Prima di pensare l’irripetibile volto
dell’azione di una donna,
muta nell’esitazione,
mentre scruta la libertà
un passo dopo l’altro
verso punti di non accettazione
dell’osceno rigore di un sentire
cultore di traslucida estromissione,
ascolta le sue ire leggere
inghiottite ancora nelle forre,
zavorre senza luce e senza suono
per negare il comune dono
di donne libere ed altere,
come Adelasia nel vuoto di potere,
fuori dai cardini si svela
la stessa identità tragica e uguale
di scarti umani sconfitti e marginali
in espropri a dimensione universale.
Marisa Liseo (Catania, 16 – 30 aprile 2019)