiamo. Accogliamo Lo stupore e il caos come la conferma della personalità di uno scrittore che, nel silenzio e nell’umiltà che lo caratterizzano, non smette di lavorare e fare della scrittura un mestiere.

Giulia Letizia Sottile

Giulia Letizia Sottile

Giulia Sottile è nata e vive a Catania, dove ha compiuto gli studi e ha conseguito la maturità classica. Laureata in Psicologia e abilitata alla professione di psicologo, non ha mai abbandonato l’impegno in ambito letterario. Ha esordito nella narrativa nel 2013 con la silloge di racconti intitolata “Albero di mele” (ed. Prova d'Autore, con prefazione di Mario Grasso). Seguono il racconto in formato mini “Xocò-atl”, in omaggio al cioccolato di Modica; il saggio di psicologia “Il fallimento adottivo: cause, conseguenze, prevenzione” (2014); le poesie di “Per non scavalcare il cielo” (2016, con prefazione di Laura Rizzo); il romanzo “Es-Glasnost” (2017, con prefazione di Angelo Maugeri). Sue poesie sono state accolte in antologie nazionali tra cui “PanePoesia” (2015, New Press Edizioni, a cura di V. Guarracino e M. Molteni) e “Il fiore della poesia italiana. Tomo II – I contemporanei” (2016, edizioni puntoacapo, a cura di M. Ferrari, V. Guarracino, E. Spano), oltre che nell’iniziativa tutta siciliana di “POETI IN e DI SICILIA. Crestomazia di opere letterarie edite e inedite tra fine secolo e primi decenni del terzo millennio” (2018, ed. Prova d’Autore). Recentissimo il saggio a orientamento psicoanalitico intitolato “Sul confine: il personaggio e la poesia di Alda Merini” (2018). Ha partecipato a diverse opere collettanee di saggistica con contributi critici, tra cui “Su Pietro Barcellona, ovvero Riverberi del meno” (2015) e, di recente, “Altro su Sciascia” (2019). Dal 2014 ricopre la carica elettiva di presidente coordinatore del gruppo C.I.A.I. (Convergenze Intellettuali e Artistiche Italiane); dal 2015 è condirettore, con Mario Grasso, della rivista di rassegna letteraria on-line Lunarionuovo. Collabora con la pagina culturale del quotidiano La Sicilia.