È un lungo percorso irto di difficoltà, quello compiuto dal poeta Angelo Maugeri nella sua esperienza poetica: dalla completa disponibilità a lasciare che lo stupore si faccia luce e che quindi illumini il mondo all’integrale riconoscimentodel caos come valore fondante. Valore cioè entro il quale la letteratura si riconosce, fin dalle sue remote origini.Ed effettivamente, il libro che Maugeri ha finalmente esitato per la Casa editrice puntoacapo reca icasticamente questo titolo: Lo stupore e il caos, semplicemente. Libro fresco di stampa, in questa torrida estate da angosciati climaticipro-tempore, suggerisce stati d’animo e meditazioni che vanno ben oltre lo stato presente delle cose: al di là di tutto ci deve essere in effetti la disponibilità a farsi comunione, essere quindi relazione per se stessi e per gli altri. Dalla luce al cuore, oseremmo dire. Questi, i versi in questione, che aprono e chiudono una delle poesie a mio modo di vedere più significativecontenute in questa raccolta, in grado da soli di rendere ragione dei tanti elementi di pregio che possiedela poesia di Angelo Maugeri: «La luce ferisce le tende soffuse di grazia», così inizia e si conclude in quest’altro modo: «Nel cuore segreto del mondo». èproprio così che lo stupore, la cui sorgente fatta di luce, finisce per generare un mondo segreto, fomentandone la conoscenza, nel quale ogni cosa si agita, affondando nel caos primigenio. Un’autentica rivelazione che in verità coinvolge il corpo, i sensi, i territori tuttora non del tutto esplorati dei sentimenti e la ragione. La sfida per il poeta consisterebbe allora nel consentire che poesia fosse quel luogo nel quale azione e passione intervengano, contemporaneamente. Sfida che beninteso Maugeri affronta non senza avere alimentato qualche ragionevole dubbio e che quindi bene vienericonosciuta e altrettanto bene viene condotta, con la reale complicità del lettore. Al lettore viene cioè messa a disposizione una gamma vasta e articolata non solo di esperienze nelle quali ritrovarsi, ma soprattutto una più larga e complessa congerie di percorsi labirintici mediante i quali fare i conti, con i propri limiti e nei qualia più riprese perdersi. Lo stupore e il caos è dunque poesia aperta alla dimensione corale, perché insinua il seme del dubbio in ciascuno e la meditazione come criterio di vita, tra le opposte tendenze che la realtà ci dona e qualche volta c’impone, nel valoroso tentativo che ci vede spettatori irresoluti di fronte a una montagna di fatti. E invece accanto ai fatti, più decisivo dei fatti, c’è il mistero e poi c’è il modo tutto nostro di rapportarci al mistero. Innanzitutto il modo trovato dal poeta Angelo, che con la sua poesia disidera esprimere nientedimeno che l’inesprimibile. Sono testimonianza di questo che stiamo dicendo i capitoli in cui la raccolta viene articolata e chiaramente le poesie in essi contenute. Tutti i mesi sono elementari; In realtà, Dimentica, diventa; Lo stupore e il caos (che dà il titolo all’opera); Varianti variabili. Settantatré poesie ciascuna “motore immobile” a un dialogo tra poeta, lettori e un universo spaziotemporale nel quale le parole vengono agite da leggi proprie. Dalla musica in maniera del tutto particolare, che qualche volta rendequeste poesie per così dire “circolari”, senza principio e fine, né centro o periferia. Apparentemente queste hanno un solo inizio e una sola fine, di senso compiuto. E tuttavia possono essere lette anche a partireda un verso qualunque per finire a quello che lo precede. Vi è nella forma e nella sostanza di queste poesieuna struttura che possiamo dire si protrae con diuturna leggerezza. Poniamo adesso che volessimo applicare questo criterio che abbiamo appena esposto alla poesia La bella signora del labirinto; scegliendo un verso qualunque da cui dare l’abbrivo, ecco che la poesia prende corpo e finisce per lasciarci senza fiato: signora del labirinto / simile in tutto a quel cielo da ex voto / riconoscendo ogni cosa / che arriva e che passa. / E l’acqua nel tremare del mattino e / gli dei e gli eroi / come cacciatori di frodo, come erbe / svegliati negli occhi e nelle orecchie, / tolto il tuono, la polvere dell’isola / nell’approdo della bella. Non solo la forma regge, ma la sostanza del discorso imbastito da Angelo Maugeri finisce per acquisire sfumature di senso persino inusitate allo stesso autore. Questi versi sono in effetti pervasi da una raffinata musicalità, che li avvolge e conferisce loro la giusta consistenza, un po’ come accadenella vita, nella quale non si sa bene dove certe esperienze inizino e dove finiscano. Ammesso che effettivamente abbiano un inizio e una fine. Ma soprattutto è perlomeno opportuno chiedersi quale senso dare loro, dato il ragionevole margine d’incertezza da cui sono alimentate. È una questione di tempi: nell’arte come nella vita è sempre una questione di tempi. I tempi che la musica di Angelo Maugeri ha trasferito nel suo personale pentagramma a volte disorientano, ci lasciano pieni di meraviglia, perché a cogliere i ritmi sincopati delle variegate esperienze che la vita ci offre, i flussi del pensiero, le opportunità da prendere come si dice al volo, bisogna essere operosi e tempestivi. Ma non sempre si è all’altezza della situazione. Talvolta la fortuna ci sorride; talaltra, no.E questo il poeta lo sa perfettamente. Con l’età certo le forze vengono progressivamente a mancare, i sensi diventano sempre più deboli, ma la voce del poeta si fa parimenti più decisa e avvolgente.A vivere le contraddizioni della vita si finisce per esserne invischiati, le si vuole indagare dal di dentro mettendo a repentaglio la propria incolumità, ma rimanendo uomo integrale, fino in fondo.
Massimiliano Magnano