Il diavolo ha sessantasei modi diversi per tentare un bravo cristiano e per rubargli l’anima. Di questi modi, solo la metà è conosciuta; e nessun cristiano è mai arrivato a testimoniarli tutti contemporaneamente. Un catalogo, alquanto approssimativo, è arrivato a noi grazie alla raccolta di testimonianze fatta da un monaco eremita che poi ha perso la fede.
Con queste e altre simili storielle, mio nonno, il papà di mio papà, sconvolgeva la mia immaginazione credulona di bambino.
Caro vecchio nonnino: ricordo ancora la sua ombra, grande il doppio della mia, allungarsi per i viali della Villa Bellini.
Il parco gli piaceva, specialmente al pomeriggio; e, del parco, più gli piaceva quel viale pieno di busti baffuti e altezzosi. Fissi nella loro perenne alterigia.
Andavamo, nonno e nipote, su e giù per il viale; tutti quei signori immobili disposti in fila ai nostri fianchi.
“Nonno chi è quello lì?”, chiedevo.
E lui: “Quello lì è un sismologo”.
Allora io: “Nonno che cosa fa un sismologo?”
E lui: “Un sismologo è uno che ripara orologi a pendolo”.
Caro nonnino; lo ricordo, bastone in punta, che mi indicava le statue una ad una.
“Quello lì” mi diceva “è stato un grande filosofo”.
“Quell’altro” aggiungeva “un grande matematico”.
La punta del bastone sferzava sopra la mia testa.
Allora io chiedevo cosa fosse un filosofo; cosa fosse un matematico.
E lui: “Un filosofo è uno che riesce a soffiare dentro un filo e a farlo restare dritto più a lungo di tutti.”
“E un matematico?”
“Uno che cura il mal di pancia”.
C’era un busto che non guardava mai in faccia; come un amico cui avesse tolto il saluto. Un busto davanti al quale acceleravamo sempre il passo.
Me ne accorsi presto.
Così davanti alla statua di Verga finalmente mi fermai, chiesi: “Nonno, ma chi è questo qui?”.
Nonno continuò a camminare.
Poi, da dietro le spalle, “ … uno scrittore”.
In fondo al viale chiesi: “Nonno chi è quest’altro qui?”
E il nonno, con enfasi allegra: “Oh, questo è stato un vero precursore …”.
Allora io: “Nonno cos’è un precursore?”.
E lui: “Un precursore è un soldato; un soldato che va in guerra soltanto di notte, vestito tutto di scuro”.
Lungo il ritorno, di nuovo di fronte al busto dello scrittore, ancora una volta non resistetti; chiesi: “Nonno, ma perché lo scrittore non ti va a genio?”.
Nonno arrestò il passo; guardò indifferente il busto di Verga.
Poi, serio, rispose: “Non mi va a genio perché questo signore qui …”, la punta del bastone dritta su Verga, “… perché questo signore qui ha portato via la moglie a quel signore lì”: il bastone adesso puntava verso il busto del precursore laggiù in fondo al viale.
E mentre il bastone di nonno indicava il precursore, il tono della sua voce voleva sembrare stizzito, indignato.
Le labbra però non riuscivano a stare chiuse: tradivano un ghigno compiaciuto, di soddisfazione.
Caro vecchio nonnino.
Quante storie strampalate mi ha raccontato.
Però mai, dopo di lui, discorso di leader, parola di opinionista, voce di oratore, mai, dopo di lui, penna di giornalista, libro di storico o libro di filosofo possono dire di avermi ingannato.
Ausilio Lotti