Giunge la pioggia nell’austero silenzio del cielo Lombardo.
Piange il cielo afflitto,
esprime il suo canto di dolore,
come la Grande Madre ai piedi della croce del suo unico Figlio.
E’ tempo di Quaresima.
Quei quaranta giorni, tornano simbolicamente a volerci ricordare qualcosa.
Oltre all’obbligo della quarantena, nella liturgia cattolica è periodo di penitenza in preparazione della Pasqua, culmine delle festività cristiane.
Ogni giorno le immagini drammatiche che scorrono alla nostra vista descrivono la via della Croce.
Nella mia mente riecheggiano quei lamenti che gruppi di “lamentatori” intonano per le vie del paese il giovedì e il venerdì Santo dietro alle “Vare” del Cristo flagellato e condannato a morte.
Penso che inevitabilmente il mondo intero stia andando verso quel Golgota, forse senza rendersene pienamente conto.
Sono giorni di lotta, in cui si cade e ci si rialza, per una, due, tre volte e ancor di più,
in cui ognuno di noi è chiamato ad essere Cireneo, Veronica, Buon ladrone.
Giorni in cui si muore senza poter avere una degna sepoltura.
È tempo di riflessione, di meditazione, di ascolto.
Il Papa, qualche giorno fa, ci ha invitati a riscoprirci uomini, seppur fragili e disorientati ma chiamati a remare insieme e a confortarci a vicenda, perché nessuno si salva da solo.
Abbiamo trovato conforto in quelle parole, nonostante le immagini strazianti del Cristo dolente che volgeva il suo sguardo al mondo su una piazza insolitamente vuota.
Siamo costretti a proteggerci, a rifugiaci su una nuova Arca per sfuggire a questo nemico invisibile.
Questo però non ci impedisce di agire nella responsabilità, nella condivisione,
di sperare in una nuova vita, germogliata silenziosamente in questa mesta primavera.
Una vita in cui la “banale normalità” non sarà più tale e ogni cosa, anche un semplice abbraccio, assumerà un altro significato.
Forse la natura ci perdonerà, gli uomini si riscopriranno fratelli, l’uomo farà pace con Dio e risorgerà insieme a Lui.
Fabiola Marsana