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Salone del libro 2015

Le differenze, quando ci sono, si vedono. Ma, siccome una rondine non fa primavera, onestà vuole che qui si cominci con il precisare che la rondine conferma la primavera quando il prato mostra i  colori del suo risveglio. I tempi sono difficili. Forse anche per questo i segni della primavera si notano di più. E sovviene del Tacito de “La vita di Agricola”: “Nunc demum redit animus”.   Vorremmo saperlo dire anche ai professionisti del baccalà nero-sfascio che poi proprio loro sono come i fagioli cucinati e consumati al pasto: parlano alle spalle.

Non era mai capitato che il Comune di Catania convocasse gli editori del territorio metropolitano per comuinicare loro che l’Amministrazione aveva acquistato un padiglione al Salone del libro di Torino e che potevano fruirne. Una rondine? Evidente. Ma se questa è stata una rondine l’anno scorso a settembre ne sono volate a stormi, nel cortile di Palazzo Platamone a Catania con la Fiera del Libro. Erano gli stessi amministratori della iniziativa per il Salone 2015 a Torino. L’assessore Orazio Licandro – e sì è capito – ama le rondini… Nunc demum redit animus!

 

Michele Pantaleone

Le nuove generazioni, quelle dei giovani nati tra fine Novecento e inizio Terzo Millennio poco o nulla sanno dello scrittore siciliano Michele Pantaleone. Forse come scrittore siciliano conoscono Andrea Camilleri, di cui quasi sicuramente hanno potuto vedere puntate televisive de  “Il commissario Montalbano”, sceneggiate dei suoi racconti. Ma Pantaleone non scriveva gialli polizieschi, dava resoconti documentati persino con nomi cognomi e soprannomi di mafiosi e di politici collusi con la mafia.

Pantaleone ha affrontato la Medusa a viso aperto e ne è rimasto pietrificato. La lezione dello specchio-scudo che gli suggeriva il mito non l’ha messa in pratica. Lo abbiamo scritto venti anni fa in un libro (Cfr.  Michele Pantaleone personaggio scomodo- ed. Prova d’Autore 1994).

La sua città natale Villalba, gli ha recentemente dedicato un Museo di civiltà contadina, ne abbiamo scoperto la lapide, investiti in estemporanea da delega delle autorità civili del luogo.

In questo numero di Lunarionuvo, Francesco Foti, Orazio Grasso, Lucia Marino, Roberta Musumeci, Irene  Savasta, Giulia Sottile, evocano, ciascuno da un proprio punto di vista, figure, opere, nonché il personaggio e la sua vita interamente impegnata nella lotta alla mafia.

 

Le reti di Quadri

Il magistrato Gaetano Cataldo, catanese, aveva tenuto nel cassetto, fin quasi all’oblio, un libro che merita qualche attenzione in più della solita lettura appassionata che viene dedicata ai buoni libri. Non ci peritiamo dall’affermarlo al momento del potere responsabilmente ripetere che si tratta di un capolavoro del suo genere, che potrebbe essere classificato dunremmattiano per aggiungere subito che potrebbe persino sembrare sciasciano, ma che non è da incolonnare né con la prima, né con la seconda di tale ipotesi emotiva.

Le reti di Quadri è un’opera cataldiana perché dell’Autore, appunto, Gaetano Cataldo, reca forte l’impronta come di uno che ha cose importanti da proporre, ma non solo; infatti si tratta di un autore la cui cifra espressiva si fa riconoscere attraverso la sua stessa particolarissima autonomia, evidente ad apertura di pagina. Che se poi la serrata logica del “resoconto”e le maglie strette delle “reti” del pescatore-scrittore, che si chiama Quadri, possano far pensare, per altre vie immaginative, alla quadratura del cerchio, siano i lettori ad assumersene responsabilità.
(Le reti di Quadri, pagg. 108 – € 12 Prova d’Autore 2015).